SIENA. Non contenti di aver resettato quasi tutte le Istituzioni di Siena, anche quelle più prestigiose, i Piddini della Città del Monte si apprestano a fare cosa loro pure di quella che rappresenta, nel panorama artistico e culturale, un’espressione dell’eccellenza non solo senese, ma anche italiana. Naturalmente, lo scopo sbandierato è quello di tutelare gli interessi della comunità senese:
“Gli emendamenti della Commissione Cultura – specifica la sua presidentessa PD Rita Petti – si propongono di riaffermare l’importanza della centralità del Comune nella gestione di un “bene comune” della cittadinanza. Si propone, pertanto, per la vicepresidenza dell’Accademia il sindaco di Siena, che diventa componente di diritto del CdA e, per statuto, membro del Comitato Esecutivo”.
“Un passaggio che sottolinea come il patrimonio intangibile della cultura prima di tutto si deve autoalimentare grazie alla capacità delle competenze di produrre sapere e poi, eventualmente, contribuire alla valorizzazione del contesto di riferimento e di appartenenza” chiosa il segretario del PD di Siena, Alessandro Masi.
Il brivido gelido che i cittadini senesi avranno senz’altro sentito scorrere lungo la schiena nel leggere di questi intendimenti dei loro reggenti, non è dovuto ai venticelli freddi di stagione, ma al fatto che d’acchito si sono resi conto che possono mettere una bella croce anche sulla sopravvivenza di un Ente che ha per scopo precipuo quello di illuminare e corroborare lo spirito umano.
Dopo essere riuscito brillantemente a “drenare” le risorse materiali di Siena, il PD – che è come dire il Comune, il Monte, l’Università, etc.(mi viene la voglia di inserire fra gli eccetera anche la Chiesa di Siena, chissà perché), ora rivolge le sue “benevoli” attenzioni verso una prestigiosa istituzione culturale e artistica.
Certamente ad interessare sarà l’aspetto spirituale, ma chissà che non si possa trovare il modo di soddisfare anche aspirazioni un pochettino meno nobili.
Il DNA totalitarista dell’ideologia che ancora ispira il partito erede del PCI esige di controllare qualsiasi iniziativa sociale che abbia vita nel territorio, per imporre ai suoi componenti il pensiero unico, così da poter conquistare un potere quasi assoluto e godere di un ritorno elettorale sicuro.
Stai a vedere che presto avremo il piacere di godere della presenza di “artisti del popolo” a Siena e magari di ammirare le direttive del Valentini/Lenin sugli ideali rivoluzionari cui dovranno attenersi musicisti e maestranze.
Di sicuro nel Partito principe di Siena abbondano le facce di bronzo. Nonostante che i fatti lo indichino come il principale responsabile del disastro di Siena, nonostante che i suoi uomini di riferimento abbiano dilapidato migliaia di miliardi appartenenti alla Banca e alla Città, i suoi rappresentanti continuano bellamente a cianciare di bene comune, nel mentre si apprestano a porre sotto il loro dominio un altro gioiello di Siena. Certo, per il Partito erede del PCI il gioco delle tre carte riesce facile grazie ad una rete di appoggio gigantesca, che va dalle più alte rappresentanze politiche, ai maggiori giornali e a quei centri di potere, facenti riferimento ad ambienti massonici, che hanno la prerogativa di condizionare qualsiasi centro decisionale.
I progressisti del PD amano rivendicare l’appartenenza ad una categoria speciale, composta di persone che non vengono sfiorate dalle miserie umane, tanto sono avvezze ad elevarsi fino alle più alte sfere dell’etica somma. Per cui sono onesti e trasparenti a prescindere, per sola appartenenza. Loro non sono attaccati al vil denaro come le altre persone, rozze ed egoiste, no, amano i deboli e i derelitti, soprattutto quelli immigrati, in modo del tutto disinteressato. Peccato che la realtà sia un tantinello diversa. Il Pci/Pd, sì quello delle mani pulite, è stato il partito che storicamente ha ricevuto più finanziamenti sottobanco, in particolare dall’Unione Sovietica.
Quanto alla corruzione e alle tangenti, beh, i suoi esponenti non si sono fatti mancare niente, al pari e forse più dei rappresentanti degli altri partiti (ogni riferimento al pregiudicato Buzzi e alle cooperative di area è fortemente voluto). Se del caso, fornirò le fonti dei fatti che sono alla base delle mie affermazioni.
Volete un esempio di come in campo progressista si cerchi di imbellettare e sminuire l’evidenza dei fatti di casa loro?
Sentite cosa scrive la Martinella il 5 dicembre scorso a proposito della cupola del malaffare scoperta a Roma: “Scoppia il caso Roma, con un’organizzazione fascista e mafiosa (a proposito di memoria, colpisce constatare che in pochi sanno cosa furono e cosa fecero i NAR negli anni dello stragismo, perché si ricorda solo ed esclusivamente l’estremismo politicamente opposto e speculare delle BR), che controlla appalti e distribuisce tangenti, coinvolgendo anche alcuni disonesti collocati a sinistra.”
Ebbene, la realtà invece è ben diversa. Uomini del PD sarebbero stati ai vertici della cupola, Buzzi e le sue cooperative, tanto care al ministro PD Poletti, avrebbero speculato vergognosamente sulle sofferenze degli immigrati, risulterebbero coinvolti assessori PD, mentre il PD romano è stato addirittura commissariato. Invece, per certi maitre a penser, a sinistra ci sono solo “alcuni disonesti” che – mi permetto di aggiungere – sarebbero soltanto dei “compagni che sbagliano”, mentre il Partito, vivaddio, non è nemmeno sfiorato.
A Siena, il Pd può permettersi di continuare a raccontarci le favole per tre semplici motivi:
1) Ha intessuto un sistema di potere asfissiante (copyright vecchia scuola comunista), con un’occupazione sistematica di ogni Ente pubblico ed un controllo capillare di qualsiasi organismo sociale il che, unito ad una certa “moral suasion” sui cittadini – dalle molteplici sfaccettature – gli ha permesso di consolidare negli anni un consenso maggioritario, a prova di bomba (come abbiamo visto alle ultime elezioni dopo lo scoppio della santabarbara Antonveneta). Il dissenso è un esercizio costoso in quel di Siena. Chi vuole sottrarsi a quella sorta di Grande Fratello in modo da salvaguardare la sua libertà di giudizio è costretto a pagarne il dazio.
2) Gode della storica mancanza di un’opposizione non compromessa, che sia capace di rinunciare alla porzione della torta pubblica da dividere, a lei gentilmente riservata dal Grande Manovratore per ammansirla. Solo facendo una battaglia etica a tutto campo, solo stando alla larga dall’intrico perverso del potere, una vera e autorevole opposizione potrà sradicare da Siena quel “sistema dissonante”, il cui perno rimane ancora e sempre il PD.
3) Può permettersi una certa libertà d’azione grazie a quella che si potrebbe definire, forse, come una storica accidia della magistratura nei confronti delle vicende che interessano i centri di potere economico-politici della Città, tutti facenti capo al Partito. Qui mi permetto di citare l’esempio delle mancate intercettazioni telefoniche degli esponenti politici, quasi tutti PD, chiamati in causa nella vicenda Antonveneta.
I rappresentanti del PD continuano imperterriti a considerarsi i primi della classe, i detentori della verità e dell’onestà fatta uomo. Amano fare ricorso, con somma grazia, all’ipocrisia, della quale sono gli insuperati maestri. Ma la gente del popolo, sicuramente non à la page come loro, ma con una faccia assai più presentabile di quella di lorsignori, si sta accorgendo sempre di più che il re è nudo. Il PD, anche se può ancora godere della maggioranza dei favori, è sempre più con le spalle al muro.
Sì, arriverà il giorno in cui la Verità su tutte le vicende scabrose di Siena ancora misteriose vedrà la luce, ed allora il regime che ha tolto la dignità alla Città vedrà la fine. Quando arriverà quel momento di liberazione, si potrà festeggiare, in Piazza Salimbeni e negli altri luoghi simbolo della Città, la fine di una grande e tragica illusione. Finalmente Siena potrà respirare un’aria più pulita e riacquistare la dignità perduta.
Marco Sbarra