FIRENZE. Emerge, a qualche giorno dalla consegna del rapporto sulla Geotermia in Amiata commissionato dalla Regione Toscana all'Università di Siena, quanto concluso dai ricercatori. Anche attraverso osservazioni sul campo gli studiosi di Siena sono giunti alla conclusione che geotermia e rispetto dell’ambiente non sono incompatibili e non ci sarebbe nessuna interferenza sulle acque, come sostenevano – e sostengono – i comitati ambientali amiatini.
Certo, alcuni aspetti dello sfruttamento geotermico in Amiata vanno "corretti".
In base all’analisi delle acque di falda e fluviali, dei fluidi geotermici, del suolo e della qualità dell’aria, i ricercatori hanno giudicato non necessario alcuno stop all’attività di sfruttamento geotermico della zona, ma hanno suggerito di seguire una serie di prescrizioni per tutelare l’ambiente. Prima fra tutte la necessità di chiudere la centrale PC2 a Piancastagnaio, l’unica delle cinque in funzione sull’Amiata che scarica direttamente in atmosfera senza utilizzare il sistema Amis, capace di abbattere gran parte delle emissioni di acido solfidrico e del mercurio.
Altri suggerimenti: l’abbattimento dei sali di boro che si sciolgono nelle acque di deflusso dei pozzi geotermici, la chiusura mineraria dei pozzi non più utilizzati, lo smantellamento delle strutture in disuso, la prosecuzione del monitoraggio della qualità dell’aria.
Compito dell’indagine, è stato spiegato, era anche quello di approfondire e sottoporre a validazione scientifica le tesi del geologo Andrea Borgia della società Edra, secondo cui sull’Amiata sarebbe in atto, almeno sul versante meridionale, un collasso gravitativo che porterebbe il campo geotermico a contatto con l’acquifero superficiale, portando ad un aumento della concentrazione degli inquinanti nelle acque di falda. Da questa tesi deriva la richiesta di riduzione o interruzione dello sfruttamento geotermico, che sarebbe fragile e facile allo svuotamento, per validare questa ipotesi e permettere la ricarica dell’acquifero.
In base allo studio i ricercatori hanno escluso che siano in atto fenomeni di collasso gravitativo e che il vulcano stia "crollando" su se stesso. L’indagine è stata presenta oggi a Firenze dal coordinatore dei ricercatori Carlo Gaggi insieme, tra gli altri, all’assessore all’ambiente Anna rita Bramerini.
"È il primo studio così completo sull’Amiata – ha sottolineato l’assessore – che analizza tutte le interferenze tra lo sfruttamento della geotermia e l’ambiente. La nostra intenzione è quella di far parlare la scienza e sviluppare un dibattito il più possibile sereno e spostato sul merito delle questioni e meno legato a supposizioni. Visto che il mondo scientifico ha opinioni diverse è necessario avere sedi di confronto in cui la scienza si misura e che permetta a noi di prendere le decisioni necessarie".
IL documento di ricerca, parla chiaro: nessuna interferenza tra i fluidi geotermici e l’acquifero dell’Amiata. Una valutazione che deriva dai bassi livelli di boro riscontrati nelle acque di falda. Una falda freatica che impiega dai 2 ai 3 anni per svuotarsi, e le cui portate sono in stretta correlazione con le piogge, diminuite di un quarto rispetto alla media degli ultimi 70 anni: i ricercatori non hanno rilevato nessun fenomeno di collassamento del vulcano e nessuna correlazione tra l’estrazione del vapore e il normale andamento dell’acquifero e delle sorgenti del Fiora.