FIRENZE. “La situazione finanziaria dell’ateneo di Siena ha prospettive meno drammatiche rispetto a qualche mese fa, anche se permane una situazione di crisi e l’esigenza di una riduzione sul piano quantitativo dell’offerta formativa”.
Lo ha dichiarato l’assessore regionale all’università ed alla ricerca, Eugenio Baronti, rispondendo ad un’interrogazione di Monica Sgherri consigliere di Rifondazione Comunista. L’assessore ha ricordato come l’ateneo abbia definito un piano di risanamento con tutti gli altri soggetti interessati: comune e provincia di Siena, Regione Toscana, Camera di commercio, sindacati e Banca Monte dei Paschi di Siena.
In sintesi, l'istituto bancario concede una linea di credito a breve termine (18 mesi, tasso 5,5%) di 40 milioni di euro con la condizione sospensiva di un mandato irrevocabile a vendere la Certosa di Pontignano, il Collegio di Santa Chiara, Palazzo Bandini Piccolomini. Concede inoltre una linea di credito a lungo termine (30 anni, tasso 6%) per un importo di 70 milioni, con l’impegno a vendere altri beni entro il 2014 per 115 milioni. E’ la cifra che l’ateneo ipotizza di ricavare dal trasferimento alla Regione della parte assistenziale del policlinico Le Scotte. A garanzia viene iscritta un’ipoteca sui palazzi del Rettorato e delle facoltà di Giurisprudenza e Scienze politiche. Baronti ha poi precisato che l’ateneo ha regolarizzato le posizioni contributive dei dipendenti per gli anni 2004-2007.
“Nell’anno accademico 2008/2009 l’offerta complessiva dei tre grandi atenei contava 508 corsi di laurea (238 a Pisa, 164 a Firenze, 106 a Siena) in 18 sedi (9 a Firenze, 5 a Siena, 4 a Pisa) ridimensionata per l’anno accademico 2009/2010 a 389 corsi di laurea (159 a Pisa, 145 a Firenze, 85 a Siena – ha rilevato l’assessore – Eppure, ancora oggi, a poche decine di chilometri di distanza l’uno dall’altro, ancora si propongono 56 corsi di laurea in ingegneria, ma nessuno in ingegneria navale, nonostante la nostra cantieristica di livello internazionale, e 58 corsi di laurea in lettere e filosofia. Non spetta a noi decidere sui corsi di laurea, ma siamo fermamente convinti della necessità di privilegiare la qualità nell’offerta formativa, piuttosto che la quantità”.
Baronti ha poi segnalato che per il personale non strutturato dell’ateneo senese, che svolgeva a vario titolo attività con contratti a tempo determinato, assegni di ricerca ed altri istituti, le prospettive vengono a mancare.
“La Giunta ha concluso le procedure di finanziamento per progetti di ricerca con oltre 38 milioni di euro. Abbiamo inoltre destinato ulteriori 10,4 milioni di euro alla partecipazione di giovani ricercatori alle attività comuni tra università e destinatari della ricerca stessa – ha aggiunto – Altri finanziamenti saranno disponibili sui fondi strutturali e per le aree sottoutilizzati, oltre che con risorse regionali”.
“E’ una situazione difficilissima, della quale ancora non vediamo una via d’uscita. Il Consiglio dovrebbe discuterne in modo organico – ha commentato Monica Sgherri – Temiamo che l’ingresso della Regione nei consigli di amministrazione sia un primo passo verso la privatizzazione, minacciando l’autonomia scientifica e didattica degli atenei”.
Lo schema di protocollo sui rapporti con gli atenei di Firenze, Pisa e Siena approvato dalla Giunta, ha spinto i consiglieri Marco Carraresi (Udc), Alberto Magnolfi (FI-Pdl) e Roberto Benedetti (An-PdL) a presentare due interrogazioni.
L’acquisizione di alcuni immobili delle università destinati a finalità assistenziali da parte delle Aziende universitarie ospedaliere è al centro dell’interrogazione di Carraresi. “E’ lecito acquistare un bene se di questo bene la legge già ti concede un uso gratuito e perpetuo?” ha chiesto, in sostanza, il consigliere, citando il decreto legislativo 517/1999. A suo parere sarebbe una “forzatura inaccettabile e facilmente contestabile dalla Corte dei Conti”.
“Non c’è alcuna volontà di avviare procedimenti illegittimi. La soluzione sarà valutata e discussa dal Consiglio regionale – ha replicato l’assessore alla ricerca ed all’’università Eugenio Baronti – Nel protocollo c’è scritto che la Regione disciplinerà per via normativa l’acquisizione in proprietà di tali immobili. Non si è disposto alcun intervento, ma c’è un rinvio ad un successivo provvedimento legislativo”.
I consiglieri Magnolfi e Benedetti, nella seconda interrogazione, puntano invece il dito sulla possibilità che la Regione entri a far parte di alcuni organi accademici, come il consiglio di amministrazione o il nucleo di valutazione, “con una diretta ingerenza nel controllo amministrativo e nella gestione degli atenei, in palese contrasto con la loro secolare autonomia, presidi irrinunciabili della libertà della scienza, della ricerca e della didattica, garantita anche dalla nostra Costituzione”. “Altri atenei hanno adottato soluzioni analoghe – ha rilevato l’assessore – Forse avranno un’efficacia modesta, ma difficilmente possiamo pensare che rappresentino un attentato all’autonomia della ricerca e della didattica”. “Le istituzioni universitarie non possono svolgere la loro funzione in totale autoreferenzialità – ha aggiunto Baronti – devono invece interagire con il sistema istituzionale e con il sistema economico e sociale entro cui si collocano”. I consiglieri Marco Carraresi e Alberto Magnolfi hanno entrambi dichiarato la loro insoddisfazione per la risposta dell’assessore.