L'appuntamento nell'Aula Magna del Rettorato,
Sguardi incrociati, con l’introduzione di Pietro Montani, raccoglie una serie di riflessioni sull’ultimo libro di Dinoi: Lo sguardo e l’evento. I media, la memoria, il cinema, a firma di Luca Venzi, Maria Cristina Addis, Stefano Jacoviello, Angela Mengoni, Gabriele Biotti, Edoardo Becattini, Simone Ghelli, Clemens-Carl Härle, Paolo Bertetti, Agostino Arciuolo, Vincenzo Cascone, Flavio Pintarelli e Nicola Perugini. L’evento, oggetto di studio da parte di Dinoi, è l’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001 e l’analisi delle modalità con cui i media hanno rappresentato e fatto conoscere l’accaduto. Che ne è della realtà – scrive Dinoi – di ciò che esperiamo come realtà, quando la nostra percezione di essa si fa anche e, soprattutto, attraverso l’immagine mediatica? Qual è il posto dell’altro all’interno delle immagini che siamo abituati a vedere?”.
Ben quattordici studiosi, afferenti a diversi ambiti disciplinari, affrontano, partendo dall’indagine di Dinoi, il tema, assai complesso, della capacità e funzione testimoniale delle immagini e a quali condizioni, queste, possono diventare uno strumento per la memoria. Analisi, queste, sempre più urgenti – come evidenzia Montani nella sua introduzione – <<in un momento storico in cui si rende necessaria un’assunzione di responsabilità da parte di ogni spettatore>>.
Ma solo se lo sguardo non è unico, solo se lo sguardo permette a chi vede di guardare attingendo all’archivio di immagini del passato, pronto ad interagire nel presente, così da determinare una panoramica d’insieme, e non solo quella del “regista”. Dalla fotografia al cinema, sia che si tratti di filmografia di finzione che documentaria, la funzione testimoniale dell’immagine può farsi carico di generare, o rigenerare, nello spettatore, una coscienza critica del mondo, di rielaborare rapporti tra gli eventi e la loro rappresentazione, di attingere all’archivio di immagini del passato e di farlo interagire con il presente. Per questo l’importanza dell’eredità intellettuale di Dinoi, sulla quale è necessario continuare a lavorare per conoscere, per riprendere le parole di Stefano Javoviello << la presa dell’immagine sull’assetto della cultura (il sapere del mondo) e della memoria (l’identità del sapere del mondo)>>. Ma se <<il cinema di cui si occupa Dinoi – come scrive Luca Venzi – è quello in cui gli autori guardano il mondo e assumono una postura al suo interno, allora occorre che uno sguardo non smetta di continuare a guardarlo, a mostrarlo, a occuparsi di lui>>.
In sintesi: da uno sguardo eticamente responsabile dipende l’immagine del mondo che consegneremo alle generazioni future. Può sembrare un argomento teorico e molto di nicchia, invece tocca tutto il genere umano. Partecipare alla presentazione di Sguardi incrociati sarà un valido aiuto per comprendere come l’universo “immagine” può alterare percezioni e radicamenti culturali. Può stimolare una risposta critica al panorama di assuefazione in cui lo spettatore è stato confinato.