di Michele Longo
SIENA. Le cinque di mattina, la città ancora avvolta nel buio della notte, le strade completamente vuote. E’ a quest’ora che parte la seconda fase della missione dei Vigili del Fuoco di Siena. Sono in dodici e a bordo di due furgoncini si mettono in viaggio per sostituire i propri colleghi che si trovano a L’Aquila sin dalla mattina successiva al terremoto. Si preparano a trascorrere dieci giorni tra le macerie del capoluogo abruzzese e dei paesi vicini, ma l’atmosfera è rilassata. Non è infatti la loro prima esperienza in una zone terremotata. Irpinia, Umbria, Molise e adesso anche l’Abruzzo.
Il viaggio dura poco più di quattro ore e procede tranquillo, ma quando si arriva all’uscita autostradale “Aquila Est” si comincia a capire quello che è realmente successo. Camion pieni di aiuti umanitari, furgoncini della Croce Rossa, jeep della Protezione Civile si incolonnano al casello e intorno, in mezzo alle splendide montagne che circondano la città, si cominciano a vedere le prime case che presentano i segni del terremoto. Villette con il tetto quasi staccato, con un balcone quasi del tutto crollato oppure con crepe che permettono di vedere l’interno dell’abitazione sono ben visibili già dall’autostrada e arriva il momento in cui realmente si comincia a pensare a cosa ci si troverà di fronte.
Il tragitto verso il Campo Base dei Vigili del Fuoco della Toscana è piuttosto breve, ma si fa in tempo a vedere le prime tendopoli che circondano la città. Mi spiegano che per il momento tutta L’Aquila è sigillata, in attesa che si facciano i sopralluoghi e le perizie necessarie per dichiarare agibili le abitazioni.
Il Campo Base è intorno ad una fabbrica dismessa di prodotti chimici a Monticchio, piccolo paese ad appena un chilometro da L’Aquila. Qui si trova anche la prima squadra dei Vigili del Fuoco senesi, pronta a ricevere il cambio e a ritornare nella propria città per trascorrere la Pasqua con i propri familiari. In cinque giorni hanno ricevuto oltre 2mila richieste d’intervento, Sono riusciti ad estrarre dalle macerie 5 persone ancora in vita, 20 feriti, ma anche 15 salme.
Giusto il tempo di arrivare, ritirare le consegne e subito arrivano i primi compiti. La squadra si divide in due: uno andrà a L’Aquila, mentre l’altra a Pescomaggiore, piccolissimo paese a oltre mille metri di altitudine messo in ginocchio dalla scossa della notte del 6 aprile. Seguo questi ultimi e con Marco, Luca, Fabrizio e Paolo in circa venti minuti giungiamo a destinazione. Ci vengono incontro due guardie forestali e chiedono informazioni sugli occupanti del veicolo, ci sono sciacalli in giro che hanno rubato giacche dei pompieri e della Protezione Civile, quindi la prudenza non è mai troppa. Parcheggiato il furgone ed osservate le macerie cadute dalla parete della chiesa, i quattro pompieri si mettono subito a disposizione della popolazione. I
l loro compito sembra semplice, la gente sembra ostica e chiede solo che venga gonfiata meglio un tenda, ma anche grazie al parrroco del paese presto arrivano le prime richieste, C’è chi ha dimenticato la biancheria intima, chi dei soldi, chi qualche oggetto prezioso, chi semplicemente la foto di qualche caro che per appoggiarla accanto alla brandina su cui è costretto a dormire. In certe situazioni il compito dei pompieri è anche entrare nelle case pericolanti per soddisfare le esigenze degli sfollati.
Un anziano signore e il parroco ci accompagnano nella piazzetta principale di Pescomaggiore dove c’è, o meglio c’era, una chiesa costruita nel 1400. Ha resistito a mille intemperie, ad almeno tre terremoti devastanti, a due guerre mondiali, ma la notte del 6 aprile non ha retto ai 5,8 gradi della scala Richter. Della chiesa rimane il portone centrale e poco altro, dato che il tetto è quasi del tutto crollato, così come il campanile e la parte alta della facciata. I vicoletti non fanno meno impressione, con case pericolanti e macerie dappertutto che di certo non agevolano il compito dei Vigili del Fuoco. Nonostante ciò i quattro ragazzi continuano ad accompagnare i cittadini nelle proprie abitazioni e, nel “tempo libero”, progettano come fare a rendere più sicure le tende e a proteggerle da vento e pioggia che sono previste nelle prossime ore. La tendopoli costruita dalla Protezione Civile non va bene, non è sicura e le tende rischiano di allagarsi in caso di pioggia. Tutto viene riprogettato e ubicato in un’altra posizione. Cominciano i lavori per la sistemazione dei container, per le tubature e per far arrivare elettricità alle tende. Il buio però incombe e non è possibile continuare a lavorare.
Gli abitanti del paese sono contentissimi del lavoro dei pompieri, li invitano a cena e mostrano la campana della chiesa che, in seguito al crollo è caduta in fondo ad una scarpata. Si tratta della campana di San Bernardino da Siena, uno stimolo in più per recuperarla. Verrà effettuata anche questa operazione, ma solo dopo aver assicurato il funzionamento della nuova tendopoli, grazie anche all’aiuto degli altri componenti della squadra, che domani (12 aprile) raggiungeranno Pescomaggiore. Alcune anziane persone, chiuse in macchina per sfuggire al vento freddo delle montagne aquilane mi fermano e dopo aver scambiato quattro chiacchiere sulle conseguenza del sisma, cominciano a esaltare il comportamento dei Vigili del Fuoco. Sono ormai le 19.30, la lunghissima giornata volge al termine e ai pompieri non resta che tornare al campo base. Una doccia in freddi container, una veloce cena alla mensa e poi tutti in tenda per riposare.
Domani e nei giorni successivi ci sarà ancora molto lavoro da fare per permettere una sistemazione dignitosa a chi ha perso tutto nel giro di pochi attimi.
SIENA. Le cinque di mattina, la città ancora avvolta nel buio della notte, le strade completamente vuote. E’ a quest’ora che parte la seconda fase della missione dei Vigili del Fuoco di Siena. Sono in dodici e a bordo di due furgoncini si mettono in viaggio per sostituire i propri colleghi che si trovano a L’Aquila sin dalla mattina successiva al terremoto. Si preparano a trascorrere dieci giorni tra le macerie del capoluogo abruzzese e dei paesi vicini, ma l’atmosfera è rilassata. Non è infatti la loro prima esperienza in una zone terremotata. Irpinia, Umbria, Molise e adesso anche l’Abruzzo.
Il viaggio dura poco più di quattro ore e procede tranquillo, ma quando si arriva all’uscita autostradale “Aquila Est” si comincia a capire quello che è realmente successo. Camion pieni di aiuti umanitari, furgoncini della Croce Rossa, jeep della Protezione Civile si incolonnano al casello e intorno, in mezzo alle splendide montagne che circondano la città, si cominciano a vedere le prime case che presentano i segni del terremoto. Villette con il tetto quasi staccato, con un balcone quasi del tutto crollato oppure con crepe che permettono di vedere l’interno dell’abitazione sono ben visibili già dall’autostrada e arriva il momento in cui realmente si comincia a pensare a cosa ci si troverà di fronte.
Il tragitto verso il Campo Base dei Vigili del Fuoco della Toscana è piuttosto breve, ma si fa in tempo a vedere le prime tendopoli che circondano la città. Mi spiegano che per il momento tutta L’Aquila è sigillata, in attesa che si facciano i sopralluoghi e le perizie necessarie per dichiarare agibili le abitazioni.
Il Campo Base è intorno ad una fabbrica dismessa di prodotti chimici a Monticchio, piccolo paese ad appena un chilometro da L’Aquila. Qui si trova anche la prima squadra dei Vigili del Fuoco senesi, pronta a ricevere il cambio e a ritornare nella propria città per trascorrere la Pasqua con i propri familiari. In cinque giorni hanno ricevuto oltre 2mila richieste d’intervento, Sono riusciti ad estrarre dalle macerie 5 persone ancora in vita, 20 feriti, ma anche 15 salme.
Giusto il tempo di arrivare, ritirare le consegne e subito arrivano i primi compiti. La squadra si divide in due: uno andrà a L’Aquila, mentre l’altra a Pescomaggiore, piccolissimo paese a oltre mille metri di altitudine messo in ginocchio dalla scossa della notte del 6 aprile. Seguo questi ultimi e con Marco, Luca, Fabrizio e Paolo in circa venti minuti giungiamo a destinazione. Ci vengono incontro due guardie forestali e chiedono informazioni sugli occupanti del veicolo, ci sono sciacalli in giro che hanno rubato giacche dei pompieri e della Protezione Civile, quindi la prudenza non è mai troppa. Parcheggiato il furgone ed osservate le macerie cadute dalla parete della chiesa, i quattro pompieri si mettono subito a disposizione della popolazione. I
l loro compito sembra semplice, la gente sembra ostica e chiede solo che venga gonfiata meglio un tenda, ma anche grazie al parrroco del paese presto arrivano le prime richieste, C’è chi ha dimenticato la biancheria intima, chi dei soldi, chi qualche oggetto prezioso, chi semplicemente la foto di qualche caro che per appoggiarla accanto alla brandina su cui è costretto a dormire. In certe situazioni il compito dei pompieri è anche entrare nelle case pericolanti per soddisfare le esigenze degli sfollati.
Un anziano signore e il parroco ci accompagnano nella piazzetta principale di Pescomaggiore dove c’è, o meglio c’era, una chiesa costruita nel 1400. Ha resistito a mille intemperie, ad almeno tre terremoti devastanti, a due guerre mondiali, ma la notte del 6 aprile non ha retto ai 5,8 gradi della scala Richter. Della chiesa rimane il portone centrale e poco altro, dato che il tetto è quasi del tutto crollato, così come il campanile e la parte alta della facciata. I vicoletti non fanno meno impressione, con case pericolanti e macerie dappertutto che di certo non agevolano il compito dei Vigili del Fuoco. Nonostante ciò i quattro ragazzi continuano ad accompagnare i cittadini nelle proprie abitazioni e, nel “tempo libero”, progettano come fare a rendere più sicure le tende e a proteggerle da vento e pioggia che sono previste nelle prossime ore. La tendopoli costruita dalla Protezione Civile non va bene, non è sicura e le tende rischiano di allagarsi in caso di pioggia. Tutto viene riprogettato e ubicato in un’altra posizione. Cominciano i lavori per la sistemazione dei container, per le tubature e per far arrivare elettricità alle tende. Il buio però incombe e non è possibile continuare a lavorare.
Gli abitanti del paese sono contentissimi del lavoro dei pompieri, li invitano a cena e mostrano la campana della chiesa che, in seguito al crollo è caduta in fondo ad una scarpata. Si tratta della campana di San Bernardino da Siena, uno stimolo in più per recuperarla. Verrà effettuata anche questa operazione, ma solo dopo aver assicurato il funzionamento della nuova tendopoli, grazie anche all’aiuto degli altri componenti della squadra, che domani (12 aprile) raggiungeranno Pescomaggiore. Alcune anziane persone, chiuse in macchina per sfuggire al vento freddo delle montagne aquilane mi fermano e dopo aver scambiato quattro chiacchiere sulle conseguenza del sisma, cominciano a esaltare il comportamento dei Vigili del Fuoco. Sono ormai le 19.30, la lunghissima giornata volge al termine e ai pompieri non resta che tornare al campo base. Una doccia in freddi container, una veloce cena alla mensa e poi tutti in tenda per riposare.
Domani e nei giorni successivi ci sarà ancora molto lavoro da fare per permettere una sistemazione dignitosa a chi ha perso tutto nel giro di pochi attimi.