La società di intermediazione sarebbe stata utilizzata da Mps
MILANO. Udienza preliminare a carico di ex amministratori di Enigma Securities, società di intermediazione finanziaria che sarebbe stata utilizzata da Banca Mps per alcune operazioni poi finite nel mirino degli inquirenti. L’udienza era stata rinviata all’8 aprile il 10 dicembre scorso poiché gli imputati puntano a chiudere la vicenda con un patteggiamento. L’inchiesta, coordinata dai pm Giordano Baggio e Stefano Civardi, vede imputati Fabrizio Cerasani, socio fondatore di Enigma, direttore di Enigma Securities Llp di Londra e legale rappresentante della succursale italiana, Maurizio Fabris, fondatore della società, e Dabid Ionni, un collaboratore di Enigma. Devono rispondere, a vario titolo, per una presunta evasione fiscale di circa 3,3 milioni di euro.
A imbattersi in Enigma era stato il pm Roberto Pellicano, mentre indagava su alcune operazioni finanziarie. Durante alcuni accertamenti era erano spuntate due società (Lutifin ed Enigma) che trattavano con banche e sim la compravendita di prodotti finanziari. Nell’inchiesta Lutifin il pm ha ipotizzato che alcuni dipendenti delle istituzioni finanziarie coinvolte facessero la ‘cresta’ su queste operazioni, dividendosi con i responsabili della società svizzera i proventi dell’intermediazione. Un analogo meccanismo sarebbe stato messo in piedi con Enigma in alcune operazioni realizzate con la divisione Mps-Finanza Proprietaria, sotto la direzione di Gianluca Baldassarri. L’inchiesta nata a Milano e’ stata divisa in due: i pm Baggio e Civardi hanno tenuto nel capoluogo lombardo il filone fiscale per la presunta di evasione di Enigma, trasferendo a Siena quello relativo alla ipotizzata truffa realizzata ai danni di Mps. Stando a quanto ricostruito dai magistrati, questa sarebbe stata realizzata in quanto la societa’ acquistava e vendeva titoli sui mercati Otc (over the counter), cioe’ non regolamentati, per conto di Mps e di sue controllate e collegate. Le operazioni Otc sono comuni sui mercati finanziari e pienamente legittime, ma quelle di Enigma, secondo l’accusa, erano realizzate “a condizioni predeterminate e diverse da quelle realizzabili sul mercato, al solo fine di conseguire un profitto” da occultare. Ovvero, Enigma si interponeva tra Mps e altre istituzioni finanziarie, comprava e vendeva prodotti e realizzava cosi’ un profitto che, nelle ipotesi d’accusa, veniva poi diviso “con dirigenti infedeli di Mps”. Sulle operazioni, sarebbe poi stato commesso il reato di evasione fiscale.