Classe dell’Istituto Sarrocchi di Siena in visita alla casa circondariale di Santo Spirito
Siena. Un gruppo di studenti della 2a E Istituto Tecnico Tecnologico, accompagnato da David Busato e da Nicola Romano, ha visitato la Casa Circondariale di Santo Spirito.
L’iniziativa – nell’ambito delle attività di educazione alla Legalità – è stata realizzata grazie alla collaborazione del direttore, Sergio La Montagna, da tempo impegnato nello sviluppo del rapporto con le realtà cittadine, e dei suoi collaboratori, in particolare la soprintendente Daniela Bellocci, che ha seguito le pratiche di autorizzazione per la visita.
Accompagnati dall’educatrice della Casa Circondariale, Maria Massafra, dopo il saluto del direttore, gli studenti hanno potuto conoscere da vicino il lavoro svolto dagli operatori della Polizia Penitenziaria, che hanno raccontato, attraverso la loro esperienza quotidiana, una realtà per molti sconosciuta.
La dottoressa Massafra ha guidato il gruppo nella visita agli spazi dell’ex convento che ospita la Casa, da quelli comuni, dove i detenuti svolgono attività che puntano al loro recupero sociale, alle cucine, al giardino, all’orto, al campo di calcetto, realizzato grazie alla collaborazione di alcune aziende sensibili alle problematiche del reinserimento, e del mondo delle Contrade. Di grande interesse anche l’incontro con alcuni ospiti della Casa impegnati nelle fasi finali dell’anno scolastico e nella preparazione dell’esame di stato presso l’istituto “Caselli”, che svolge attività didattica specifica all’interno di Santo Spirito.
Al termine della visita gli studenti si sono intrattenuti con la dottoressa Massafra nei locali dove i detenuti, da qualche anno, svolgono un laboratorio teatrale. E’ stata l’occasione per rivolgere all’educatrice alcune domande, e riflettere sull’esperienza della visita.
“Ritengo, da parte mia, che iniziative come quella che si è tenuta ieri – commenta il direttore della casa circondariale Sergio La Montagna – abbiano una ricaduta positiva sia sulla popolazione detenuta, poichè costituiscono occasione di inserimento in una rete relazionale legata a un contesto educativo, sia sugli studenti, che hanno modo di avere una cognizione diretta del mondo del carcere e di sviluppare una riflessione sui principi di legalità.