Lettera aperta della candidata PD alle Regionali
SIENA. Per fare politica ci vuole coraggio. Soprattutto in un periodo come questo, in cui la paura per il futuro e gli effetti della crisi economica nei territori più periferici rischiano di lasciare i cittadini sempre più chiusi in loro stessi, senza nessuna speranza per la buona politica o per la ricerca del bene comune. Soprattutto se si è donna e madre, con una famiglia e un lavoro a cui pensare.
Fare politica non è facile. Ci vuole coraggio a mandare avanti una famiglia, a pensare alla felicità di una figlia, alla cura di una casa, e pensare contemporaneamente alle riunioni, ai consigli comunali, alle richieste dei cittadini, alla progettazione del futuro e del benessere della nostra comunità. Ci vuole coraggio a pensare alle famiglie di tutti, senza tralasciare la propria.
Spesso si parla di pari opportunità, di diritti per le donne di accedere alla sfera politica e ai ruoli amministrativi di rilievo. Non tutti, però, conoscono approfonditamente la realtà, l’esperienza diretta di chi vive questa situazione sulla sua pelle tutti i giorni. Perchè non è sufficiente garantire la presenza delle donne nelle liste elettorali, se poi non vengono date, a quelle donne, le stesse condizioni di partenza degli uomini. Il rischio è quello di rimanere sempre subordinate, espressione di un’area o di una corrente, senza una reale valutazione dei rispettivi meriti e talenti.
Ritengo che il nostro sistema di welfare debba essere migliorato, per consentire alle donne una pari dignità senza trascurare il loro ruolo sociale. Dare pari opportunità a tutti, non limitarsi alle quote rosa, affinché le donne possano veramente esprimersi anche in politica e nell’amministrazione, dimostrando il proprio valore. Costringere una donna a scegliere tra la famiglia e la vita politica è il peggiore affronto, sia nei confronti delle donne che degli uomini.
Quando ho dato la mia disponibilità a essere candidata al Consiglio Regionale per il Partito Democratico, non l’ho fatto perché c’erano da riempire le caselle vuote della lista femminile, nè per visibilità personale. Ho dato la mia disponibilità a partecipare alla competizione elettorale, nel rispetto dei percorsi del partito, perché credo fortemente che donne e uomini debbano avere pari opportunità anche in politica, e che tutti e sei i candidati del PD abbiano gli stessi diritti e le stesse opportunità, a prescindere dal loro genere. Non rivendico un ruolo in quanto donna, ma in quanto membro serio, autorevole, esperto e meritevole di questo partito (se i cittadini così sceglieranno, durante le elezioni); in quanto donna, invece, rivendico pari opportunità rispetto ai colleghi maschi, senza avere garanzie maggiori, ma neppure senza limitazioni ulteriori. La doppia preferenza e la parità di genere nelle liste elettorali non sono sufficienti per garantire la presenza delle donne nei ruoli politici e amministrativi: la nostra garanzia sarà quella di essere giudicate in base al nostro valore, e non in base al nostro genere, per evitare nuove forme di discriminazione.
In senso più generale, i diritti civili devono costituire un tema prioritario nell’agenda di qualsiasi partito e soprattutto in quella del Partito Democratico, anche alle prossime elezioni regionali. La crisi economica e finanziaria non può essere utilizzata come scusa per evitare di affrontare temi non più rimandabili. Dobbiamo impegnarci nel raggiungimento delle pari opportunità e nel rispetto dei diritti di ogni cittadino, dalle unioni civili alle politiche di genere, dalla lotta contro le discriminazioni alla lotta contro la violenza di genere, perchè da questi temi segue l’impalcatura morale di tutta la nostra società.
Dobbiamo affermare con forza che il nostro obiettivo deve essere quello di difendere i deboli e non i forti, che il nostro dovere morale e politico è quello di ripudiare ogni forma di discriminazione e prevaricazione. Lo ha affermato anche Papa Francesco all’inizio di questo 2015: “occorre difendere i poveri, e non difendersi dai poveri, occorre servire i deboli e non servirsi dei deboli.”
Ecco, vorrei che questo 2015 ci ricordasse che è necessario servire i deboli, che si tratti di debolezza economica o sociale, fisica o psicologica. Dobbiamo avere il coraggio fare politica per gli altri e non per noi stessi, pensare al benessere altrui e non soltanto al proprio, perchè questo è il senso stesso dell’agire politico.
Un coraggio che noi donne abbiamo come o, forse, più degli altri.
Un caro saluto,
Alice Raspanti