SIENA. Presentato alla 71a Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, è nelle sale italiane “Hungry Hearts”, ultima fatica di Saverio Costanzo, un regista coraggioso che caratterizza la sua filmografia con l’affrontare temi scabrosi, nei quali la sua musa e compagna di vita, Alba Rorwacher, recita spesso nella parte della protagonista femminile. Con le musiche di Nicola Piovani e con Adam Driver, Alba Rorwacher, Roberta Maxwell, Al Roffe, Geisha Otero, il film ha vinto due Coppe Volpi rispettivamente per l’interpretazione femminile e maschile.
Tratto dal racconto di Marco Franzoso dal titolo: Il bambino indaco, il film, porta in luce le dinamiche di una coppia disfunzionale nella quale una madre patologica ed iperprotettiva sta per uccidere il figlio con l’illusione che deprivandolo di molti cibi, lui potrà crescere puro. L’incontro di Mina e Jude nel bagno di un Ristorante Cinese è esilarante. Fra loro è subito passione e Jude è tanto innamorato da decidere di sposare Mina in pochissimo tempo, ascoltando forse più la chimica dei corpi che non perseguendo una conoscenza più profonda dell’animo dell’altro.
La coppia ha un figlio e le ossessioni di purezza di Mina si riversano tutte su di lui che, sottopeso, lotta per rimanere in vita.
Jude non comprende all’inizio i motivi della denutrizione del figlio, ma la sconvolgente verità non tarderà a mostrarsi in tutte le sue contraddizioni all’uomo che tenterà in ogni modo di salvare il bambino.
A tratti claustrofobico, il film, seppur apprezzabile e denso di senso, non raggiunge le emozioni dello spettatore se non nella parte dove la storia d’amore si trasforma in thriller, la sceneggiatura mostra dei buchi che vengono riempiti da una serie di azioni riprese molto bene dalla macchina da presa ma disturbanti per lo spettatore. A Costanzo va il merito di esplorare il disagio esistenziale in ogni sua forma, tratto caratteristico della sua filmografia a partire da Private per arrivare poi a: In memoria di me ed a: La solitudine dei numeri prima. Grande capacità di raccontare i thriller e grande sensibilità che permette allo spettatore di esplorare le dinamiche proiettive dei genitori che riversano sui figli, divenuti oggetto nelle loro mani, le loro ansie, le loro paure e le loro frustrazioni.