SIENA. A leggere quello che Alessandro Masi ha pubblicato l’altro giorno su Il Cittadino on line vien da pensare che qualcosa si stia un po’ smuovendo sul tema cultura; leggendo il titolo dell’intervento di Masi viene il sospetto che forse quella fissità di sguardo che pareva pervenire dai maggiorenti di una città che pare Biancaneve congelata, inizia a scongelarsi. Non credo nelle fiabe (anzi ci credo), non riesco a immaginare le fattezze di un Principe Azzurro, di uno solo, in grado di risvegliarla all’azione, alla consapevolezza di sé, ma quello che ho letto mi sembra un segno, se non ancora un segnale.
D’altronde sguazzando in mezzo alla bellezza, in mezzo a comitive di imprenditori in cerca di affari, tutti alla ricerca del meglio al prezzo più conveniente, chi sta qui che cosa deve fare? Forse guardare con attenzione a ciò che resta del patrimonio, anche se ipotecato e cercare di metterlo a frutto.
Quello che – sono certa – la maggioranza dei residenti in questa terra spera è che l’accezione dell’espressione “mettere a frutto” sia davvero alta. E non sto facendo del sarcasmo allusivo alla politica ‘ladrona’ (che fa rima, però, con Roma), bensì mi riferisco al modello da usare per dare ali e respiro al complesso del Santa Maria della Scala.
Il discorso sarebbe lungo, ma bisognerebbe farlo in viva voce, con scambi di idee (non di battute, che servono solo a sfogare amarezze e frustrazione), di idee e di strumenti per realizzarle, perché le parole, ancorché belle servono a poco, certo non a rendere Siena una città più aperta (ma non lo è mai stata) per il proprio bene.
E allora, sul filo di ciò che Masi ha scritto mi sono lasciata andare a una fantasia, che da un lato prende le mosse dai sentimenti che S.M.S. suscita anche nella sottoscritta (che ne è suggestionata), dall’altro è anche stimolata da esperienze vissute e da un lungo seminario in un luogo di grande prestigio e dinamismo culturale che nella mia mente è diventato un modello quasi raggiungibile.
E tirando un po’ quel filo la prima cosa che mi chiedo è: quale obiettivo ci si deve dare nel cercare un modello (e una struttura conseguente ad esso) e una fattibilità per un complesso così … complesso, per un luogo di tale carisma?!
Provo a immaginare che sia quello di creare un dinamico centro di “ispirazione” e di “conoscenza”, un “centro” capace di animare la città, di riempirla non tanto di turisti, ma di visitatori interessati e interessanti; immagino che si debba mettere a punto una serie di attività per attrarre gente che venga in modo attivo, più che contemplativo, anche per imparare e per lavorare, per lavorare e per dare lavoro. Lo scrivo perché ne sono convinta e ci credo perché un luogo con una storia così larga e profonda (e non dimentico l’ospedale) che trae luce dalla propria storia, se entra in contatto con intelligenza, cultura e amore è perfetto per rilanciare un nuovo ‘umanesimo’.
Che cos’è il SMS, invece, se resta il contenitore di se stesso e della sua grande storia?, se non si anima, se non risuona e non fa risuonare sapere e conoscenza, e arte e vita?
Un immenso contenitore che contempla se stesso, con ricordi e memorie lì, fermi. Qualcosa di cui parlare (come sto facendo ora), un monumento di cui i senesi possono vantarsi (tuttavia consentendo che sia argomento di discussione più burocratica che politica), un “Landmark” misconosciuto, un’immensa pepita, potenziale preda del business culturale.
Ma che cosa, chi, può dare il via, iniziare a chiamare le cose con il loro nome, e far partire concretamente qualcosa di grande?
Certo non la politica, che ha il compito di indirizzare, ma non il ruolo (né l’esperienza) nemmeno per un progetto più semplice. Ma nemmeno un brillante gruppo di lavoro…
Del resto, però, mi pare che l’indirizzo ci sia, o comunque sia delineabile, dallo scritto stesso di Alessandro Masi.
Se però si potessero raccogliere le riflessioni e le idee di un gruppo di personalità eminenti da tutto il mondo – artisti, filosofi, responsabili di associazioni e istituti, ricercatori – e farli diventare i membri di un ‘collegio’, e ambasciatori di idee. Farli diventare i ‘padrini’, riunendoli in un’associazione…
Animare il SMS trasformandolo in un centro di ispirazione tanto lontano dalle logiche della politica, quanto essa è lontana dalla cultura è – lo credo fermamente – un dovere della politica stessa. Non lo scrivo pensando a un rito sacrificale, con il compito di dimostrare ai cittadini che si cambia passo. Lo penso come un gesto alto, responsabile, dovuto, e …strategico.
Perché se si dichiara a gran voce – com’è opportuno e lo sanno anche i sassi oramai – che bisogna ripartire dalla cultura, tutti sappiamo bene che la cultura fa rima con sguardo lungimirante; e se si vuole che la gente ci creda e si convinca che partirà qualcosa di veramente attraente e poliedrico, di inedito per l’universo italiano (qualcosa che gli uomini più illuminati che stanno nella politica – così dimostrando di esserci e di esserlo – donano al futuro di questi luoghi), bisogna che uomini che ci credono lavorino affinché si compia qualcosa che supererà gli interessi di singoli personaggi o parti o partiti. Qualcosa che deve interessare il mondo. A Siena si può, si deve essere visionari!
Le basi ci sono, la città c’è e bisogna che diventi sede di qualcosa di ‘molteplice’ e così attraente da diventare un contesto non di consumo, ma di dono. I consumi, quelli che stanno lecitamente a cuore dei politici che hanno promesso ai cittadini di lavorare in tal senso, saranno la conseguenza “inevitabile e obbligatoria”. Ma saranno consumi più corrispondenti a un mondo che va in una direzione diversa da quella della “promozione” quale ce la siamo raccontata fino ad oggi. Perché ci sono meno soldi, perché c’è sete di idee, perché c’è bisogno di rinnovamento. Un bisogno ormai impellente, in un mondo totalmente cambiato.
A mio modo di vedere la parola chiave sarà “continuità”, ma non in format immobili, ma con centri dinamici; un’altra parola è “indipendenza” da logiche calate dall’alto (alto nel senso deteriore).
In questo senso (e in altri) il format della molteplicità proposto da Alessandro Masi è perfetto: ora bisognerebbe partire con il piede giusto. Impegnarsi a trovare gli ottimi padri di qualcosa di grande e inventare la capacità di coinvolgerli, questa è la vera scommessa. L’innesco per far partire il motore. Siena può vincerla.