di Giulia Tacchetti
SIENA. Il divertimento è assicurato nella commedia “Sarto per signora” portata in scena ieri sera, 18 febbraio (II replica, la III domani) da Emilio Solfrizzi con la regia di Valerio Binasco, che cura anche la traduzione e l’adattamento, abbinamento che ha prodotto un’ottima prova per tutta la compagnia. La storia, ambientata a Parigi, narra dei tradimenti del dott. Molineaux, sposato da sei mesi e di tutte le incredibili situazioni che si vengono a creare per poter incontrare un’avvenente signora, fino a fingersi sarto,da qui il titolo della piéce. I tre atti si susseguono velocemente, caratterizzati da un dialogo incalzante e da battute che sembrano cucite a pennello sulla bocca dei personaggi. Scambi di persona, inganni, colpi di scena ci accompagnano fino alla conclusione, in cui tutto si aggiusta. Si ritorna all’ordine iniziale, non senza aver messo in luce la perdita dei valori di una società, la Bella Epoque, a cui farà seguito la I guerra mondiale. Binasco , attore e regista, già da tempo si cimenta nella rilettura degli autori del passato, da quelli tragici, come Alfieri (“Filippo, 2010) a quelli brillanti come Feydeau. Convinto che:- Questa è la tradizione: qualcosa di grande che è rimasto spento dentro di noi, ma gli bastano pochi minuti per riapparire alla luce.- si capisce come l’adattamento dell’opera non si limiti solo a riprodurre l’irresistibile comicità di Feydeau attraverso gag divertenti, repentine entrate ed uscite degli attori, false scoperte, ma quel gusto per le situazioni assurde, che evidenzia come uno specchio deformato il vuoto di valori della società, elemento che rende quanto mai attuale il testo, ma non solo. Infatti il pubblico, che si diverte e ride fino alle lacrime grazie alla comicità di Solfrizzi, coglie la relazione con la situazione presente, anche in un momento come il nostro in cui la coppia è sempre più aperta ed il matrimonio è caduto in “disuso”. Ma questo riconoscersi nei personaggi, pur essendo molto caratterizzati, genera uno moto liberatorio dalla pesantezza della vita, più che una profonda riflessione sul vuoto dei valori del nostro mondo. Infatti Binasco nelle sue note di regia scrive:- C’è una poesia tutta speciale nell’arte di far ridere. Ed è la poesia dei “caratteri”. Dell’umanità stramba che si ficca in situazioni impossibili e ne esce all’ultimo secondo con un impossibile balzo. E’ il balzo che tutti noi vorremmo saper fare.- e Solfrizzi, in un’intervista al Tirreno “ E’ una grande opera perché propone un senso leggero della vita, libero dai sensi di colpa”. In conclusione: Solfrizzi risulta un interprete brillante, coadiuvato da un ottimo cast di attori; le scene di Carlo De marino ricche e dettagliate; importanti i costumi di Sandra Cardini.