Il deputato commenta l’approvazione della legge di riforma
SIENA. Istituire un nuovo codice per raccogliere e coordinare le normative che regolano il Terzo settore; definire l’impresa sociale come impresa privata dalle finalità di interesse generale; introdurre misure di sostegno economico per gli enti che operano in questo ambito; dar vita a un nuovo servizio civile universale. Sono questi alcuni dei punti fondamentali della legge di riforma del Terzo settore, approvata ieri, giovedì 9 aprile, dalla Camera dei Deputati.
La svolta dell’impresa sociale. “Il voto di ieri – afferma Luigi Dallai, deputato del Partito democratico – è un passo in avanti importante per dare al Terzo settore un quadro normativo coerente all’interno del quale muoversi. E’ un ambito sul quale intervenire con la massima cautela, anche per le tante persone che vi operano in modo del tutto volontario. Tra i tanti elementi innovativi del disegno di legge ritengo di particolare importanza quello che definisce l’impresa sociale come impresa privata che persegue finalità di interesse generale. L’obiettivo primario di queste imprese sarà quello di realizzare e produrre lo scambio di beni e servizi di utilità sociale, destinando gli utili alle proprie finalità sociali. La ridefinizione dell’istituto dell’impresa sociale, infatti, permette il superamento del vincolo di non distribuzione degli utili, pur in quadro normativo di garanzia e di gestione responsabile e trasparente. Un’impresa sociale è tale in base all’impatto sociale positivo, e misurabile, della sua attività. In questo contesto le cooperative sociali e i loro consorzi acquisiranno di diritto la qualifica di impresa sociale. Un passaggio che permette l’ingresso del capitale privato nell’impresa sociale, rafforzandone il ruolo di strumento di occupazione e di creazione di posti di lavoro”.
Un settore in continua crescita. “I numeri del Terzo settore fotografano un comparto in crescita. In quindici anni le organizzazioni no profit sono cresciute del 28 per cento, i dipendenti del 39 e i volontari del 43. Il 66 per cento sono associazioni non riconosciute, il 22 fondazioni e solo 3,7 cooperative sociali. Secondo l’Istat sono oltre 300mila le organizzazioni non profit, che impiegano 681mila addetti, 271mila lavoratori stabili e 5mila temporanei. I volontari sono quasi 5 milioni. In Toscana le imprese no profit rilevate sono quasi 24mila, pari al 7,9 per cento del totale nazionale, che impiegano quasi 500mila persone, tra addetti, lavoratori esterni, temporanei, e volontari, che sono oltre 432mila. Anche nel territorio senese la presenza di enti che operano con finalità civiche e di solidarietà è notevole e rappresentano un punto di riferimento per la tenuta della coesione sociale e per l’offerta di servizi fondamentali”.