Ultimo appuntamento per i senesi tra le basiliche degli ordini mendicanti
SIENA. Un maestro e tre Maestà. Nella sua carriera d’artista, Ambrogio Lorenzetti realizzò tre grandi affreschi con questo tipo di soggetto, due dei quali fuori le mura di Siena (San Galgano e Massa Marittima). Il terzo fu la Maestà dipinta nel 1337-38 nella Cappella Piccolomini, all’interno della basilica di Sant’Agostino: un ambiente che per volontà della celebre famiglia subì ad un certo punto una cancellazione quasi totale degli affreschi presenti, dalla quale si salvò solo questo grande soggetto allegorico. Questo capolavoro dalla travagliata storia sarà il ‘piatto forte’ domenica prossima dell’ultimo appuntamento con “Turisti per casa”, la serie di passeggiate domenicali nell’arte pensate per il pubblico senese, quest’anno dedicata alla basiliche degli ordini mendicanti erette nel capoluogo. Un ‘piatto’ ammirevole ed estremamente attuale, in vista della serie di eventi espositivi che a partire dai prossimi mesi dovrebbero tornare ad esaltare le figure di Ambrogio e Pietro Lorenzetti per iniziativa del Comune di Siena.
Nell’attesa, il 22 marzo (con inizio alle ore 11, ritrovo all’ingresso della chiesa e prenotazione consigliata al numero 349 8239514) le guide turistiche Federagit di Siena condurranno il pubblico alla ‘riscoperta’ di un edificio religioso imponente quanto centrale nella storia cittadina. La costruzione di Sant’Agostino, assieme a quella dell’attiguo convento, fu avviata nel 1258 e si protrasse per oltre cinquant’anni, subendo nel corso dei secoli ampliamenti e risistemazioni, soprattutto nel corso del Quattrocento, tra il 1450 e il 1490. Ma nella percezione contemporanea della Chiesa incise profondamente il rovinoso incendio del 1747, cui seguì una ricostruzione affidata a Luigi Vanvitelli realizzata tra il 1747 e il 1755. Le vicende degli agostiniani nel corso dei secoli si sono intrecciate con quelle degli arricchimenti pittorici:, nella ‘recente’ cappella Bichi (scoperta da una decina d’anni) con affreschi del Signorelli e di Francesco di Giorgio Martini e, appunto, nella cappella Piccolomini.