ROMA. I derivati tossici, vero e proprio denaro dal nulla, contro i quali ci battiamo da una vita, sottoscritti per lo più da Mario Draghi, attuale presidente Bce ai tempi in cui era direttore generale del Tesoro, che assieme alle svendite di Stato alle banche di affari, o proiettarono ad assumere la vice presidenza di Goldman Sachs per l’Europa, rappresentano una minaccia, se non un vero e proprio ricatto delle banche detentrici, una pistola puntata sulla Repubblica italiana.
Come mai nessun altro Paese europeo è esposto come l’Italia alla mina dei derivati, strumenti finanziari sottoscritti dal Tesoro, che invece di proteggere lo Stato e la Repubblica da condizioni avverse sui tassi di interesse o il mercato dei cambi, hanno garantito esclusivamente le dorate carriere di dipendenti pubblici, invece dell’interesse generale e del bene comune ‘Italia’?
Contratti capestro, utilizzati come anticipazioni di cassa – il cui valore nozionale di 163 miliardi di euro al settembre 2014, presentavano un conto negativo potenziale da 36,87 miliardi per lo Stato: tanto avrebbero dovuto sborsare le casse pubbliche se quella massa di derivati fosse stata chiusa al momento della rilevazione, su richiesta delle banche di affari (controparti).
I dati 2013, che permettono la comparazione a livello Ue e che sono poi peggiorati per il Belpaese, vedono l’Italia primeggiare per perdite potenziali delle amministrazioni pubbliche: quell’anno i derivati tricolori avevano un valore di mercato negativo per circa 29 miliardi di euro. Peggio dei 16,8 miliardi della Germania e dei 3,9 miliardi della Grecia, mentre a primeggiare per valore positivo erano i Paesi Bassi con 9,6 miliardi. Anche guardando all’incidenza percentuale sul Pil, che tiene maggiormente conto delle reali dimensioni dell’economia di riferimento, l’Italia è messa male: il valore di mercato dei suoi derivati risultava negativo per l’1,8% del Prodotto interno lordo, peggio solo della Grecia (-2,1%) ma tre volte più della Germania (-0,6% del Pil).
Il presidente della Bce Mario Draghi, non ha nulla da dichiarare sui gravissimi danni inferti all’Italia, per coltivare le sue smodate ambizioni di carriera ?
Sarà per questa pistola puntata alla tempia, che lo Stato sovrano Italia ed il Tesoro, subiscono in silenzio i ricatti da agenzie di rating e banche, che impedisce al ministro dell’Economia di costituirsi parte civile nel processo di Trani, per un danno quantificato dalla Corte dei Conti per 120 miliardi di euro ?
Elio Lannutti (Adusbef) – Rosario Trefiletti (Federconsumatori).