Con poche parole vanificato lo sforzo della Fondazione per sopravvivere
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di Red
SIENA. Profumo ha voluto rispondere con i fatti alla domanda che facevamo qualche giorno fa “Chi difende Profumo?”. Il comunicato stampa della banca (vedi) sulla notizia che vede allo studio un aumento dell’aumento non lascia dubbi che il manager genovese si senta un po’ come Wellington. Napoleone-Mansi vinceva le battaglie, ma la guerra la vinse lui e fu la fine dell’Impero. Il board di MPS, che in teoria dovrebbe essere composto in maggioranza di consiglieri espressi dalla Fondazione, lascia che Palazzo Sansedoni si attrezzi al meglio per rispondere in modo opportuno all’aumento di capitale da 3 miliardi, costituendo un nocciolo di azionariato duro in cui può recitare ancora un ruolo importante. I soliti adulatori cittadini si sono lanciati a chiosare quant’è brava la Mansi, quant’è bella la Mansi. Senza spendere una parola chiarificatrice sull’argomento, senza spiegare i giochi di potere da basso Impero che girano dietro la vicenda. Chiusa l’operazione, nemmeno il tempo di calmare le acque che Profumo & CdA fanno una mossa sullo scacchiere, passando con disinvoltura da tre a cinque miliardi di aumento. Ovviamente le pretestuose motivazioni non mancano mai. In effetti avevamo chiesto il perché della fretta di fare l’aumento di capitale già a dicembre (quando la Commissione Europea, un mese prima, aveva dato un lungo lasso di tempo a Rocca Salimbeni per procedere al rimborso dei Nuovi Strumenti Finanziari). Eravamo rimasti senza risposta. Noi ce l’eravamo data: per azzerare il margine di manovra della Fondazione e portare via dalle radici la banca da Siena senza altro colpo ferire per assenza di nemico. Un secondo Maramaldo per Siena?
Come si può leggere questo rilancio? Gli accordi conclusi e le vendite realizzate dalla Fondazione non danno la possibilità alla Mansi di rastrellare risorse aggiuntive per aumentare di 2/3 la quota che dovrebbe sottoscrivere, se passerà la proposta in corso di valutazione. Il patto di sindacato appena firmato verrà a mancare di uno dei suoi capisaldi, la signora Antonella si è fatta fuori da sola quando ha pubblicato, come da obbligo di legge, il patto parasociale. Giù le maschere: lo scontro passa direttamente tra la finanza nordamericana di Blackrock e quella latina di Patual e Fintech Advisory per chi dovrà conquistare le spoglie di quella che è ancora la banca più antica del mondo. Esteves non inviterà Profumo a un bicchiere di Brunello nella tenuta di Argiano e ha ragione Renzi quando affermava di non voler entrare nelle questioni del Monte, lui che è solo e da poco il presidente del Consiglio italiano. Chissà se i fautori del libero mercato a ogni costo avevano idea di cosa stavano preparando quando si sono inventati la privatizzazione delle banche e la nascita delle Fondazioni bancarie, ma questi sono i risultati. Il cavallo di Troia di troppi esponenti politicizzati, dal 1999 ad oggi, ha spalancato le porte alla razzìa che abbiamo vissuto in anni che rimarranno alla storia come il momento top nella plurisecolare storia di banca e città, quel connubio che ne faceva una storia a sé e che domani ci rivedrà allineati al resto del mondo.
Naturalmente le motivazioni per salire da 3 a 5 mld di aumento capitale sociale sono sempre giuste e condivisibili. Profumo rilancia offrendo di rimborsare tutta l’esposizione in Monti bond e non solo 3 miliardi; si dimentica (e con lui tanti) di quando diceva che lo spread a 200 era decisivo per la salvezza della banca, e ottenutolo, scrive di voler difendere la qualità degli attivi con altro capitale. Chi potrebbe dire che non è giusto rafforzare il patrimonio? Ma qual è il limite massimo? Quello che serve per vincere una guerra finanziaria delicata e delle cui conseguenze non si è in grado di dare una previsione. La “scusa” è la pubblicazione da parte della BCE del “manuale dell’Asset quality review europea” fatto lo scorso 11 marzo, in cui si delineano i princìpi metodologici per l’esame della qualità degli attivi che sarà fatto nel corso dell’estate 2014 sui portafogli dei 128 istituti di credito europei. I mercati in queste ore stano punendo l’opacità dell’amministrazione Profumo: quali asset tossici si nascondono ancora in Rocca Salimbeni non si sa o in alternativa occorre tirarsi fuori dalle altrui guerre di controllo. Abituati come erano a vedere la guerra lontana, fuori dalle mura, occorre valutare se i senesi sapranno capire e schierarsi adeguatamente in questa vicenda, ma dovranno farlo alla svelta. La fine di aprile vedrà lo scontro assembleare in sede di approvazione di bilancio e la permanenza di Profumo alla testa del Monte dei Paschi potrebbe traballare, se la Fondazione dovesse presentarsi chiedendo le dimissioni dei suoi rappresentanti in Consiglio di Amministrazione.