Per Adusbef e Federconsumatori "un saccheggio sistematico della clientela"
ROMA. Intesa San Paolo, ha fatto partire da metà maggio una missiva di variazioni delle condizioni contrattuali, compresi i titolari di ‘Zerotondo’, con la quale avverte che a partire dal 1° agosto 2017 verranno modificate unilateralmente le condizioni del conto corrente applicando alla giacenza media del conto nel 2016, una percentuale corrispondente alla discesa del tasso di riferimento Deposit Facility Rate (DFR), uno tra i principali tassi di riferimento della Banca Centrale Europea, registrata a partire dall’apertura del conto corrente o la data di ultima modifica delle condizioni economiche) e il 2017.
La fervida fantasia dei banchieri è priva di limiti nello storico saccheggio sistematico della clientela con artifizi, raggiri, clausole vessatore, rinvio agli usi, abusi ed ordinari soprusi, ma non era mai accaduto prima che una banca, chiedesse ai propri correntisti di pagare, oltre ai costi dei conti correnti più alti del mondo e fino a 318 euro in media l’anno, contro 114 media Ue, per la liquidità depositata e per l’anzianità del conto.
I correntisti di Intesa, devono quindi verificare a), la tipologia del conto corrente aperto; b) la data di apertura del conto corrente o l’ultima variazione delle condizioni contrattuali; c) la giacenza media del conto corrente nell’anno precedente, 2016, ossia, quanti soldi sono stati depositati in media l’anno scorso, il tutto corredato dalle tabelle riassuntive allegate alla lettera dall’istituto:
1) Per chi ha aperto il conto corrente prima del 2009, con una giacenza media di 10 mila euro nel 2016, l’aumento sarà di 10 euro al mese, per cui 120 euro l’anno;
2) Se il conto è stato aperto dal 2009 al 2011, con 10 mila euro di giacenza invece l’aumento è di 5,4 euro al mese mentre con 20.000 euro di giacenza è 10 euro;
3) Se il conto è stato aperto nel 2014 con giacenza a 10.000 euro, l’aumento è di 0,8 euro al mese;
4) Tutti i correntisti che hanno avuto nel 2016 una giacenza fino a 2 mila euro, sono esclusi dall’aumento dei costi, chi l’ha avuta tra 2 e 10 mila euro, i rincari vanno da 20 centesimi a 8,4 euro al mese, mentre sono fino a 120 euro l’anno per chi ha aperto il conto prima del 2009 con una giacenza media di 10.000 euro, anche se titolare del conto prevalentemente on-line ‘Zerotondo’, spacciato e reclamizzato a costo zero per tutte le operazioni internet e zero costi mensili.
http://www.stm.intesasanpaolo.com/scriptIbve/multiazienda/stm/extranet/ita_zerotondo.jsp
La giustificazione addotta, ‘la fase difficile del sistema bancario nazionale ed internazionale, a causa di tassi di interessi troppo bassi e costi del credito sempre più alti’, addossati anche da Intesa sulla pelle dei correntisti, già denunciate da Adusbef e Federconsumatori, come ennesimo furto con destrezza ai danni degli utenti costretti a pagare gli errori dei banchieri, una gestione dissennata del credito e del risparmio, l’omessa vigilanza, che aveva portato un rincaro dei costi dei conti correnti del 13% per le famiglie nel 2016, l’incremento del canone per le carte di credito salito a 33,14 euro da 29,80 euro e bonifici per cassa di Intesa, Ubi, Mps, Ex Bpm, Cariparma, Bnl, Unicredit, passati da 5,66 a 6,50 euro, con la solita Bankitalia che continua a gettare fumo negli occhi con indagini dei costi dei conti,77 euro l’anno, fatti su altri pianeti.
Diversamente da Bankitalia, le cui indagini sui costi dei conti correnti saranno state fatte in trasferta a bordo di astronavi su Marte o analoghi pianeti raggiunti dalle balle spaziali, la spesa effettiva di gestione di un conto corrente ‘rappresentativo’, che sarebbe diminuita del 3,4 per cento l’anno, attestandosi a 77 euro, per i consumatori vessati e saccheggiati che vivono sulla Terra, i costi dei conti correnti a pacchetto, la cui media di spese per commissioni per le maggiori banche quali Intesa, Unicredit, Mps, Bpm, Ubi, Bnl, Cariparma, prevede un canone annuo carta di credito 33,40 euro; bonifico allo sportello in contanti 5,75 euro; pagamento utenze per cassa 4,71 euro; bonifico allo sportello con addebito in conto 4,93 euro; prelievo bancomat su altra banca 1,87 euro; elenco movimenti allo sportello 0,73 euro; pagamento utenze online 1,20 euro; bonifico online su altra banca 1,07 euro; prelievo di contanti allo sportello 0,66 euro, (appesantiti da ulteriori costi, per finanziare il fondo di risoluzione), i costi dei conti correnti sono pari a 159 euro; quelli a listino (senza pacchetti o convenzione) di 318 euro l’anno.
Tutti gli indicatori e le indagini (Bocconi, Conti a Confronto, Corsera- del 18.1.2017, Adusbef,ecc.), hanno accertato un rincaro di costi, spese e commissioni dei conti correnti, aumentati per famiglie con operatività media (228 operazioni all’anno) del 13% in dodici mesi, contro un’inflazione negativa, mentre l’Isc, Indicatore sintetico di costo annuo, è passato in media da 127,50 euro del gennaio 2016 ai 144,70 del gennaio 2017, appesantendo perfino la versione online dei conti tradizionali, ancora di più rincarata da 98,70 a 115,60 euro: +17%.
Insopportabili e scandalosi non soltanto i costi di gestione dei conti correnti più cari d’Europa, fino a 318 euro l’anno contro una media di 114 euro dell’Ue, le manovre fraudolente sulla pelle dei clienti, costretti a pagare gli errori dei banchieri e una gestione truffaldina del credito e del risparmio, l’omessa vigilanza che ha generato dissesti bancari (ultimi crac Mps; Veneto Banca; Banca Popolare di Vicenza; Banca Marche; Banca Etruria; CariChieti; CariFerrara,ecc.) pari a 108 miliardi di euro ultimi 20 anni, ma soprattutto le consuete balle della solita Bankitalia, che aveva spacciato per solido un sistema bancario pieno di buchi, che continua imperterrita nella sua ossessiva narrazione fantasiosa del calo medio di costi ed oneri, che al contrario continuano realmente ad aumentare sia agli sportelli che sui conti on-line.
Per tentare di arginare i balzelli, Adusbef e Federconsumatori consigliano di cambiare banca, con la portabilità gratuita dei conti correnti, malgrado l’ostracismo delle banche che continuano a comunicare al cliente la procedura vecchia (chiudere il vecchio conto, aprirne uno nuovo e solo allora trasferire i rapporti) in base alla Legge 24/03/2015, in vigore dal giugno 2015, con una prassi veloce max 12 giorni lavorativi dal momento in cui il cliente autorizza la nuova banca a trasferire il conto, tramite un modulo di autorizzazione.
Poiché tutte le banche dovrebbero rispettare la legge, trasferendo sul nuovo conto tutti i servizi finanziari e di pagamento in precedenza appoggiati sul vecchio conto, quali accredito stipendio o pensione, domiciliazione delle utenze, ordini di pagamento o rata del mutuo, l’unica difesa è la mobilità bancaria.
Elio Lannutti (Adusbef) – Rosario Trefiletti (Federconsumatori)