di Augusto Mattioli
SIENA. Il Consorzio per la tutela del Palio non ci sta. Qualche giorno fa un’artigiana senese, che produce ceramiche con i colori delle contrade, ha protestato anche a nome del padre perché a suo dire il Consorzio pretenderebbe di essere pagato per lo sfruttamento dei marchi delle contrade con cifre elevate , tra i 2500 e i 5000 euro all’anno.
Stamattina (26 febbraio) in una conferenza stampa il Consorzio ha risposto, facendo presente che gli artigiani della provincia di Siena non devono pagare nessuna somma per lo sfruttamento dei marchi. Questo dopo un accordo sottoscritto con la Camera di Commercio di Siena nel 2006, in base al quale ogni artigiano stipula con Consorzio un contratto per la licenza che viene rilasciata a titolo gratuito "per l’uso non esclusivo del marchio collettivo di garanzia”, dopo che lo stesso consorzio ha controllato il rispetto dell’iconografia contradaiola.
“Si tratta di un accordo che va incontro agli artigiani senesi che devono solo firmare questo contratto facendo vedere se le cose che realizzano rispettano i simboli delle contrade", sottolinea Fabio Caselli, presidente del Consorzio. "Figuriamoci se vogliamo danneggiare gli artigiani senesi – aggiunge Stefano Maestrini, amministratore delegato del Consorzio – anzi, l’accordo che abbiamo fatto è un’ulteriore forma di aiuto per loro. Se l’artigiano che protesta viene da noi e sottoscrive il contratto non ci sono problemi di alcun genere”.
Il contrasto con la ditta artigiana è emerso quando un contradaiolo della Chiocciola ha segnalato che in un sito americano si pubblicizzavano ceramiche prodotte a Siena che gli sembravano non conformi.
Il consorzio si è mosso contattando l’importatore americano che ha risposto “in malo modo”, sottolinea Maestrini. Successivamente è stato interessato anche un legale che faceva presente che i marchi erano registrati a livello internazionale e che quindi era diritto del consorzio intervenire.
SIENA. Il Consorzio per la tutela del Palio non ci sta. Qualche giorno fa un’artigiana senese, che produce ceramiche con i colori delle contrade, ha protestato anche a nome del padre perché a suo dire il Consorzio pretenderebbe di essere pagato per lo sfruttamento dei marchi delle contrade con cifre elevate , tra i 2500 e i 5000 euro all’anno.
Stamattina (26 febbraio) in una conferenza stampa il Consorzio ha risposto, facendo presente che gli artigiani della provincia di Siena non devono pagare nessuna somma per lo sfruttamento dei marchi. Questo dopo un accordo sottoscritto con la Camera di Commercio di Siena nel 2006, in base al quale ogni artigiano stipula con Consorzio un contratto per la licenza che viene rilasciata a titolo gratuito "per l’uso non esclusivo del marchio collettivo di garanzia”, dopo che lo stesso consorzio ha controllato il rispetto dell’iconografia contradaiola.
“Si tratta di un accordo che va incontro agli artigiani senesi che devono solo firmare questo contratto facendo vedere se le cose che realizzano rispettano i simboli delle contrade", sottolinea Fabio Caselli, presidente del Consorzio. "Figuriamoci se vogliamo danneggiare gli artigiani senesi – aggiunge Stefano Maestrini, amministratore delegato del Consorzio – anzi, l’accordo che abbiamo fatto è un’ulteriore forma di aiuto per loro. Se l’artigiano che protesta viene da noi e sottoscrive il contratto non ci sono problemi di alcun genere”.
Il contrasto con la ditta artigiana è emerso quando un contradaiolo della Chiocciola ha segnalato che in un sito americano si pubblicizzavano ceramiche prodotte a Siena che gli sembravano non conformi.
Il consorzio si è mosso contattando l’importatore americano che ha risposto “in malo modo”, sottolinea Maestrini. Successivamente è stato interessato anche un legale che faceva presente che i marchi erano registrati a livello internazionale e che quindi era diritto del consorzio intervenire.