SIENA. Il convegno "Il turismo del vino in vetrina" ha avuto luogo oggi (23 maggio), all'interno delle "Settimane dei vini".
Il convegno presieduto da Paolo Valentino corrispondente da Washington del "Corriere della sera", è stato aperto da Claudio Galletti, presidente dell'Enoteca Italiana e da Chiara Lungarotti del Movimento Turismo del Vino. Hanno presentato gli esiti di due azioni strategiche relativamente alla certificazione dell'accoglienza in cantina già effettuata in Toscana, Umbria e Lazio, e dei piani regolatori del vino che mirano a risolvere in modo omogeneo le problematiche sociali, economiche e urbanistiche dei distretti enologici.
"E' il come viene accolto il visitatore che è fondamentale", ha spiegato Chiara Lungarotti presidente del Movimento Turismo del Vino, sottolineando l'esigenza di imporre gli standard di qualità."Nei prossimi due anni – ha aggiunto – abbiamo intenzione di certificare tutte le nostre associate d'Italia. Un progetto ambizioso necessario per permettere alle aziende di offrire un qualcosa in più per dire: lì potete trovare davvero un'accoglienza con i focchi".
Testimonianze sono venute da Massimo Vedovelli, rettore dell'Università per Stranieri di Siena, Alessandro Regoli di WineNews, Giovanni Ricasoli Firidolfi, capitano generale della Lega del Chianti, Honno Stepski e Vittoria Cisonno. Da Donatella Cinelli Colombini, ideatrice di "Cantine aperte" e autrice di due manuali sul turismo del vino arrivano le informazioni più specifiche sulla nuova segmentazione dell'offerta e della domanda di enoturismo. I 4 target in cui è possibile dividere i turisti del vino: amanti del lusso, super esteri, turisti del vino e turisti per caso danno origine a tre tipologie di cantine aperte al pubblico. Ci sono le cattedrali di cui fanno parte le cantine d'autore che in Italia portano la firma di Renzo Piano, Gae Aulenti e Piero Sartogo, le cantine con identità forte cioè gli scrigni dei grandi produttori dove bussano i super esperti, le cantine classiche che proliferano imitandosi una con l'altra e le funzionali, dove domina la tecnica. L'analisi porta a 4 identikit di turisti del vino. Un esame che riserva molte conferme e qualche sorpresa: l'amante del lusso è quasi sempre straniero e adora le cantine famose e aristocratiche, il super esperto aspira a un numero illimitato di degustazioni in anteprima o di antiquariato. Meno ossessionato dal bisogno di collezionare cantine, il normale turista del vino coltiva il suo interesse con corsi, letture e assaggi, infine il turista per caso vede la tecnologia enologica come un elemento fortemente negativo.
A conclusione dei lavori, Eugenio Magnani, direttore generale Enit (agenzia nazionale del turismo) ha disegnando il quadro d'insieme dell'enoturismo. E' un comparto che accresce la sua importanza ogni anno e prende caratteri propri staccandosi dagli altri turismi, soprattutto è un segmento che tiene nonostante la crisi e anzi accetta la sfida con i competitori esteri rinnovandosi e qualificandosi costantemente.
Il convegno presieduto da Paolo Valentino corrispondente da Washington del "Corriere della sera", è stato aperto da Claudio Galletti, presidente dell'Enoteca Italiana e da Chiara Lungarotti del Movimento Turismo del Vino. Hanno presentato gli esiti di due azioni strategiche relativamente alla certificazione dell'accoglienza in cantina già effettuata in Toscana, Umbria e Lazio, e dei piani regolatori del vino che mirano a risolvere in modo omogeneo le problematiche sociali, economiche e urbanistiche dei distretti enologici.
"E' il come viene accolto il visitatore che è fondamentale", ha spiegato Chiara Lungarotti presidente del Movimento Turismo del Vino, sottolineando l'esigenza di imporre gli standard di qualità."Nei prossimi due anni – ha aggiunto – abbiamo intenzione di certificare tutte le nostre associate d'Italia. Un progetto ambizioso necessario per permettere alle aziende di offrire un qualcosa in più per dire: lì potete trovare davvero un'accoglienza con i focchi".
Testimonianze sono venute da Massimo Vedovelli, rettore dell'Università per Stranieri di Siena, Alessandro Regoli di WineNews, Giovanni Ricasoli Firidolfi, capitano generale della Lega del Chianti, Honno Stepski e Vittoria Cisonno. Da Donatella Cinelli Colombini, ideatrice di "Cantine aperte" e autrice di due manuali sul turismo del vino arrivano le informazioni più specifiche sulla nuova segmentazione dell'offerta e della domanda di enoturismo. I 4 target in cui è possibile dividere i turisti del vino: amanti del lusso, super esteri, turisti del vino e turisti per caso danno origine a tre tipologie di cantine aperte al pubblico. Ci sono le cattedrali di cui fanno parte le cantine d'autore che in Italia portano la firma di Renzo Piano, Gae Aulenti e Piero Sartogo, le cantine con identità forte cioè gli scrigni dei grandi produttori dove bussano i super esperti, le cantine classiche che proliferano imitandosi una con l'altra e le funzionali, dove domina la tecnica. L'analisi porta a 4 identikit di turisti del vino. Un esame che riserva molte conferme e qualche sorpresa: l'amante del lusso è quasi sempre straniero e adora le cantine famose e aristocratiche, il super esperto aspira a un numero illimitato di degustazioni in anteprima o di antiquariato. Meno ossessionato dal bisogno di collezionare cantine, il normale turista del vino coltiva il suo interesse con corsi, letture e assaggi, infine il turista per caso vede la tecnologia enologica come un elemento fortemente negativo.
A conclusione dei lavori, Eugenio Magnani, direttore generale Enit (agenzia nazionale del turismo) ha disegnando il quadro d'insieme dell'enoturismo. E' un comparto che accresce la sua importanza ogni anno e prende caratteri propri staccandosi dagli altri turismi, soprattutto è un segmento che tiene nonostante la crisi e anzi accetta la sfida con i competitori esteri rinnovandosi e qualificandosi costantemente.