di Lisca
SIENA. La splendida vittoria di Istriceddu e Brio per i colori del Castellare segna indelebile questo Palio di mezz’agosto 2009. Sdigiunarsi dopo trent’anni è una favola sognata per tre decenni: aver visto vincere la propria Contrada a dieci anni e rivederla prima al bandierino a quaranta è roba da infarto. Tutta la gloria e la felicità al popolo civettino.
Vorrei fare due considerazioni a lato.
La prima è che si possono fare discorsi di ogni genere, firmare anche patti di sangue prima della carriera, spendersi in prima persona dei capitani, giurare e spergiurare davanti al mossiere e ai fantini la bontà delle proprie intenzioni di non ripetere più la mossa del luglio scorso durata oltre un’ora. Il povero mossiere, invitato a fare il viso dell’arme, sbraita, segna la lista dei buoni e cattivi da consegnare al sindaco, rischia una fogata dei malintenzionati, ma più di quanto ha fatto non poteva, a meno di prendere i fantini a revolverate.
L’altra è che, con tutta la buona volontà di tutti, sottosegretario compreso, e regolamenti governativi in itinere, otto avversarie fra i canapi non esiste barba di umano che si possano gestire: ci vuole l’Uomo Ragno o Superman. Per cui la mossa sarà sempre in mano ai fantini. Multateli, squalificateli come vi pare, ma sono loro che rischiano la faccia e spesso anche l’incolumità. Certo, per la gente di fòri andrebbero bene le “gabbie” come all’ippodromo, e mi commuove il ricordo di un grande contradaiolo, Fosco Doretto, che nel suo libro “Il mio Palio”, ha dedicato un capitolo a quei fautori della soluzione finale che lui chiamava “I gabbiani”. Ma il modo lo trovò il Guidarini col discorsino semplice semplice: ai fantini diceva: “Entrate uno dietro l’altro come una fila di salciccioli, state al posto perché io do la mossa, e chi c’è c’è”. Stavolta la rigirata è toccata all’Onda, e il mossiere ha detto che chi vuol correre il posto se lo cerca, non gli deve venire dall’alto dei cieli. Ecco, basterebbe fare due o tre volte così, che ai fantini penserebbero le Contrade stesse a svegliarli. E sarebbe un gran bene, visto che il valsente è cospicuo, e la grana piace a tutti.
E ora Siena è tutta d’un colore, quello del Castellare.
SIENA. La splendida vittoria di Istriceddu e Brio per i colori del Castellare segna indelebile questo Palio di mezz’agosto 2009. Sdigiunarsi dopo trent’anni è una favola sognata per tre decenni: aver visto vincere la propria Contrada a dieci anni e rivederla prima al bandierino a quaranta è roba da infarto. Tutta la gloria e la felicità al popolo civettino.
Vorrei fare due considerazioni a lato.
La prima è che si possono fare discorsi di ogni genere, firmare anche patti di sangue prima della carriera, spendersi in prima persona dei capitani, giurare e spergiurare davanti al mossiere e ai fantini la bontà delle proprie intenzioni di non ripetere più la mossa del luglio scorso durata oltre un’ora. Il povero mossiere, invitato a fare il viso dell’arme, sbraita, segna la lista dei buoni e cattivi da consegnare al sindaco, rischia una fogata dei malintenzionati, ma più di quanto ha fatto non poteva, a meno di prendere i fantini a revolverate.
L’altra è che, con tutta la buona volontà di tutti, sottosegretario compreso, e regolamenti governativi in itinere, otto avversarie fra i canapi non esiste barba di umano che si possano gestire: ci vuole l’Uomo Ragno o Superman. Per cui la mossa sarà sempre in mano ai fantini. Multateli, squalificateli come vi pare, ma sono loro che rischiano la faccia e spesso anche l’incolumità. Certo, per la gente di fòri andrebbero bene le “gabbie” come all’ippodromo, e mi commuove il ricordo di un grande contradaiolo, Fosco Doretto, che nel suo libro “Il mio Palio”, ha dedicato un capitolo a quei fautori della soluzione finale che lui chiamava “I gabbiani”. Ma il modo lo trovò il Guidarini col discorsino semplice semplice: ai fantini diceva: “Entrate uno dietro l’altro come una fila di salciccioli, state al posto perché io do la mossa, e chi c’è c’è”. Stavolta la rigirata è toccata all’Onda, e il mossiere ha detto che chi vuol correre il posto se lo cerca, non gli deve venire dall’alto dei cieli. Ecco, basterebbe fare due o tre volte così, che ai fantini penserebbero le Contrade stesse a svegliarli. E sarebbe un gran bene, visto che il valsente è cospicuo, e la grana piace a tutti.
E ora Siena è tutta d’un colore, quello del Castellare.