Il bilancio, la fiducia a Clarich e lo stop su Granata in Deputazione generale
SIENA. Si riunisce domani (28 aprile) la Deputazione generale della Fondazione Monte dei Paschi. In un clima non precisamente sereno. La recente assemblea del Monte è stata la cartina di tornasole dei rapporti del patto di sindacato Fondazione-Fintech-Big Pactual. Sono i soci sudamericani ad avere tirato su il naso sulle scelte dei nomi per il cda della banca e sulle opportunità di gestione di Mps, soprattutto per quanto riguarda il cambio di rotta della linea fin qui tenuta dalla banca. Un’eventuale rottura del patto porterebbe la Fondazione alla realtà del suo 2,5 per cento del capitale e della conseguente impossibilità di eleggere il nuovo presidente in luogo di Alessandro Profumo, deciso a mettersi in proprio.
All’interno della Fondazione si registrano movimenti (così come nelle stanze che contano di tutta Siena) e si susseguono le riunioni e le voci parlano ora di una conferma del provveditore Enrico Granata, su cui puntano le forze senesi, che lo vedrebbeero come garanzia di una gestione dell’ente. Domani la Deputazione generale dovrà approvare il bilancio, dopo tale data era previsto che Granata (rinnovato da dicembre a domani proprio in funzione dell’approvazione del bilancio) tornasse nei ranghi. Ora questa soluzione non pare più gradita, perché Siena (con il supporto di Roma) non vuole “mollare l’osso”.
Il presidente Clarich, peraltro, affronta i suoi consiglieri per una riprova: dato che non intende dimettersi, i deputati sono chiamati a confermargli (o meno) la fiducia. Ma pare che il presidente corra meno pericoli di qualche giorno fa. Certo non ha fatto bene alla sua leadership finire in minoranza con la vicepresiente Campedelli sul nome della Bianchi per il cda del Monte. Il dissenso è emerso quando la Fondazioneha chiesto che venga rispettato il suo diritto di nominare il presidente, ma i soci del patto hanno risposto picche.
Ma la vera nota dolente è quella del bilancio che riporta una svalutazione del patrimonio da 720 a 530 milioni di euro. Si dovrà, poi, capire come tale calo sarà gestito tra stato patrimoniale e conto economico. Sul conto economico dovrebbe pesare inanzitutto la situazione della Sansedoni spa (partecipata al 67 per cento dalla Fondazione), che l’ente ha portato da 35 a 1,8 milioni di valutazione. Stesso trattamento l’immobiliare ha ricevuto da banca Mps. Tra le altre partecipazioni: Siena Biotech, valutata zero, è in liquidazione (e fallita), la Treccani è iscritta a 4 milioni, l’1% di Sator a 2,8 milioni, il 58% della Fises iscritta a bilancio per 35 milioni, valutata la metà del 2,5% del Monte dei Paschi iscritto a bilancio a 71 milioni, ma il cui 100% valeva, nel 2013, quasi tre miliardi. In positivo si segnala un ricavo che potrebbe arrivare anche a 10 milioni come rendimeto della gestione dei 400 milioni di liquidità.
Facendo due conti in tasca alla Fondazione, si può vedere come in circa 15 anni si sia mangiata oltre il 95 per cento del patrimonio, passando dai 12 miliardi del 1999 (anno in cui im Monte entrò in Borsa) agli attuali 500 milioni. Resta anche l’incognita della partecipazione della Fondazione all’aumento di capitale da tre miliardi di Mps, dopo aver dato la propria approvazione all’aumento stesso in assemblea. Come si ricorderà palazzo Sansedoni aveva partecipato al precendete aumento spendendo 125 milioni e perdendone 115 per le svalutazioni di Borsa del titolo.