Trovati 83 lavoratori in nero, per un totale di oltre 7 mila giornate lavorative non dichiarate al fisco tra il 2004 e il 2008. L’attività di indagine è stata condotta dai finanzieri del Nucleo Polizia tributaria attraverso di una serie di interventi ispettivi condotti sul territorio provinciale e regionale.
Protagonista di questa storia di lavoro sommerso è una società cooperativa sociale con sede in Siena, impegnata nell'attività di assistenza ad anziani, minori e disabili. Al termine dell’attività investigativa è emerso che la Onlus si è avvalsa in modo sistematico della collaborazione di 28 lavoratori in nero nel 2004, di 23 nel 2005, di 28 nel 2006 e di 4 lavoratori in nero nel biennio 2007-2008. Si tratta per lo più di lavoratori senesi, con un età compresa dai 30 ai 60 anni. Quello che più ha sorpreso gli investigatori è che tra i soci volontari c’erano anche ben 12 dipendenti della Asl di Siena, con qualifica di infermieri professionali. E’ bene chiarire che, vista la tipologia dell’ente tenuto per statuto ed atto costitutivo ad operare senza alcun scopo di lucro, non è ammesso alcun pagamento per le prestazioni rese dai soci volontari a cui è dovuto solo un rimborso legato alle distanze chilometriche percorse per svolgere i compiti di assistenza di volta in volta affidati. Invero, proprio al fine di guadagnare e non solo ottenere un mero rimborso spese, i predetti lavoratori in nero, inclusi gli infermieri specialistici dell’Asl, presentavano alla Onlus documenti falsi. Aumentando le distanze i rimborsi proporzionalmente lievitavano. E così c’era un guadagno per tutti. Per alcuni anche una sorta di doppio stipendio. Si arrivava fino a 2.000 euro al mese. Per fare cassa si dichiarava anche di essere partiti da Siena nel primo pomeriggio, poi giunti a Torino e rientrati a Siena nella serata. E questo non una volta ogni tanto, ma anche 3 volte a settimana. Tratte di oltre mille chilometri in un sol giorno mai fatte, ma comunque ben rimborsate. Questo era il business. E per alimentarlo fino all’inverosimile si certificava di aver viaggiato anche in giornate non presenti nel calendario: il 31 Aprile ed il 31 di Giugno erano comunque giorni validi per ottenere altri rimborsi. L’impressione è che la direzione dell’ente sapesse e favorisse tale forma di impiego e pagamento al fine di garantirsi, a costi competitivi, una presenza sul mercato degli appalti pubblici finalizzati a fornire tali servizi ai cittadini. Le assunzioni avvenivano sulla base di un semplice colloquio, previo riscontro dei requisiti e dei titoli richiesti. Nessun contratto veniva stipulato, pertanto tali rapporti non venivano comunicati agli uffici del lavoro e della previdenza sociale. Nei libri e registri previsti per legge la loro presenza era omessa. Un lavoro sommerso, quindi, senza tutele giuridiche e senza rispettare alcun obbligo verso il fisco. L’intervento delle Fiamme gialle ha portato alla luce l'omesso versamento della ritenuta alla fonte sulle retribuzioni effettive corrisposte, per un valore complessivo pari a circa 400 mila euro.
Le violazioni in materia fiscale sono state segnalate all’Agenzia delle Entrate di Siena. Quelle in materia di lavoro sono state segnalate all'Ispettorato del Lavoro, all'INPS e all'INAIL ai fini della regolarizzazione della posizione dei lavoratori e per l'applicazione delle previste sanzioni amministrative, che vanno dai 1.500 € a 12 mila euro per ciascun lavoratore in nero, più 150 euro per ogni giornata di lavoro effettivo. L’ammontare complessivo delle sanzioni elevate è di tutto rilievo: da 1 (minimo) a 2 milioni di euro (massimo).