Temirkanov dirige la Filarmonica di San Pietroburgo
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SIENA. Il concerto inaugurale della 69ª Settimana Musicale Senese è affidato quest’anno a uno dei più grandi direttori dei nostri giorni, Jurij Temirkanov, sul podio dell’orchestra più antica della Russia, la Filarmonica di San Pietroburgo che dal 1988 vanta Temirkanov come suo direttore artistico e direttore principale. Un gradito ritorno per l’Accademia Musicale Chigiana che ha già accolto la compagine russa con il suo direttore per il concerto inaugurale dell’edizione 2008. Il concerto, al Teatro dei Rinnovati martedì 10 luglio alle ore 21.15 è sponsorizzato dalla Banca Monte dei Paschi di Siena e presenta un programma prevalentemente di autori russi, con La grande Pasqua russa ouverture op. 36 di Rimskij-Korsakov e la Sinfonia n. 5 in mi min. op. 64 di Čajkovskij, cui si aggiunge uno dei concerti per violino e orchestra più conosciuti, quello di Mendelssohn, in mi minore op. 64, affidato alla giapponese Sayaka Shoji e al suo prezioso Stradivari “Elman” del 1729. Fra le migliori artiste della sua generazione, allieva di Uto Ughi ai corsi dell’Accademia Chigiana di Siena negli anni Novanta, la più giovane vincitrice del prestigioso Concorso Paganini (1999), Sayaka Shoji è oggi una solista affermata, regolarmente ospite delle più prestigiose orchestre internazionali.
Composta nel 1888 l’ouverture La grande Pasqua russa – dal titolo particolarmente evocativo – è una pagina sinfonica di raro fascino. La generosità della scrittura virtuosistica ed un manto sonoro splendente sono qui al servizio di una sontuosa rappresentazione sinfonica che intende rievocare – come racconta lo stesso Rimskij-Korsakov nella Cronaca della mia vita musicale – “l’aspetto pagano e leggendario della festa, il passaggio dalla scura e misteriosa sera del Sabato di Passione alla festosità sfrenata del mattino della Domenica di Pasqua”. La serata prosegue con il Concerto per violino e orchestra op. 64, frutto dell’ultima e piena maturità di Mendelssohn (che iniziò a scriverlo nell’estate del 1838, per concluderlo solo sei anni dopo), fra i grandi capolavori del genere e cavallo di battaglia dei maggiori virtuosi di violino. In queste pagine paiono convivere le due anime del musicista: da un lato il gusto e la sensibilità di segno romantico che si esprimono nella distesa cantabilità delle melodie, nella libertà quasi torrenziale e inarrestabile dell’invenzione, dall’altro una cura e un’esattezza di classica eleganza, che levigano possibili eccessi sentimentali, che cercano nel meccanismo musicale equilibri e perfezione con la maestria di uno scrupoloso orefice. Le ultime tre sinfonie di Čajkovskij, dalla Quarta (1878) alla Sesta, la nota Patetica (1893, l’anno della morte), si propongono ancora oggi come le pagine finali del tormentato diario personale del compositore, tali da accogliere le inquietudini e le paure di un uomo ipersensibile e fragile. La Sinfonia n. 5 in mi minore rappresenta il pannello centrale di questo trittico dominato, in maniera sempre più devastante, dai colori inquietanti di un destino che non risparmia nessun essere umano: prosegue insomma qui la narrazione di quella personale lotta contro il fato già avviata con la Quarta e destinata a culminare nel senso di tragica disfatta della Patetica. Concepita nei quattro classici movimenti, alla Quinta Sinfonia Čajkovskij cominciò a lavorare in modo assiduo nel maggio del 1888, durante un soggiorno estivo nel piccolo paese di Frolovskoe (nei pressi di Mosca), dove si era recato per potersi ritemprare dalla lunghissima e appena conclusa tournée in Europa; la sua prima esecuzione avvenne a San Pietroburgo il 5 novembre 1888, sotto la direzione dello stesso autore.
Biglietti: Primi posti (platea e palchi di I e II ordine) € 25; Ingresso (palchi di III e IV ordine) € 18; Ingresso ridotto* € 8 (le riduzioni sono riservate agli studenti, ai giovani sotto i 26 anni e a chi abbia compiuto 65 anni) . Info: tel. 0577-22091.