ROMA. Il ministro dell’ Economia, non può scegliere se costituirsi o meno parte civile nel processo contro le agenzie di rating Standard & Poor’ s e Ficth, accusate dalla Procura di Trani di aver manipolato (con i loro analisti e manager) il mercato internazionale tra il 2011 e il 2012, arrecando un danno quantificato dalla Procura della Corte dei Conti in 120 miliardi di euro, ma è obbligato a farlo se non vuole rischiare, in caso di condanna, di rispondere di danno erariale nei confronti dello Stato, della fiscalità generale, dei contribuenti.
Oltre alla sorpresa del pm Michele Ruggiero, che sostiene l’ accusa contro gli otto imputati, per aver indicato come persona offesa il ministero dell’ Economia, dopo il vaglio del giudice dell’ udienza preliminare sulla fondatezza dell’ accusa con una manipolazione in danno dei consumatori e dell’erario, Adusbef- che aveva denunciato le agenzie Standard & Poor’s e Fitch alle procure ed avviato il processo- ha presentato oggi una diffida al ministro dell’Economia con contestuale denuncia alla Corte dei Conti per danno erariale, poiché se le agenzie di rating (che negli Stati Uniti S&P ha ammesso la colpa e patteggiato con il dipartimento americano della Giustizia pagando 1,5 miliardi di dollari), dovessero essere condannate, lo Stato italiano non potrà chiedere i danni, quantificati dal procuratore della Corte dei Conti Raffaele De Dominicis in 120 miliardi di euro, in quanto il ministero dell’Economia ha deciso di non prendere parte al dibattimento processuale della Procura di Trani. Analoga diffida è stata inviata a Consob e Bankitalia, che non si sono costituite parte civile, ma che parteciperanno alle udienze come persone offese e quindi come semplici spettatori. Standard & Poor’s, negli Stati Uniti ha appena patteggiato il pagamento di 1,5 miliardi di dollari per chiudere la disputa con la quale è accusata di aver gonfiato i rating sui titoli legati ai mutui, prima della crisi sistemica iniziata nel 2007, con un accordo con il Dipartimento di Giustizia ed una decina di stati americani, ammettendo di aver sbagliato valutazioni gonfiando i rating con il pagamento di 1,5 miliardi, mentre in Italia (forse perché spalleggiata dal Tesoro), fa la voce grossa continuando a comportarsi come l’oracolo di Delfi, che traeva dalle divinazioni virtù profetiche.
Elio Lannutti (Adusbef)