SIENA. E’ vero, la vita è imprevedibile e spesso sa riservare amare sorprese. E quella lavorativa non fa eccezione, anzi.
Prendete il caso del sottoscritto, montepaschino d’adozione proveniente da Banca Toscana. Vado avanti in Banca Toscana per vari anni, tutto sommato tranquillamente, quando ecco che capita un evento che ti cambia la vita: il mobbing.
Per oltre un anno subisco vessazioni da parte di un direttore capogruppo e di un mio collega dell’azienda di provenienza. A seguito di ciò rompo gli indugi e do corso ad un’azione giudiziaria, che si è da poco conclusa in primo grado con il riconoscimento della fattispecie del mobbing e la conseguente condanna del Monte dei Paschi – quale incorporante Banca Toscana – e del collega al risarcimento dei danni per accertate vessazioni nei miei confronti.
Ora, mi si dirà, che c’azzecca il Monte? E’ vero, si è trovato fra le mani una rogna altrui, però si dà il caso che il mio attuale datore di lavoro non si è limitato a fare propria – tra l’altro con un impegno a dir poco esemplare – la vexata quaestio, ma sembra averci messo del suo senza risparmio per farmi capire che io sono persona non gradita.
Appena avuto l’onore di far parte a pieno titolo della Banca di Siena le valutazioni annuali delle mie prestazioni lavorative come d’incanto precipitano dall’ottimo al buono (punteggio 80-82), senza che nessuno si premuri di spiegarmi il perché. Faccio un primo ricorso contro la scheda di valutazione 2012, respinto senza alcuna motivazione, poi un altro relativo al giudizio riferito all’anno 2013, che mi aveva relegato nel novero dei dipendenti non all’altezza di una banca del calibro del Monte dei Paschi di Siena. La mia colpa? Non avere raggiunto gli obiettivi ad personam prefissati dall’azienda. Peccato però che nessuno si fosse preoccupato di assegnamerli, come le procedure della Banca prescrivono. Credo sia difficile non vedere in un simile comportamento una certa pretestuosità: ad ogni modo resta il fatto che, caso forse più unico che raro, gli esaminatori fecero ammenda del precedente giudizio di “Non adeguato”, modificandolo in “Parzialmente adeguato”.
Ma la storia continua. Al momento della mia assegnazione ad un altro ufficio nel novembre del 2012 la Banca mi lascia per nove mesi forzatamente inattivo in quanto non provvede ad assegnarmi ruoli e mansioni lavorativi, nonostante avessi presentato richieste specifiche in tal senso. Soltanto dopo l’invio di un secondo sollecito – per raccomandata – si ricorda di sanare l’incresciosa situazione, che di regola segnala la presenza di fattispecie lavorative non rispettose della dignità del lavoratore.
Come potrei poi non citare i tre procedimenti disciplinari cui sono stato sottoposto non per violazioni attinenti alle mie prestazioni lavorative, ma solo per aver espresso pubblicamente, come da diritto tutelato costituzionalmente, le mie idee grazie al Cittadinoonline di Siena. L’ultimo atto si è concluso poco tempo fa con il provvedimento disciplinare di altri quattro giorni di sospensione per aver scritto il pezzo: “Il codice Antonveneta: otto bonifici…e quattro mazzette?“.
Totale articoli scritti?: 16. Totale articoli censurati?: 16 Totale violazioni del Codice Etico imputatemi dall’azienda?: 16. Mi sto convincendo sempre di più di essere diventato un libertino impenitente…
Morale della favola? Cercare di conservare la propria dignità e indipendenza ha un prezzo.
Ma, grazie a Dio, c’è anche una contromorale, la quale insegna che esiste la possibilità, pur nell’enorme disparità di forze in campo, di far valere i propri diritti e di ottenere, magari, anche qualche soddisfazione.
Il Codice Etico aziendale norma che il Monte “si impegna a garantire condizioni e ambienti di lavoro sicuri, salutari e soddisfacenti, in cui i dipendenti sono trattati in modo equo e con rispetto…” e che “Non è tollerata alcuna forma di discriminazione e vessazione”. Io mi auguro che sia davvero così. In caso contrario, mi permetto di suggerire ai colleghi di non considerare eventuali situazioni lavorative scabrose come realtà irreversibili, ma di prendere coscienza della gravità dell’ingiustizia che si sta subendo, così da trovare la forza di reagire fino ad intraprendere, se del caso, la via legale.
Io comunque rimango a vostra disposizione.
Marco Sbarra
P.S. AVVISO IMPORTANTE
Il 12 ottobre 2015 presso il Tribunale di Milano si terrà l’udienza preliminare del processo Antonveneta relativa al filone d’indagine riguardante le notes Alexandria, che vede imputati, tra gli altri, Mussari, Vigni, Baldassarri e Banca Monte dei Paschi di Siena, quest’ultima per illecito amministrativo ex D.L.vo n. 231/01.
Ricordo che è ancora possibile costituirsi parte civile per tutti i danni subiti in conseguenza dell’acquisizione di Antonveneta, non solo in quanto azionisti, ma anche in qualità di dipendenti o ex dipendenti.
Per ulteriori informazioni sull’iniziativa rimando all’articolo pubblicato sul Cittadinoonline il 27.1.2014 dal titolo “MPS: i dipendenti si costituiscono parte civile” .
Chi intendesse aderire può mettersi subito in contatto con lo Studio dell’Avvocato De Mossi in Siena telefonando al numero: 0577/533085.