SIENA. La voce era nell’aria da diversi giorni ma nei corridoi dei palazzi romani nessuno si sbilanciava. La redazione de “Il Cittadino Online” è – in esclusiva – riuscita ad avere conferma dell’approvazione definitiva di una grande opera pubblica che per dimensioni, innovazione tecnologica e impatto occupazionale farà impallidire lo stesso ponte sullo Stretto di Messina.
Il “Canale d’Italia”, ossia la congiunzione del Mare Tirreno con l’Adriatico, è un progetto di cui si parla da molto tempo, sin da quando negli anni 80 iniziò a circolare un primo disegno di massima.
Il canale, che ha ricevuto l’approvazione dalla conferenza Stato – Regioni, attraverserà la Toscana, l’Umbria, le Marche. L’ingresso sarà nel pressi della cittadina vacanziera di Follonica, in provincia di Grosseto, attraverserà la nostra provincia lambendo il capoluogo nelle zone di Isola d’Arbia, per poi sboccare a Fano. Diventerà quindi realtà il sogno duecentesco della antica Repubblica di Siena di poter diventare “la quinta repubblica marinara”, visto che sono già pronti i piani per la realizzazione di un porto commerciale presso l’Isola.
Il primo lotto dei lavori verrà iniziato nel 2010 mentre si ipotizza che i primi pedaggi possano essere riscossi nel 2024. Il costo viene calcolato fra i 4700 milioni di euro i(l costo del Ponte sullo Stretto) ed i 9 miliardi di euro (il costo di una media banca del Nord). Lo Stato coprirà tramite la fiscalità generale solo la progettazione dell’opera mentre gli enti locali, molti dei quali della nostra provincia, metteranno il 50% del valore. Il resto giungerà da “project financing”, sponsor privati e dalle Fondazioni bancarie dei territori attraversati.
Secondo la Ragioneria Generale dello Stato l’essere toccati da questa infrastruttura porterà ad ogni comune interessato vantaggi superiori alla presenza di un aeroporto internazionale di medie dimensioni.
Largo 45 mt e profondo 25 sarà attraversato da navi fino alle 115mila tonnellate di stazza, praticamente le stesse capacità previste per il futuro ampliamento del canale di Panama.
Questa imponente infrastruttura imporrà notevoli sfide tecniche, come per esempio la compatibilità con le dorsali della viabilità italiane, non ultima la nuova linea dell’Alta Velocità Ferroviaria, che dovrà essere sopraelevata in coincidenza delle intersezioni con il canale.
“L’idea di collegare due mari non contigui con una serie di canali navigabili – dice una fonte molto vicina alla cattedra di Storia dei Trasporti di Massa dell’ateneo senese – è vecchia come la storia stessa dei trasporti. Oltre ai famosi canali di Suez e dell’istmo di Panama si devono considerare i canali navigabili del Nord Europa, soprattutto in Francia, Olanda ed anche Inghilterra. In queste nazioni dei pionieri dei trasporti di massa avevano capito che – grazie alle nuove tecnologie messe a disposizione dalla prima rivoluzione industriale – si potevano fare muovere uomini e merci su chiatte anche in direzione contraria al naturale flusso delle acque”.
Grazie a questo progetto il nostro ateneo, titolare della primogenitura dell’idea avrà a disposizione il 5% delle royalties sui passaggi delle petroliere e gasiere per tutto il periodo che va dal 2025 al 2050. Un flusso di denaro fresco che permetterà di risolvere i problemi finanziari dell’università, raggiungendo il pareggio già nei primi 5 anni di esercizio della nuova grande opera pubblica.
Clicca qui per vedere il percorso del canale
Il “Canale d’Italia”, ossia la congiunzione del Mare Tirreno con l’Adriatico, è un progetto di cui si parla da molto tempo, sin da quando negli anni 80 iniziò a circolare un primo disegno di massima.
Il canale, che ha ricevuto l’approvazione dalla conferenza Stato – Regioni, attraverserà la Toscana, l’Umbria, le Marche. L’ingresso sarà nel pressi della cittadina vacanziera di Follonica, in provincia di Grosseto, attraverserà la nostra provincia lambendo il capoluogo nelle zone di Isola d’Arbia, per poi sboccare a Fano. Diventerà quindi realtà il sogno duecentesco della antica Repubblica di Siena di poter diventare “la quinta repubblica marinara”, visto che sono già pronti i piani per la realizzazione di un porto commerciale presso l’Isola.
Il primo lotto dei lavori verrà iniziato nel 2010 mentre si ipotizza che i primi pedaggi possano essere riscossi nel 2024. Il costo viene calcolato fra i 4700 milioni di euro i(l costo del Ponte sullo Stretto) ed i 9 miliardi di euro (il costo di una media banca del Nord). Lo Stato coprirà tramite la fiscalità generale solo la progettazione dell’opera mentre gli enti locali, molti dei quali della nostra provincia, metteranno il 50% del valore. Il resto giungerà da “project financing”, sponsor privati e dalle Fondazioni bancarie dei territori attraversati.
Secondo la Ragioneria Generale dello Stato l’essere toccati da questa infrastruttura porterà ad ogni comune interessato vantaggi superiori alla presenza di un aeroporto internazionale di medie dimensioni.
Largo 45 mt e profondo 25 sarà attraversato da navi fino alle 115mila tonnellate di stazza, praticamente le stesse capacità previste per il futuro ampliamento del canale di Panama.
Questa imponente infrastruttura imporrà notevoli sfide tecniche, come per esempio la compatibilità con le dorsali della viabilità italiane, non ultima la nuova linea dell’Alta Velocità Ferroviaria, che dovrà essere sopraelevata in coincidenza delle intersezioni con il canale.
“L’idea di collegare due mari non contigui con una serie di canali navigabili – dice una fonte molto vicina alla cattedra di Storia dei Trasporti di Massa dell’ateneo senese – è vecchia come la storia stessa dei trasporti. Oltre ai famosi canali di Suez e dell’istmo di Panama si devono considerare i canali navigabili del Nord Europa, soprattutto in Francia, Olanda ed anche Inghilterra. In queste nazioni dei pionieri dei trasporti di massa avevano capito che – grazie alle nuove tecnologie messe a disposizione dalla prima rivoluzione industriale – si potevano fare muovere uomini e merci su chiatte anche in direzione contraria al naturale flusso delle acque”.
Grazie a questo progetto il nostro ateneo, titolare della primogenitura dell’idea avrà a disposizione il 5% delle royalties sui passaggi delle petroliere e gasiere per tutto il periodo che va dal 2025 al 2050. Un flusso di denaro fresco che permetterà di risolvere i problemi finanziari dell’università, raggiungendo il pareggio già nei primi 5 anni di esercizio della nuova grande opera pubblica.
Clicca qui per vedere il percorso del canale