di Red
SIENA. Pur smentito dall’ufficio stampa di banca MPS, non è affatto inverosimile che la BCE possa aver chiesto un aumento di capitale da tre miliardi a Rocca Salimbeni. Ma non, come si legge nell’articolo de Il Fatto Quotidiano, per un rafforzamento patrimoniale, ma per un abbattimento delle quote dell’intruso statale. Per questo c’è tempo tutto l’anno per provvedere e non deve essere fatto rapidamente, perchè non esiste un rischio urgente per la salvezza dell’istituto di credito. Chiaramente è un problema politico. A luglio il Ministero dell’Economia e delle Finanze, che possiede il 4,02 del caiptale MPS (fonte Borsa Italiana), incasserà gli interessi sui Monti bond in azioni e diventerà primo azionista a Siena con oltre il 7% quando il capofila attuale Fintech è fermo al 4,5.
Un precedente pericoloso che la BCE vuole assolutamente eliminare prima che apra un varco per altre situazioni spinose sui tavoli di Bruxelles e Francoforte. Innanzitutto ciò non darebbe sostanza alla credibilità della banca quanto piuttosto il via a una nuova ondata di speculatori desiderosi di veder quanto il primo azionista-stato possa difendere i suoi interessi, coinvolgendo a catena la finanza europea e la stabilità dei mercati: ipotesi molto interessante e ricca di sorprese. Poi, nel contempo, il primo azionista dovrebbe attivarsi per mettere sul ponte di comando gli strumenti di salvataggio definitivo: e qui la politica italiana potrebbe volere dettare legge ai regolatori europei.
Ma la BCE non si fida delle incertezze e dei tempi biblici dei nostri governanti e passa all’azione. Un aumento di capitale da tre miliardi – in cui ovviamente lo Stato non può essere sottoscrittore – riporterebbe la quota del Ministero sotto il 3%, dove non conterebbe nulla nè darebbe fastidio a Draghi e alla burocrazia. In fin dei conti, meglio agire indicando una via piuttosto che ritrovarsi in mezzo a un mare di guai. Anche se qualche cliente si può essere spaventato, leggendo la notizia dell’aumento di capitale, sulla consistenza del Monte dei Paschi, pazienza: fino a martedì ci sarà tempo per diluire le notizie e derubricarla a turbolenze speculative.
Ma l’avviso a Renzi e al governo italiano, ai bizantinismi di Giuseppe Guzzetti e delle Fondazioni, alle incertezze della Cassa Depositi e Prestiti è chiarissimo: se non risolvete il problema, ci pensiamo noi.