Tra le novità il caso Baldassarri e l'attivismo di Banca Intesa
di Red
SIENA. La battuta è stata detta a Roma, nella Sala della Lupa alla Camera dei Deputati: “Siena è una bella città medievale e MPS è un’antica banca”. Parole e musica di Alessandro Profumo, nel tentativo di non parlare con i giornalisti del suo imminente arrivo nella città toscana, di cui potrà dire non appena la Fondazione ufficializzerà a metà mese la lista dei suoi candidati al rinnovo del CdA di Rocca Salimbeni in programma il 28 aprile 2012. Bocca cucita anche per Gabriello Mancini, che al Roadshow senese ha solo affermato: “Al momento non abbiamo deciso niente, prenderemo una decisione il prima possibile ed esclusivamente nell’interesse della Banca e di Siena”.
Che dovrebbe avvenire proprio il 16 marzo: mentre i sindacati sciopereranno, contribuendo ad alleggerire di 90mila ore il monte stipendi della banca; la Deputazione dovrebbe ratificare l’elenco dei candidati a una poltrona del CdA del Monte preparata da un’altra parte, perché non c’è ragione per cui il presidente Mancini non debba continuare a prendere ed eseguire ordini. Di chi si sa, ma non si dice. Per la presentazione della lista ci sarebbe tempo fino al 2 aprile, in verità, ma il “Sistema Siena” non vuole sorprese e ritiene di poter dare ordini anche ai soci in entrata dopo l’autorizzazione ad alienare il 15% delle azioni MPS in mano alla Fondazione. E se davvero toccasse una vicepresidenza ad Alfredo Monaci le resistenze di Mancini e dell’area ex-Margherita a tutta l’operazione sarebbero azzerate.
Ma il dottor Profumo è sempre più chiacchierato: dopo il rinvio a giudizio, è arrivata la lettera di Proxinvest e Frontis Governance sul tavolo del presidente Unicredit Rampl. Secondo i quali la buonuscita di Profumo da 40 milioni di euro dal board Unicredit, dopo aver distrutto il valore del titolo in borsa, non avrebbe meritato nel 2010 la liquidazione incassata, tanto che dovrebbe restituire 32,5 milioni. Un interessante precedente, che potrebbe essere sfruttato anche a Siena per qualche buonuscita…
Intanto, si fa sempre più forte l’incompatibilità tra Profumo e Salvatore Mancuso di Equinox. Alle vecchie ruggini personali bisogna aggiungere che tra i sottoscrittori del fondo chiuso c’è Intesa S. Paolo, e mettersi in casa un concorrente di tale forza non sembra una mossa astuta. Tuttavia va rilevato che tra i consulenti legali che assistono la Fondazione nella ristrutturazione del debito c’è lo studio Benassia. E Angelo Benassia altri non è che il presidente della Compagnia di S. Paolo, azionista con il 9,718% proprio di Intesa S. Paolo. Una combinazione, di certo: ne capitano un po’ troppe al Monte in questo periodo. Al posto di Equinox ora tornano a mettersi in luce i fondi Apax e Cinven, che risultano aver rastrellato azioni di Rocca Salimbeni sul mercato fin dai primi di febbraio.
L’eccessivo numero di titoli di stato italiani presenti nel portafoglio di MPS è tra le cause della crisi nella crisi, così Mussari è andato in cerca dell’operativo su cui scaricare la responsabilità della cosa: et voilà Gianluca Baldassarri, direttore centrale e responsabile dell’area Finanza del gruppo, ed anche consigliere di Anima Sgr. Secondo quanto risulta, il CdA avrebbe ratificato le dimissioni del Baldassarri lo scorso 23 febbraio, dando delega a Fabrizio Viola degli incarichi del dimissionato. Il manager sarebbe stato il braccio operativo dell’acquisto di circa 25 miliardi di BTp diventati poi un peso insostenibile nella corsa al raggiungimento del Core Tier 1, quello imposto da Basilea 3 e dall’Eba, con conseguente buffer temporaneo da 3,267 miliardi di euro. Peraltro a oggi, Baldassarri risulta essere ancora componente del CdA di Anima Sgr, e la cosa non stupisce più di tanto: la corsa al capro espiatorio esiste da millenni, ma non tutti finiscono sulla graticola. anzi, per quel che risulta, a Siena vengono letteralmente riempiti d’oro…