![](https://www.ilcittadinoonline.it/wp-content/uploads/import/1288112150234.jpg)
SIENA. Un’interrogazione a risposta scritta sull’utilizzo dei fanghi di depurazione in agricoltura, rivolta ai ministri dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, e dell’Agricoltura, Giancarlo Galan, è stata depositata nei giorni scorsi da Susanna Cenni, deputata del Partito democratico e membro della commissione Agricoltura alla Camera. L’interrogazione è stata sottoscritta da Raffaella Mariani, capogruppo Pd in Commissione Ambiente, e da Franco Ceccuzzi.
“Chiediamo al Governo – spiega la deputata senese – che ha predisposto il decreto che recepisce la direttiva comunitaria sui rifiuti attualmente all’esame delle commissioni parlamentari, di introdurre nella norma un principio di prossimità e coinvolgere e responsabilizzare gli enti locali nell’utilizzo dei fanghi, nel rilascio delle concessioni e nei relativi controlli, soprattutto in relazione alla sicurezza dei cittadini e all’emissione di cattivi odori. Già il Consiglio provinciale di Siena aveva adottato nelle scorse settimane un ordine del giorno che andava nella stessa direzione”.
“Ad oggi – spiega Cenni – lo schema di decreto varato dal Governo non consente alle amministrazioni territoriali di porre limiti all’utilizzo di fanghi che provengono da altri territori, dei quali non sempre è possibile tracciare con sicurezza la provenienza. Un problema conosciuto anche nel nostro territorio, come sanno i cittadini del comune di Asciano. Occorre dunque razionalizzare con maggior efficacia il trattamento e lo smaltimento dei fanghi, responsabilizzando l’intera filiera di produzione e gli enti locali, promuovendo processi di tutela ambientale in modo da evitare anche i costi economici oggi necessari per il trasporto dei fanghi da una Regione all’altra del Paese. Gli enti locali devono poter programmare direttamente la gestione integrata dei fanghi prodotti dai processi di depurazione delle acque reflue, perché questo è di fatto l’unico modo per avere garanzie di tracciabilità dei fanghi utilizzati”.
“Il riutilizzo in agricoltura – la deputata senese – è una valida soluzione al problema dello smaltimento dei fanghi di depurazione, rappresentando spesso una buona alternativa all’uso di fertilizzanti chimici. La direttiva comunitaria che disciplina l’utilizzo dei fanghi, con l’obiettivo di evitare effetti nocivi sul suolo, sulla vegetazione, sugli animali e sull'uomo, è però datata 1986. Occorre perciò rivedere i parametri sulla sicurezza e soprattutto occorre che gli enti locali e i territori siano responsabilizzati e messi nella condizione di rassicurare i cittadini e gli agricoltori sull’origine dei fanghi che vengono utilizzati e sulla sicurezza per la salute, tanto più in territori come il nostro, caratterizzati da agricoltura di qualità”.
“Chiediamo al Governo – spiega la deputata senese – che ha predisposto il decreto che recepisce la direttiva comunitaria sui rifiuti attualmente all’esame delle commissioni parlamentari, di introdurre nella norma un principio di prossimità e coinvolgere e responsabilizzare gli enti locali nell’utilizzo dei fanghi, nel rilascio delle concessioni e nei relativi controlli, soprattutto in relazione alla sicurezza dei cittadini e all’emissione di cattivi odori. Già il Consiglio provinciale di Siena aveva adottato nelle scorse settimane un ordine del giorno che andava nella stessa direzione”.
“Ad oggi – spiega Cenni – lo schema di decreto varato dal Governo non consente alle amministrazioni territoriali di porre limiti all’utilizzo di fanghi che provengono da altri territori, dei quali non sempre è possibile tracciare con sicurezza la provenienza. Un problema conosciuto anche nel nostro territorio, come sanno i cittadini del comune di Asciano. Occorre dunque razionalizzare con maggior efficacia il trattamento e lo smaltimento dei fanghi, responsabilizzando l’intera filiera di produzione e gli enti locali, promuovendo processi di tutela ambientale in modo da evitare anche i costi economici oggi necessari per il trasporto dei fanghi da una Regione all’altra del Paese. Gli enti locali devono poter programmare direttamente la gestione integrata dei fanghi prodotti dai processi di depurazione delle acque reflue, perché questo è di fatto l’unico modo per avere garanzie di tracciabilità dei fanghi utilizzati”.
“Il riutilizzo in agricoltura – la deputata senese – è una valida soluzione al problema dello smaltimento dei fanghi di depurazione, rappresentando spesso una buona alternativa all’uso di fertilizzanti chimici. La direttiva comunitaria che disciplina l’utilizzo dei fanghi, con l’obiettivo di evitare effetti nocivi sul suolo, sulla vegetazione, sugli animali e sull'uomo, è però datata 1986. Occorre perciò rivedere i parametri sulla sicurezza e soprattutto occorre che gli enti locali e i territori siano responsabilizzati e messi nella condizione di rassicurare i cittadini e gli agricoltori sull’origine dei fanghi che vengono utilizzati e sulla sicurezza per la salute, tanto più in territori come il nostro, caratterizzati da agricoltura di qualità”.