SIENA. Confesercenti Siena condotto un'indagine sui saldi invernali, su un campione di negozi pari al 15 per cento di associati nel settore. Il 44 per cento degli esercenti dà una buona valutazione, ma una porzione appena inferiore (41 per cento) tira ad oggi somme negative. Analizzando l’intera stagione invernale, la percentuale di negozianti soddisfatti si abbassa (34 per cento) anche se una parte (3,5 per cento) si dice molto soddisfatto.
Il composito risultato sembra frutto di molteplici fattori, che hanno inciso in maniera anche molto diversa da zona a zona della provincia. Se nel capoluogo risulta più contenuto il numero di commercianti insoddisfatti (meno di 4 su 10), dal sud della provincia emerge un quadro ben diverso: in Valdichiana è insoddisfatto dei saldi il 56 per cento dei negozi, cui si aggiunge un ulteriore 14,5 per cento di “molto insoddisfatti” per la valutazione dell’intera stagione. Il buon avvio d’anno dal punto di vista turistico ha probabilmente condizionato in positivo le vendite sull’Amiata (buon bilancio in metà dei negozi), mentre in Valdelsa i buoni saldi non sembrano incidere su una valutazione che complessivamente è negativa o molto negativa. Lo sconto medio è del 36 per cento, andato crescendo nel corso dei giorni anche se sono diversi i negozi che hanno scelto di mantenere ferma la percentuale di sconto. In crescita tra i negozianti anche il ricorso ai pre-saldi ad invito; quasi un decimo di loro sceglie però di non effettuarli per niente, mentre per alcuni sono stati l’ultimo atto prima della cessazione.
“Il settore abbigliamento continua a dimostrare il fiato corto, anche nella nostra provincia. La crisi c’è, e i commercianti cercano di farvi fronte anche limitando i margini di guadagno, come probabilmente è successo in molti casi. La realtà è sempre più composita, e si rafforza l’impressione che la normativa vigente non tenga conto delle mutazioni in atto – commenta il presidente provinciale di Confesercenti, Graziano Becchetti – le situazioni più critiche scontano sempre di più il fenomeno outlet, nel quale la carenza normativa è determinante. Confortano le indicazioni dai centri più organizzati; il sostegno ai negozi impegnati nei centri commerciali naturali, da parte dei comuni, è sempre più opportuno, così come un adeguamento degli studi di settore”.
Il composito risultato sembra frutto di molteplici fattori, che hanno inciso in maniera anche molto diversa da zona a zona della provincia. Se nel capoluogo risulta più contenuto il numero di commercianti insoddisfatti (meno di 4 su 10), dal sud della provincia emerge un quadro ben diverso: in Valdichiana è insoddisfatto dei saldi il 56 per cento dei negozi, cui si aggiunge un ulteriore 14,5 per cento di “molto insoddisfatti” per la valutazione dell’intera stagione. Il buon avvio d’anno dal punto di vista turistico ha probabilmente condizionato in positivo le vendite sull’Amiata (buon bilancio in metà dei negozi), mentre in Valdelsa i buoni saldi non sembrano incidere su una valutazione che complessivamente è negativa o molto negativa. Lo sconto medio è del 36 per cento, andato crescendo nel corso dei giorni anche se sono diversi i negozi che hanno scelto di mantenere ferma la percentuale di sconto. In crescita tra i negozianti anche il ricorso ai pre-saldi ad invito; quasi un decimo di loro sceglie però di non effettuarli per niente, mentre per alcuni sono stati l’ultimo atto prima della cessazione.
“Il settore abbigliamento continua a dimostrare il fiato corto, anche nella nostra provincia. La crisi c’è, e i commercianti cercano di farvi fronte anche limitando i margini di guadagno, come probabilmente è successo in molti casi. La realtà è sempre più composita, e si rafforza l’impressione che la normativa vigente non tenga conto delle mutazioni in atto – commenta il presidente provinciale di Confesercenti, Graziano Becchetti – le situazioni più critiche scontano sempre di più il fenomeno outlet, nel quale la carenza normativa è determinante. Confortano le indicazioni dai centri più organizzati; il sostegno ai negozi impegnati nei centri commerciali naturali, da parte dei comuni, è sempre più opportuno, così come un adeguamento degli studi di settore”.