AMIATA. Il Consiglio di Stato, con sentenza depositata il 26 maggio, ha dichiarato “improcedibile” il ricorso presentato da Italia Nostra, WWF e Associazione Forum Ambientalista che avevano impugnato l’autorizzazione rilasciata per la centrale geotermoelettrica di Bagnore 4. I ricorrenti, secondo la sentenza, avevano impugnato la prima autorizzazione unica rilasciata nel 2012 poi annullata (sentenza 107-2014 del TAR Toscana), ma non quella nuova che la Regione ha rilasciato il 20 febbraio 2014. La mancata impugnativa della nuova autorizzazione unica “fa venire meno anche il ricorso contro la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), il cui ipotetico annullamento non comporterebbe comunque l’annullamento della nuova autorizzazione unica”. Cioè il ricorso è stato presentato sulla Via ma non sulla successiva Autorizzazione unica, che poggia sulla Via, ma su cui gli ambientalisti non hanno presentato esplicito ricorso, limitandosi a ricorrere «contro i successivi atti».
“Solo cavilli la sentenza sulla centrale geotermica non entra nel merito delle illegittimità da noi sollevate”, ribatte Roberto Barocci, portavoce del Forum Ambientalista, che aggiunge: “Che il Consiglio di Stato non voglia entrare nel merito significa nascondersi dietro un dito. Questo tipo di giustizia è palesemente contraria ai diritti dei cittadini e per questo faremo ricorso alla Corte di giustizia europea. La sentenza del Consiglio di Stato respinge il ricorso perché dice che questo è stato fatto solo contro la Valutazione di impatto ambientale e non sulla Autorizzazione unica all’esercizio dell’impianto, che è posteriore. Il punto è che l’Autorizzazione unica dipende dalla Via; la Via è cioè il presupposto per autorizzare la centrale perché la legge dice che in caso di impianti pericolosi l’autorizzazione deve essere preceduta dalla Via. E’ ovvio che uno che fa ricorso contro la Via include anche gli atti posteriori. Tant’è che nel nostro ricorso lo abbiamo specificato. La cosa grave è che i giudici non siano entrati nel merito delle illegittimità da noi segnalate”. Tra queste, l’assenza della definizione del bilancio idrico, l’istruttoria, considerata carente, sul possibile collegamento tra la falda acquifera e quella sottostante del bacino geotermico, l’istruttoria sulla valutazione di impatto del progetto sulla salute dei cittadini, anch’essa considerata carente, perplessa e contraddittoria dagli ambientalisti. In tutto sono dodici i punti contestati. “Per questo, annuncia Barocci, ci rivolgeremo alla Corte di giustizia europea. Il problema è che se poi l’Italia viene sanzionata, a pagarne le spese sono tutti i cittadini”.