Il potere vuole una città ubbidiente. E zitta
di Raffaella Zelia Ruscitto
SIENA. Cosa accade in questi giorni a Siena? Sembra quasi che, in risposta alla manifestazione di protesta organizzata dalle opposizioni, in Consiglio Comunale si sia attivata una serie di operazioni ancora più oscure, volte ad accaparrarsi ogni brandello di restante patrimonio cittadino non ancora del tutto spianato dalla mala gestione politica e amministrativa degli ultimi quindici anni. O forse, semplicemente, non è cambiato nulla, anzi. Ogni tentativo di rinnovamento messo in atto fuori e dentro il Partito Democratico è miseramente fallito. Ogni possibile cambio di passo, modifica nel modus operandi degli amministratori pubblici come dei politici (e spesso le due cose combaciano) è stato solo una pia illusione di chi, avendo creduto a qualche azzeccato slogan pre-elettorale, ha poi sostenuto, senza saperlo, la ricostituzione del vecchio sistema.
Sarà perchè c’è ben poco da spolpare… sarà perchè in passato c’era maggior attenzione all’apparenza, che non si esauriva con le belle parole ma andava oltre… sarà perchè oggi l’informazione ha maggiore incidenza, soprattutto grazie al lavoro di alcune ottime “gole profonde”… fatto sta che le discutibili scelte di chi è alla guida della città (su tutti i fronti) si notano parecchio, più e meglio che negli anni addietro. E allora ci domandiamo tutti dove intendano arrivare i nostri leader locali nel settore cultura. Dopo la nomina della Gabriella Barni di Coopculture nel cda della Chigiana (che apre ai privati per garantirsi la sopravvivenza!), con una operazione tutt’altro che trasparente e corretta, in questi giorni abbiamo assistito ad una serie di azioni che lasciano davvero l’amaro in bocca. Offerte accettate dall’Amministrazione con un ribasso “improprio” tanto da non garantire neppure la tutela dei lavoratori (e questa è l’amministrazione di centro – sinistra?); smembramento del patrimonio artistico della Pinacoteca Nazionale di Siena, con le opere del Seicento imballate e portate negli uffici della Soprintendenza… così, senza nessun confronto o progetto; lo svilimento senza soluzione di continuità del Santa Maria della Scala, giunto perfino ad una sospensione delle aperture al pubblico; la segnalazione di finanziamento, alla Regione, di eventi estemporanei, tutti da verificare nella validità, ma sicuramente proposti e promossi da amici e amici degli amici, a discapito, magari, di eventi ormai dalla chiara fama e dalla consolidata storia, come ad esempio il Terra di Siena Film Festival, che anche quest’anno si è visto rifiutare un contributo dalla Regione Toscana, nonostante i riconoscimenti raccolti in tutto il mondo con l’ultima edizione da poco conclusa. Un rifiuto che non trova altre spiegazioni se non nel mancato “allineamento” della fondatrice della kermesse cinematografica al pensiero unico del Sistema Siena.
La bocciatura arrivata dall’Europa, riletta oggi, appare più che meritata. La verità è che una pianificazione culturale a Siena non esiste. C’è un patrimonio, ereditato dal passato, che non si sa come promuovere… e neppure come sfruttare! L’unica cosa che appare è che si deve continuare a foraggiare la rete di relazioni del passato e, non potendo contare su banca, fondazione, università e annessi e connessi, si punti all’unico bene rimasto ancora fruibile: la cultura.
Non importa se non c’è competenza, se non ci sono idee, se non c’è un progetto valido neppure a pagarlo! La cosa fondamentale è che arriveranno soldi: dalla Regione (ovvero dall’amico Rossi ricandidato alla presidenza della Regione che ha promesso 40 milioni di euro) e dal ministro Franceschini (200 mila euro per le città capitali italiane della cultura (ovvero le sconfitte nella contesa europea).
L’ultima pensata culturale, quella che ha fatto infuriare non poco molti senesi, è quella del gruppo Opera laboratori fiorentini – Magistrato delle Contrade – Comune per la realizzazione di tour turistici finalizzati alla scoperta dei musei delle Contrade. I popoli dei rioni, ovvero i reali proprietari del musei, sono stati informati della proposta, prima che divenisse cosa fatta? Parrebbe di no. E proprio in questa indifferenza dei “piani alti” all’opinione o alla sensibilità della “base” starebbe tutto il problema. E pure il chiaro segnale di un cambiamento che non c’è stato.
Il tristemente noto “Sistema Siena” operava nelle segrete stanze, in forma numericamente ridotta, senza lasciar trasparire alcuna notizia, curandosi di mostrare la pappa scodellata e facendola passare per favolosa manna. Oggi assistiamo alla stessa gestione della cosa pubblica con l’aggiunta (aggravante) della presa in giro del rinnovamento, del doppiogiochismo, del predicare bene e razzolare male. La tanto agognata trasparenza, la decantata partecipazione, la condivisione doverosa delle decisioni riguardanti la collettività… tutto si è ridotto a novelle per creduloni.
E la banca? Intanto, notizia di queste ore, pare si sia ritirata dalla Sansedoni Spa. Mentre siamo ancora in attesa che il Cda della partecipata dalla Fondazione faccia un doveroso quanto dignitoso passo indietro.
Il presidente Profumo ci informa che “non c’è la fila” per la fusione con la banca senese, ma che “se arriva uno straniero con un assegno in bocca…”. E noi, umili sudditi, ci domandiamo di chi è la colpa. Di Mussari e Vigni, certo. E basta? E chi paga? Chi pagherà, eventualmente, i 300 milioni al Fisco per l’affare “Chianti Classico”? Chi pagherà tutti i crediti inesigibili, ovvero i prestiti a piene mani fatti agli amici?
E la Fondazione? La “forse notizia” di una manleva dell’allora presidente Mancini al cda della Sansedoni spa è la “forse notizia” più grottesca (questa sì) degli ultimi giorni. A gettare il sasso è stato il blogger Bastardo Senza gloria, al secolo Carlo Regina. Cominciamo ad entrare nell’ordine delle idee che le manleve fossero una simpatica moda negli ambienti politico-amministrativi-finanziari senesi. Gli incarichi si assumevano senza troppe preoccupazioni (anche se nettamente al di sopra delle riconosciute capacità), tanto poi, il capo di turno esonerava da ogni responsabilità diretta. Con buona pace delle responsabilità sottese agli incarichi e alle laute retribuzioni!
Pensate possa bastare? E invece non basta. Oggi è arrivata la notizia di uno sciopero al oltranza dei dipendenti dell’Enoteca Italiana. Quelli rimasti senza stipendio da mesi e con un futuro incerto. La situazione attuale non li rassicura. I loro diritti di lavoratori sono al momento sospesi. Nel silenzio del Pd e delle istituzioni pubbliche locali, che risultano essere soci dell’ente. E poi, a ruota, l’ipotesi di uno sciopero dei lavoratori Fruendo…
La città deve tacere – altrimenti è grottesca – e deve accettare le scelte di chi la amministra (possibilmente apprezzando e ringraziando come accadeva un tempo). La città non deve accorgersi della crisi incombente – se lo fa è autolesionista e non vuole risollevarsi – neppure quando è direttamente colpita. Si perdono posti di lavoro? E’ colpa di qualcuno, qualcosa… la giustizia farà il suo corso (salvo prescrizione) e certamente in qualche partito la cosa è stata liquidata con una bella serata di analisi e autocritica. E se a qualcuno questa sceneggiata non basta è perché è cattivo, gufo, magari non capisce, è uno sporco oppositore con iteressi diretti o indiretti… è un “frullato diffamatorio”! Ecco, aspettando Report e le storie che racconterà intorno a Mps, pare doveroso mettere le mani avanti e chiarire che, a volte, a distanza di qualche anno, le cose possono risultare anche peggio di come erano apparse in passato. Ed è questo, in fondo, che fa paura.