E' giusto fare buoni propositi... sopratutto quando coinvolgono gli altri!
di Raffaella Zelia Ruscitto
SIENA. Quando un anno sta per finire e uno sta per cominciare, alla preparazione della festa, ai sorrisi e ai messaggi di auguri, agli abiti eleganti e al vischio appeso a qualche porta, si accompagna sempre una certa malinconia. Sarà il tempo che passa inesorabile o forse il peso di quelle speranze per un domani migliore – diverso o semplicemente sereno – ma fermarsi a riflettere diventa difficile al punto che la frenesia di queste ultime ore del 2014 appaiono come un piacevole scivolo che ci porterà alla fine, oltre lo scoccare della mezzanotte, oltre i brindisi e i baci…al meritato silenzio post festivo.
Eppure, una piccola, possibilmente anche leggera riflessione su quanto abbiamo vissuto negli ultimi 12 mesi a Siena è inevitabile. E’ quasi un obbligo morale.
Se potessimo racchiudere quest’anno in una parola potremmo scegliere “DECLINO”.
Dalla banca Mps alle società sportive; dalla Siena Biotech all’Enoteca Italiana; dal Santa Maria della Scala alla fine del sogno di Siena Capitale Europea della Cultura 2019… la città del Palio è stata segnata da una serie di fallimenti che l’hanno mortificata oltre il meritato.
Che il “groviglio armonioso” fosse foriero di disastri più o meno prevedibili si era capito ormai da qualche anno. Non è certo consapevolezza assunta in questo 2014 definito – giustamente – da molti, annus horribilis. Che lo strascico di “delitti al patrimonio della città” fosse così corposo forse non se lo aspettava nessuno. Come nessuno si poteva aspettare, ovviamente, che fosse così difficile se non a volte impossibile, cercare di porre rimedio a quanto tragicamente compiuto in passato.
Oggi, di fronte ad una città che ha conosciuto il profondo senso di frustrazione scaturito dal riconoscere la fragilità e l’inconsistenza (per non parlare della corruzione) del sistema in cui aveva creduto, non si può che riconoscere la fine di un ciclo, pretendere la fine di una classe politica, chiedere a gran voce ed impegnarsi in prima persona per dare avvio ad una nuova era.
Due pensieri restano fissi nella testa: il primo è rivolto a quelli che in questo lunghissimo anno si sono trovati senza un lavoro. La loro insicurezza e la loro sfiducia nel futuro pesa, in questo momento, su tutte le nostre coscienze (e non peserà ovviamente, su coloro che, pur essendo direttamente responsabili, una coscienza hanno dato prova di non averla). Il secondo pensiero è più una constatazione. Una constatazione che si trasforma in rabbia: perché molti dei responsabili dello sfacelo Siena sono ancora al loro posto, o ricoprono comunque importanti incarichi, o semplicemente stazionano ancora in posti di controllo? Perché, nonostante i disastri già vissuti e ancora da vivere, Siena non è riuscita a voltare pagina? Perché la politica senese è ancora ostaggio di vecchi e dannosi retaggi? Perché, se volessimo citare i protagonisti di questo anno agli sgoccioli, ci troveremmo a fare sempre gli stessi nomi? E perché abbiamo avuto, proprio in questi ultimi mesi, la sensazione che nulla sia cambiato (in termini di modus operandi) all’interno delle istituzioni che ci rappresentano?
In questi giorni, gli psicologi hanno suggerito di non scegliere “buoni propositi” troppo al di sopra delle nostre possibilità. I “buoni propositi”, per loro stessa natura, possono dare origine a frustrazioni o depressioni per cui pare sia meglio vivere con obiettivi sempre alla portata…
L’idea di essere migliori di quanto si è in realtà alletta e tenta tutti, inevitabilmente. Non fare buoni propositi è, per questo, impossibile. Andando oltre noi, l’immagine di una società civile davvero civile e davvero democratica è un desiderio facilmente condivisibile. Meno condivisibile è lo sforzo che ognuno di noi dovrebbe mettere in campo, da domani. per rendere questo desiderio attuabile. E’ troppo comodo, in effetti, seguire le corsie preferenziali tracciate dalla “nuova” politica, dai vecchi marpioni del potere. Anche se questo modo di operare ha portato al fallimento che tutti ora ci troviamo a vivere.
Cambiare rotta a questa nave in balia delle onde sarebbe cosa buona e giusta. L’unico desiderio che avrebbe senso aspettando il 2015. Un anno che si prospetta faticoso… ci auguriamo di risalita… speriamo di non dare principio a questo cammino in solitudine…