di Antonio Gigli
SIENA. Il Palio è un rito, è una festa, una guerra, una tradizione e mille altre cose. Il Palio, però, è anche polemica, un fattore presente sempre e comunque. Ci sono polemiche sulla scelta dei cavalli, sui fantini, sui troppi soldi, sul drappellone.
Proprio su quest'ultimo aspetto ci vogliamo soffermare, sottolineando come, a volte, si esageri. Quest'anno, forse per la prima volta, abbiamo avuto la quintessenza della polemica paliesca. Nei giorni scorsi è stato contestato il drappellone, il cencio, prima ancora di vederlo svelato al popolo contradaiolo e non. In un passato più o meno recente diverse opere, anche di artisti famosi in tutto il mondo, hanno ricevuto critiche dall'esigente mondo contradaiolo. Abbiamo visto madonne con gli occhi mandorla o con tre occhi, madonne che spingevano il bambino nel carrozzino, fantini nudi, arditi astrattismi, e le critiche sono piovute da più parti, a conferma che “non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace”.
Come può succedere che il drappellone venga criticato prima ancora di essere visto? Incredibile ma vero, la causa è l'origine etnica e religiosa del suo autore. Il cencio di questo Palio, infatti, sarà realizzato dall'artista libanese-italiano Ali Hassoun. Il pittore che da anni vive e lavora in Italia non è un fervente cattolico e questo, per alcuni, basta e avanza per criticare e contestare la scelta di affidargli il Palio che è pur sempre dedicato alla Madonna di Provenzano.
Se ne sono sentite tante sulla qualità dei cenci degli ultimi anni, ma criticare prima di aver visto …no, questo mai. Si è superato ogni limite, si è fatto diventare il Palio, inteso come manifestazione, arma politica e questo non va assolutamente bene. I primi a ribellarsi all'idea dovrebbero essere proprio i contradaioli, perchè questa ingerenza oggi può riguardare il drappellone, ma domani? Non è il Palio ad essere cambiato, come diciamo spesso, ma il clima che c'è intorno a noi. Tanto per esemplificare e smontare la tesi dei detrattori della scelta di Hassoun, possiamo ricordare come Sho Chiba (luglio1975) o lo stesso Guttuso (agosto 71), artisti di fama mondiale, non erano molto più cattolici di Hassoun quando dipinsero il Palio. Andando a ritroso nel tempo ricordiamo come certi grandi pittori del passato, autori di opere religiose, non fossero dei ferventi osservanti dei precetti cristiani. Il grande Caravaggio, per esempio, fu arrestato varie volte per possesso d'armi abusivo e ingiurie alle guardie cittadine e fu addirittura condannato a morte nel 1606, condanna che non venne eseguita solo per la fuga da Roma del pittore. Tutto questo non gli vietò di continuare a realizzare splendidi capolavori anche delle chiese, come la Madonna del Rosario, dipinta per la chiesa dei domenicani.
Tempi lontani, tempi diversi, è vero, ma un artista non dovrebbe mai essere giudicato per quello che è ma per quello che fa e se sabato sera il cencio di Hassoun piacerà, deve essere applaudito, altrimenti fischiato. Se fosse così, Hassoun sarebbe in buoan compagnia, visto che a Siena abbiamo criticato aspramente opere di artisti come Adami, Fiume, Cassinari e Paladino. La politica, però, quella brutta, quella della polemica trita e ritrita, lasciamola lontana dal tufo, comunque la pensiate, per favore.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
SIENA. Il Palio è un rito, è una festa, una guerra, una tradizione e mille altre cose. Il Palio, però, è anche polemica, un fattore presente sempre e comunque. Ci sono polemiche sulla scelta dei cavalli, sui fantini, sui troppi soldi, sul drappellone.
Proprio su quest'ultimo aspetto ci vogliamo soffermare, sottolineando come, a volte, si esageri. Quest'anno, forse per la prima volta, abbiamo avuto la quintessenza della polemica paliesca. Nei giorni scorsi è stato contestato il drappellone, il cencio, prima ancora di vederlo svelato al popolo contradaiolo e non. In un passato più o meno recente diverse opere, anche di artisti famosi in tutto il mondo, hanno ricevuto critiche dall'esigente mondo contradaiolo. Abbiamo visto madonne con gli occhi mandorla o con tre occhi, madonne che spingevano il bambino nel carrozzino, fantini nudi, arditi astrattismi, e le critiche sono piovute da più parti, a conferma che “non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace”.
Come può succedere che il drappellone venga criticato prima ancora di essere visto? Incredibile ma vero, la causa è l'origine etnica e religiosa del suo autore. Il cencio di questo Palio, infatti, sarà realizzato dall'artista libanese-italiano Ali Hassoun. Il pittore che da anni vive e lavora in Italia non è un fervente cattolico e questo, per alcuni, basta e avanza per criticare e contestare la scelta di affidargli il Palio che è pur sempre dedicato alla Madonna di Provenzano.
Se ne sono sentite tante sulla qualità dei cenci degli ultimi anni, ma criticare prima di aver visto …no, questo mai. Si è superato ogni limite, si è fatto diventare il Palio, inteso come manifestazione, arma politica e questo non va assolutamente bene. I primi a ribellarsi all'idea dovrebbero essere proprio i contradaioli, perchè questa ingerenza oggi può riguardare il drappellone, ma domani? Non è il Palio ad essere cambiato, come diciamo spesso, ma il clima che c'è intorno a noi. Tanto per esemplificare e smontare la tesi dei detrattori della scelta di Hassoun, possiamo ricordare come Sho Chiba (luglio1975) o lo stesso Guttuso (agosto 71), artisti di fama mondiale, non erano molto più cattolici di Hassoun quando dipinsero il Palio. Andando a ritroso nel tempo ricordiamo come certi grandi pittori del passato, autori di opere religiose, non fossero dei ferventi osservanti dei precetti cristiani. Il grande Caravaggio, per esempio, fu arrestato varie volte per possesso d'armi abusivo e ingiurie alle guardie cittadine e fu addirittura condannato a morte nel 1606, condanna che non venne eseguita solo per la fuga da Roma del pittore. Tutto questo non gli vietò di continuare a realizzare splendidi capolavori anche delle chiese, come la Madonna del Rosario, dipinta per la chiesa dei domenicani.
Tempi lontani, tempi diversi, è vero, ma un artista non dovrebbe mai essere giudicato per quello che è ma per quello che fa e se sabato sera il cencio di Hassoun piacerà, deve essere applaudito, altrimenti fischiato. Se fosse così, Hassoun sarebbe in buoan compagnia, visto che a Siena abbiamo criticato aspramente opere di artisti come Adami, Fiume, Cassinari e Paladino. La politica, però, quella brutta, quella della polemica trita e ritrita, lasciamola lontana dal tufo, comunque la pensiate, per favore.
© RIPRODUZIONE RISERVATA