Verona perde il confronto con Pro Wein e VinExpo
di Gianfranco Campione
SIENA. Una serie di meravigliose giornate di sole con temperature balneari, come non si ricordavano da anni, ha caratterizzato questa 45° edizione del VinItaly. Il favorevole andamento meteorologico ha smussato e raddolcito le tradizionali pecche organizzative e concettuali della Fiera, rendendole più sopportabili e facendo momentaneamente accantonare le critiche di fondo a questo appuntamento annuale.
Ma il dilemma di fondo resta. Che cosa è oggi il VinItaly? Una grande kermesse nazionalpopolare o una seria, professionale, efficace sede di incontro tra gli operatori di un settore fondamentale della nostra produzione agricola? E’ un teatrone della confusa, vitale, anche piacevole ma profondamente scombinata realtà dell’Italia attuale, o una rassegna delle migliori caratteristiche del settore che produce scambi nazionali ed internazionali, che genera lavoro, che dà impulso alle sue potenzialità?
Io credo che gli organizzatori del VinItaly abbiano costantemente evitato di darsi questa risposta, forse sperando che i problemi si aggiustassero da soli. Ma così non è. Le Fiere concorrenti, parlo soprattutto della ProWein di Dusseldorf e del VinExpo di Bordeaux, continuano a muoversi ed a progredire, ci stringono, ci tagliano gli spazi, offrendo agli operatori che vi partecipano organizzazione impeccabile, trasporti puntuali ed integrati, posteggi adeguati, selezione accurata dei partecipanti. Esattamente quello che Verona non è stata in grado di fare fino ad oggi.
Nei corridoi del VinItaly si è sentito dire che qualcosa cambierà nei prossimi anni. Si parla, ad esempio, di modificare nel 2012 la durata, oggi eccessiva, della manifestazione, iniziandola di domenica e riducendola a 3 giorni . Alcuni prevedono un deciso taglio al numero dei visitatori, limitandoli strettamente ai soli operatori del settore. Noi ci auguriamo sinceramente che qualcosa venga fatto, ma forse il tempo di prendere le decisioni fondamentali è già scaduto.
E ora due parole sul tema concreto del commercio del vino.
In genere, tra gli stand ho percepito una atmosfera più positiva rispetto ai drammatici due anni precedenti. Certo, il livello dei prezzi a cui avvengono le principali transazioni è ancora molto basso, ma si ricomincia a parlare di qualità e non solo di prezzo . Il Prosecco ed il Moscato d’Asti sono le due grandi stars del momento. La richiesta di questi due prodotti, specie dagli USA, è tuttora imponente. Nel padiglione della Toscana l’atmosfera è sembrata un po’ più sollevata ma sono ben lontani i tempi in cui l’affollamento impediva quasi la mobilità tra gli stand.
Credo che dovremo sempre più rassegnarci al fatto che la posizione di privilegio goduta dalla nostra regione appartenga ormai al passato. Le realtà emergenti dalle altre regioni si consolidano sempre di più, si esprimono con vivacità, novità e ad ottimi livelli qualitativi. Gran parte dei nostri produttori si sta rendendo conto di questi cambiamenti e sono convinto che moltiplicherà i suoi sforzi per uscire dalla crisi.