SIENA. Certo sarebbe stato più aderente alla tradizione che la Civetta avesse fatto la sua cena della sua splendida vittoria nel rione e non in Piazza del Campo. Ma le difficoltà non sarebbero state poche per il centro storico. La vittoria della Civetta ha messo in evidenza quanto sia cambiato il palio in trent’anni. Una festa che ha perduto il suo territorio, nel senso che le contrade solo formalmente hanno i propri confini delineati dal bando di Violante di Baviera.
Però le contrade sopravvivono lo stesso, si sono anzi ingigantite dal punto di vista numerico, si sono dotate di belle strutture per le loro attività, ma hanno perduto il loro rapporto con il rione. Che è divenuto un'altra cosa rispetto a quello che era ancora trent’anni fa, nel 1979 quando vinse la Civetta. Un luogo dove ritrovarsi nei quattro giorni di palio e poco più.
Il rione vero era un’altra cosa. Era una vita davvero di comunità che sembra essere andata perduta per i cambiamenti avvenuti nella struttura della società.
Meglio o peggio? Di sicuro era diverso. Ma era forse lo specchio di un modo di vivere più familiare, più casareccio.
Il discorso ci porta lontano. Ci porta a chiederci cosa siano oggi le contrade, e che cosa tiene insieme tutte le persone che, soprattutto nei giorni del palio, le frequentano. Magari con atteggiamenti, non tutti certamente, da tifosi di una squadra di calcio. Porta a chiedersi anche se non siano mezzi per mettersi in mostra, per conquistare a chi le guida, visibilità in città.
Si spiegherebbero così le divisioni, le polemiche interne alle contrade, in occasione dei rinnovi degli organismi dirigenti, a partite dai capitani. Polemiche e divisioni che nascono solo da una legittima ambizione personale o appunto da interessi più concreti?
Insomma il palio si ha l’impressione sia diventato luogo di questi interessi, non solo dei fantini che fanno il bello e cattivo tempo e sfruttano finanziariamente le libidini del contradaioli, (basti pensare ai lunghissimi tempi delle due mosse di luglio e di agosto), ma anche dei dirigenti che lo seguono. Si ha proprio l’impressione che, come nella politica, ci sia un ceto paliesco che rimane, almeno nella mentalità, sempre uguale a se stesso. E che si faccia di tutto per restare nel giro, magari tramite qualche figura di rappresentanza. E poi non manca chi di applicare alle vicende paliesche lo stesso linguaggio della politica come ha fatto il consigliere provinciale della Pdl Lorenzo Rosso che, con i modi di un elefante in un negozio di cristalleria, ha chiesto le dimissioni del rettore del magistrato delle contrade Martinelli: subito rimbrottato dal priore della Civetta Rossi che ha parlato di “pareri del tutto personali”.
Sicuramente una discussione su cosa oggi sono le contrade (sempre più spesso oggetto di interesse della politica per la loro presa tra i contradaioli e quindi per il loro bacino di voti) sarebbe necessaria. Non c’è dubbio che sia importante parlare anche dei cavalli e della loro sicurezza come si è fatto mesi fa, ma capire cosa succede nelle contrade, capire cosa c'è che non va, lo sarebbe altrettanto.
Cena della Civetta, uno spunto per riflettere sulle contrade di oggi
di Augusto Mattioli