Il candidato sindaco espone idee e programmi di massima per la "ricostruzione" di Siena
a cura di Augusto Mattioli
SIENA. “Tutti coloro che hanno qualcosa da dire, che hanno competenze da mettere in gioco, e che, come noi, hanno esclusiva attenzione alla comunità, potranno liberamente farsi avanti e partecipare in prima persona al nostro progetto di ricostruzione” . Lo sostiene Luca Furiozzi, candidato sindaco del Movimento 5 Stelle, secondo il quale “siamo disposti a lavorare insieme”. E sulla presenza alle elezioni di liste civiche “Voglio dire che, dato per scontato il ballottaggio, alcuni gruppi, oltre ad ingannare i cittadini con queste squallide “manovre” di finto civismo, sembrano effettivamente essersi organizzati solo per poter dare un valore al proprio apporto in vista del ballottaggio e, conseguentemente, trattare un “ingaggio” col più promettente fra i due contendenti. Trovo azzeccata la dizione di liste ciNiche”. Un unico punto di domanda è quello del “placet” alla lista di Furiozzi da parte della direzione nazionale. Che ancora non si è pronunciata.
Nel caso andaste al ballottaggio (che con dieci candidati appare sicuro) con chi potreste trovare un accordo?
Nei cinque anni della scorsa legislatura, abbiamo trovato più volte sinergie sulle tematiche e su alcune importanti proposte con Sinistra per Siena e con Cittadini di Siena (che non ci sarà) ma anche con altre forze, anche se meno frequentemente. Sui temi siamo disposti a lavorare insieme, ma al di fuori di alleanze politiche. L’accordo che vogliamo lanciare va molto oltre le sigle politiche, noi vogliamo rivolgerlo a tutta la città o per lo meno a quella parte della città che non ha avuto responsabilità nel sacco di Siena, o che l’ha addirittura subito. In tal senso, escludendo chiaramente chi fa riferimento al fallimentare “sistema dei partiti”, tutti coloro che hanno qualcosa da dire, che hanno competenze da mettere in gioco, e che, come noi, hanno esclusiva attenzione alla Comunità, potranno liberamente farsi avanti e partecipare in prima persona al nostro progetto di ricostruzione.
Sono in corsa liste che si dicono civiche, lei pensa che lo siano davvero?
Non vorrei generalizzare, ma direi proprio di no. A parte alcune presenze dal sapore squisitamente identitario, trovo particolarmente azzeccata la dizione di “liste ciNiche” piuttosto che civiche. Voglio dire che, dato per scontato il ballottaggio, alcuni gruppi, oltre ad ingannare i Cittadini con queste squallide “manovre” di finto civismo, sembrano effettivamente essersi organizzati solo per poter dare un valore al proprio apporto in vista del ballottaggio, e conseguentemente trattare un “ingaggio” col più promettente fra i due contendenti. Senza contare i tanti ex in lizza, ex sindaci, ex assessori, in prima o in seconda linea, o dietro le quinte; ma direi che molti dei protagonisti del groviglio armonioso sono nuovamente in lizza, in qualche modo. A cominciare dal PD, ovviamente, e dal cosiddetto centro destra, che negli ultimi venti anni ha fatto finta di fare opposizione consentendo al partito al potere qualsiasi nequizia, a volte addirittura applaudendo, come nel caso dell’acquisto di Antonveneta. Il “civico” ha davvero valore sono quando vi partecipano cittadini che non hanno avuto niente a che vedere con l’establishment.
Quali sono i punti qualificanti del vostro programma di governo della città?
Dirlo in poche righe è frustrante. I punti fondamentali sono cinque:
- democrazia trasparenza e meritocrazia
- ristrutturazione della Fondazione Mps
- sicurezza, innovazione e salute
- urbanistica, mobilità e turismo
- acqua pubblica e gestione rifiuti
Ovviamente, come è nel nostro DNA, rimaniamo comunque aperti ad ogni buona idea, senza pregiudizi. Rimane però un fatto: i programmi sono tutti belli, tutti molto “grillini” fino al giorno prima delle elezioni; il giorno dopo, il programma non esiste più, è già carta straccia. Il problema è che solo una forza credibile, perché del tutto estranea al sistema che ha violato la città, potrà fare ciò che va fatto; come abbiamo provato in questi ultimi 5 anni anche da dentro il Consiglio comunale, con atti e proposte per la città sistematicamente bocciati. Quindi, in questo senso, non c’è molta scelta: c’è solo il Movimento Siena 5 Stelle.
Voi siete stati molto critici nei confronti dei dirigenti nazionali del Movimento sulle candidature alle politiche. le critiche sono state superate?
Abbiamo solo difeso i principi e l’onore del Movimento e del gruppo di Siena, oltre che dei livelli superiori. Se qualcuno avesse chiesto scusa al momento giusto, non ci sarebbero state critiche pubbliche: sarebbe bastato poco per evitarlo, molto poco, anche solo una telefonata fatta col cuore. Spero si sia capito come – nel Movimento 5 Stelle – il supporto della base sia insostituibile. Per il resto, noi guardiamo avanti, al governo della città.
Secondo voi di chi sono le responsabilità della crisi di Siena, Mps e Fondazione?
In parte la risposta l’ho già anticipata: del sistema Siena, o meglio del groviglio armonioso, come qualcuno osò definirlo con inarrivabile ipocrisia. Quindi del PD, DS , PDS, in primo luogo, ma anche della farlocca opposizione di centro destra, ora camuffata da lista civica per non dare troppo nell’occhio. Ma c’è stata anche una responsabilità condivisa: quella di tutti coloro, troppi, che si sono sostanzialmente venduti per un posto al Monte o all’Università; quella di coloro che hanno appoggiato l’operazione Banca 121; quella di chi ha applaudito alla privatizzazione di MPS. Non bisogna comunque dimenticare che l’operazione Antonveneta è stata un crimine finanziario internazionale: a Siena hanno agito solo le mezze calzette, le decisioni vere sono state prese altrove. D’altra parte al comando a Siena non c’era rimasto nessuno che avesse un’idea di quello che stava succedendo. E a chi ce le aveva, e le ha sostenute ed esposte pubblicamente per anni nelle sedi deputate, è stata chiusa la bocca.
Quale dovrà essere il ruolo della Fondazione nello sviluppo della città?
Insistiamo sul cambiamento dello stato giuridico: è offensivo parlare di Fondazione bancaria nel momento in cui la FMPS detiene lo zero virgola nulla della sua banca. Se riportiamo la Fondazione ad uno statuto snello, adeguato alle sue reali dimensioni, con costi di gestione coerenti col patrimonio amministrato, cioè prossimi allo zero, allora in questo caso la FMPS potrebbe ridiventare non solo un ente erogatore importante per il rilancio della città, ma anche assumere quel ruolo di aiuto e supporto alle imprese e al territorio che era sancito dal suo Statuto, ma mai applicato con chiarezza ed efficacia.
Vi sentite pronti ad amministrare la città?
Certo che sì. Ma direi che è la città ad essere pronta per la rivoluzione copernicana di cui ha bisogno. Ormai la maggioranza dei senesi ha capito che l’unica cosa di cui aver veramente paura è che le cose possano continuare così, sul piano inclinato del disastro sociale e culturale targato PD. Non possiamo permetterci altri fallimenti, altre “enoteche”, “buchi dell’ateneo” o “antonvenete”. E nemmeno una gestione delle tante eccellenze di Siena portata avanti con approssimazione o clientelismo. C’è bisogno di un radicale cambiamento di rotta e c’è bisogno anche di ritrovare la nostra vera anima, la nostra identità. Il voto del 10 e del 24 giugno servirà anche a far capire che non siamo un popolo di venduti, di gente vinta ed impaurita, ma che siamo ancora una comunità capace di grandi gesti, di una rivolta civile e liberatoria. Non più sudditi, ma sovrani. Noi ci crediamo.