In un convegno a Firenze si parla di tutela del consumatore
FIRENZE.”Vogliamo fare i bancari, non i croupier, e vorremmo avere diritto all’obiezione di coscienza su certi prodotti che talvolta veniamo spinti a vendere senza sapere davvero, neppure noi, che cosa stiamo vendendo, tanto sono complessi”. Lo ha detto il segretario della Fiba (il sindacato bancari della Cisl) Toscana, Stefano Biondi, introducendo i lavori dell’incontro sulla tutela del risparmiatore che la Fiba ha organizzato a Firenze, con il patrocinio di Regione Toscana e fondazione culturale Responsabilità etica.
“Le banche oggi -ha spiegato Biondi- spesso sono dei negozi dove si vendono prodotti finanziari, dei quali lo stesso operatore che li vende spesso non sa il contenuto. E’ come comprare un prodotto alimentare nel quale non sappiamo se ci sono dentro delle materie tossiche. Dovremmo tornare a dividere la banca d’affari e dalla banca ordinaria, quella che aiuta il cittadino e l’economia a orientarsi e a crescere, che mette a disposizione la propria professionalita’ per il bene comune, per lo sviluppo. Non voglio dire che non debbono fare utili le banche, ma l’esasperazione che punta a fare denaro col denaro produce danni. Non possiamo aspettare un’improbabile grande riforma dei mercati internazionali. Ci sono ricette concrete ed efficaci -ha chiarito- che possono essere messe in campo subito. Occorre pero’ trovare una volonta’ condivisa tra istituzioni, risparmiatori e imprese, organizzazioni dei lavoratori”.
Il segretario generale nazionale della Fiba, Giulio Romani, ha sottolineato come su questo aspetto l’interesse dei clienti sia anche l’interesse dei lavoratori, perché ha affermato, “siamo convinti che tutelando i risparmiatori e le imprese la rete bancaria abbia una prospettiva piu’ solida che fregandoli”. “Ma quando diciamo questo -ha avvertito- ci accusano di far calare gli utili bancari e con questa scusa ci stracciano il contratto nazionale come hanno fatto il 16 settembre scorso. Non parlano invece dell’aumento sofferenze bancarie, che ormai hanno raggiunto in valore il costo del personale e non dicono che per meta’ queste sofferenze derivano direttamente da delibere prese dai vertici delle banche, dal direttore generale in su”.
“Le banche oggi -ha spiegato Biondi- spesso sono dei negozi dove si vendono prodotti finanziari, dei quali lo stesso operatore che li vende spesso non sa il contenuto. E’ come comprare un prodotto alimentare nel quale non sappiamo se ci sono dentro delle materie tossiche. Dovremmo tornare a dividere la banca d’affari e dalla banca ordinaria, quella che aiuta il cittadino e l’economia a orientarsi e a crescere, che mette a disposizione la propria professionalita’ per il bene comune, per lo sviluppo. Non voglio dire che non debbono fare utili le banche, ma l’esasperazione che punta a fare denaro col denaro produce danni. Non possiamo aspettare un’improbabile grande riforma dei mercati internazionali. Ci sono ricette concrete ed efficaci -ha chiarito- che possono essere messe in campo subito. Occorre pero’ trovare una volonta’ condivisa tra istituzioni, risparmiatori e imprese, organizzazioni dei lavoratori”.
Il segretario generale nazionale della Fiba, Giulio Romani, ha sottolineato come su questo aspetto l’interesse dei clienti sia anche l’interesse dei lavoratori, perché ha affermato, “siamo convinti che tutelando i risparmiatori e le imprese la rete bancaria abbia una prospettiva piu’ solida che fregandoli”. “Ma quando diciamo questo -ha avvertito- ci accusano di far calare gli utili bancari e con questa scusa ci stracciano il contratto nazionale come hanno fatto il 16 settembre scorso. Non parlano invece dell’aumento sofferenze bancarie, che ormai hanno raggiunto in valore il costo del personale e non dicono che per meta’ queste sofferenze derivano direttamente da delibere prese dai vertici delle banche, dal direttore generale in su”.