MONTALCINO. Gentile Direzione,
approfitto della vostra ospitalità per scrivervi questa mail su un argomento ahimè frequente sulla stampa quotidiana – lo spaccio e il consumo di droghe –.
Sono indotta a farlo perché mi pare che balzi in evidenza l’occhio “di riguardo” che il mondo dell’informazione, persino la stampa internazionale (v. newslwetter odierna di Decanter) usa nei confronti di Montalcino, nella squallida circostanza in cui la culla del Brunello si è trovata, suo malgrado, a fare i conti – in questi giorni – nell’occasione di un’inchiesta in corso. Cito Decanter, proprio perché quella testata si è ‘allargata’ ricapitolando, per l’occasione, l’intera storia ‘giudiziaria’ della cittadina in cui risiedo, con l’unica eccezione delle multe per sosta vietata.
Dopo una vita spesa lavorando tra informazione e comunicazione, non posso non rimanere colpita da queste speciali attenzioni, quasi che fossero alimentate da una sorta di astio nei confronti di questo luogo.
Chiaro che in una comunità piccola, un comune di circa cinquemila abitanti, la notizia ha scosso tutti gli abitanti, a dire il vero ha pure addolorato molte persone, anche la sottoscritta. Ma credo che tutti noi, adulti e vaccinati (alcuni più degli altri), nei confronti di queste iatture, siamo consapevoli della frequenza con cui si scoprono magagne (reati!) di questo genere. Ma a me è sembrato leggere quasi un certo compiacimento nel sottolineare che gli indagati di spaccio appartengono (forse con un’eccezione) al mondo del vino, lavorando in cantine e aziende agricole, quasi evocando implicitamente un legame inesistente tra un reato odioso e un contesto integro e laborioso. A Montalcino – osservo –, con circa trecento aziende in un borgo di cinquemila abitanti è ben difficile che questi ultimi cerchino lavoro nel comparto conserviero o in quello della meccanica fine …
E poi se a Milano si son trovate tracce consistenti di cocaina nelle fogne, non credo che quelle tracce siano da imputare a un’eccessiva passione dei milanesi per il Brunello di Montalcino!
Insomma, ciò che vorrei pacatamente osservare è che se lo spaccio fosse avvenuto (come di frequente avviene, purtroppo) in un altro, tra i comuni senesi, o toscani, o italiani, ne sarebbe stata data notizia, punto.
Nel caso ilcinese invece, con poche eccezioni tra cui il cittadino online, ci si è affrettati a tirare in ballo il Brunello. Magari sarebbe più giusto farlo sottolineando come sia davvero da stupidi cercare soldi facili in un contesto che ha la “fortuna” di avere un posto al sole sui mercati mondiali, anche in questi anni difficili. È una “fortuna” che però costa un enorme lavoro, fatica e impegno quotidiani a tanta gente – lavoratori, produttori e cittadini – una comunità che in questi giorni non può che sentirsi ferita, anche da un’allusione. Grazie per l’attenzione.
Silvana Biasutti