"L'aumento di capitale sarà eseguito in tarda primavera", spiega Viola
di Red
SIENA. Alessandro Profumo involontariamente mette il dito sulla piaga della politica italiana, la mancanza di una politica industriale. Eppure, a parole, dal presidente del Consiglio in giù, tutta una classe di governo si affanna da anni a proclamare sui media che la ripresa nasce da lì ma continuano a non realizzarla. Nella politica industriale ci stanno anche le banche, ovviamente. Profumo, alla domanda “Stato fuori dal Monte dei Paschi grazie all’ultimo aumento di capitale appena varato?”, risponde: “Sì. E bisognerebbe ricordare che molte banche, inglesi, tedesche, spagnole non possono dire lo stesso. Lo Stato da loro è ben presente nel capitale”. Forse perché sono Stati che una politica industriale ce l’hanno, mentre il fine del sindaco fiorentino e del banchiere genovese è ovviamente un altro.
Viola e Profumo hanno dato interviste separate, che esprimono una buona identità di vedute. Quello che colpisce, ovviamente tanto per non ripetersi, è che i vari giornalisti non chiedono mai una spiegazione del fatto che, ad appena tre mesi da un aumento di capitale di 5 miliardi, il tiro sia del Tandem che della controllante Bce sia stato talmente sbagliato che ne occorre un altro da 2,5. Chi ha sbagliato, e perché? Nell’inverno scorso il passaggio dagli annunciati 3 a 5 miliardi era suonato come un attacco alla presidente Mansi e alla Fondazione, un azionista indesiderato. Arrivare a sette tutto d’un botto avrebbe confermato le impressioni, forse a gennaio le contraddizioni sarebbero potute esplodere nelle dimissioni di Profumo, che sono state vicine almeno quanto annunciate. Gestione fallimentare o perversa?
Voilà, la signora Mansi è sparita e al suo posto ecco il Mancini-bis. Anche perché questa è la strada che vogliono i referenti politici di Clarich. Il governo italiano è interessato – con il suo apparente disinteresse – a che MPS venga ceduto a qualcuno che provvederà, come Alitalia e tanti altri esempi ci ricordano ogni giorno, a scaricarne i costi sullo Stato. Decisioni sovranazionali di un potentato economico che sta sostituendo il logoro potere dei partiti. Gente brava nell’afferrare i soldi e scaricare le spese. Già l’hanno fatto con le azioni MPS acquistate dai dipendenti con il TFR (lo Sblocca Italia di Renzi in questo dimostra di aver ben imparato la lezione), con le esternalizzazioni e i prepensionamenti finanziati dalla solidarietà dei dipendenti.
Il Tandem stavolta è garantito dai nuovi soci della Fondazione, che hanno i loro uomini nel CdA e hanno approvato l’operazione. Se obtorto collo, per aver scoperto una realtà differente da quella prospettata mesi or sono, o per condivisione di strategia non si saprà mai, ovviamente. Viola e Profumo ribadiscono l’identità di vedute con Patual e Fintech, e i patti sottostanti sono come quelli del Nazzareno: non li conosce nessuno. Intanto, per rimediare agli errori, hanno chiamato a Siena Fagioli, manager ex-Efibanca, per ristrutturare i crediti in sofferenza. Un manager che ha già lasciato in questi giorni gli incarichi detenuti e che sarà subito operativo. Ah, averci pensato prima!
In quanto a Palazzo Sansedoni, l’aumento di capitale verrà effettuato dopo l’approvazione del bilancio 2014, e quasi certamente non vi parteciperà. C’è tutto il tempo per organizzare una buona offerta e convincere l’opinione pubblica che l’interesse della Fondazione sarà quello di ringraziare per la generosa offerta e togliere il disturbo dall’azionariato di MPS. C’è bisogno di finanziare l’ente, così il partito potrà continuare a controllare il territorio. Poi si rimborserà il miliardo di Monti bond ancora in essere e la banca sarà pronta a traslocare. Eppure aveva spergiurato che lavorava per l’indipendenza del Monte, una sera in Fortezza , accanto a un giornalista prestigioso e prono: sarà stato il vino, sarà stato il caldo, sarà stata una folla di gente che sembrava arrabbiata…