DB aiutava Mussari a imbellettare i bilanci del Monte. Come faceva con i suoi
di Red
SIENA. Il copione Monte dei Paschi di Siena – Banca d’Italia sembra, secondo le fonti tedesche e l’inchiesta dell’americana SEC a cui si è aggiunto il mastino Bloomberg, aver molte analogie con la vicenda Deutsche Bank – Bundesbank. Siccome a capo della Bce è stato messo Mario Draghi, il governatore che autorizzò l’acquisto di Antonveneta dopo quattro mesi che l’operazione era stata conclusa con i famosi bonifici che nessuno ha mai chiarito dove siano finiti, ci si può analogamente attendere che la verità sulle responsabilità negli anni ruggenti di Mussari non verrà mai completamente a galla. E oggi è pure morto Botin (presidente di Santander!). Eppure tra gli istituti a rischio, negli stress test che si stanno realizzando in questo periodo, l’importantissima banca tedesca non risulta essere stata inserita e la cosa non è di poco conto.
La BaFin, l’ente regolatore federale di vigilanza sulle attività bancarie, ha messo sotto accusa DB per operazioni spericolate che avrebbero minato le fondamenta finanziarie dell’istituto di credito, creato buchi e falsi di bilancio. E nel calderone ci sarebbero infilate tra le operazioni più a rischio proprio quelle messe in piedi con MPS. Deutsche Bank ha prestato a banche brasiliane (Banco do Brasil) e italiane (MPS), secondo la relazione fatta da Bloomberg, facendo sparire le transazioni dal suo bilancio, nonostante fossero registrate le risorse in questione, una somma vicina a 2,5 miliardi di euro. La corretta apposizione delle poste in bilancio avrebbe fatto emergere perdite insostenibili sui derivati: secondo Bundesbank fino a 12 miliardi di dollari.
“I prestiti concessi sarebbero circa 395,5 miliardi di euro, una cifra record che Deutsche Bank avrebbe escluso dal suo bilancio compensandoli con altre passività equivalenti” scrive formiche.net: “La banca ha guadagnato dagli accordi correlate ai prestiti, compresa la vendita dell’assicurazione sui bond governativi. I documenti sui prestiti al Monte dei Paschi e sul Banco do Brasil mostrano come gli accordi conclusi fossero strutturati per permettere la sostituzione o la cancellazione delle passività”. Ogni miliardo di euro derivante da questi accordi che Deutsche Bank ha tolto dal suo bilancio ha infatti accresciuto la convinzione che si trattasse di un gruppo sano a livello finanziario e patrimoniale. Anche se all’inizio dell’accordo con Rocca Salimbeni DB abbia guadagnato 60 milioni di euro per permettere a Mussari e Vigni di imbellettare, probabilmente, i bilanci.
Rimanendo alla finestra a guardare il mondo che passava, oggi Mussari sarebbe il primo banchiere italiano. D’altra parte Monte dei Paschi era arrivata a diventare la terza banca italiana proprio per la prudenza che aveva contraddistinto il proprio management fino alla famigerata legge Amato del 1995: bastava rimanere nel solco della tanto biasimata tradizione. Con quanto speso per comprare Antonveneta, appena due anni dopo, si poteva diventare il primo azionista di Santander. O di Unicredit, che nonostante Profumo, subiva le angherie del mercato. Al dottor Clarich basterebbero tre miliardi. Si rifaccia i conti, perché Mussari a fine maggio 2008 non aveva ottemperato alle prescrizioni obbligatorie di Banca d’Italia (pietra del contendere il Fresh che oggi sappiamo essere un pasticcio gigantesco). Che gli autorizzò a fine settembre il via libera, quando i soldi erano all’estero e le insegne MPS sulle agenzie di Padova da 4 mesi. Cinque miliardi del 2008 l’inutile aumento di capitale del Monte più due del 2011 fino a quelli di Profumo che gli stress test potrebbero stabilire insufficienti. Mentre Deutsch Bank continuava a fare affari anche con la Fondazione truffata (era nel pool dei creditori del 2012 che ristrutturarono il debito contratto da Mancini per l’aumento di capitale del luglio 2011).