ROMA. Il cambio unilaterale del contratto di rete fissa di Telecom ha messo in allarme l’Agcom, che ha deliberato una diffida al gruppo telefonico in cui contesta la scarsa informazione fornita ai clienti e l’impatto che il cambiamento da Telecom a Tim avrà anche sul servizio universale telefonico, cioè sull’obbligo di Telecom, in quanto ex monopolista, di portare le telefonate a tutti i cittadini italiani che ne fanno richiesta, anche laddove sia anti-economico (come per gli altri servizi universali come quelli delle Poste o dei trasporti, lo Stato italiano paga le società). L’operazione del gruppo è partita in parallelo con il cambio di marchio che sia per il fisso che per il mobile è diventato Tim (la società continuerà a chiamarsi Telecom Italia), e riguarda 5 milioni di clienti con un passaggio dal vecchio trattamento tariffario base a uno nuovo, più complesso ma con incrementi che possono arrivare quasi al 50% (da 18,5 euro a 29) ed una (finta) cancellazione del canone. Di fatto, il richiamo di Agcom è una sorta di stop a Telecom, perché se nuove tariffe entreranno in vigore il 1° maggio, è di fatto impossibile che l’azienda riesca ad ottenere un consenso scritto dai clienti interessati, come richiesto, in pochi giorni.
Giovedì (23 aprile) è prevista per discutere anche della semplificazione delle tariffe con il passaggio da 17 a soli 3 profili che di per sé è vista positivamente a patto di dare maggiori informazioni ai clienti.