di Letizia Pini
SIENA. Stiamo vivendo tutti momenti di angoscia, per la paura di ammalarsi, per la libertà persa, per il futuro incerto. E chiusi al caldo e in salute nelle nostre case cerchiamo, mascherati da una cauta autoironia, di sdrammatizzare, ingannare il tempo, convincerci che presto torneremo alla normalità. I social impazzano, le tv aiutano, in cucina cerchiamo di dare il meglio: fare la spesa o portare fuori il cane diventa un lusso, se pur regolato. Ma nel passaggio di notizia e notizia, a colpi di decreti e nuovi modelli di autocertificazioni, immagini dal fronte che mai avremmo voluto vedere e soprattutto vivere, attività rispolverate e vecchi spazi riscoperti, c’è una realtà che tenta di stare a galla e di far sentire la propria voce, anche perché come al solito, dimenticata o relegata tra gli ultimi. No, non sono le ‘partite iva’ che ammettiamolo, vivono abbastanza male questa dimensione sospesa: no no, parliamo di cittadini, persone, giovani e famiglie che prima di tutto ciò devono confrontarsi con la loro disabilità. Sì, perché, nonostante le conquiste, i proclami e le vittorie, passi avanti e passi indietro, integrazione e inclusione, scuola e lavoro, istituti, centri e associazioni, siamo sempre lì: a lottare con il diritto ad una vita degna di essere vissuta al meglio delle potenzialità della persona con progetti personalizzati e realizzanti, ora e sempre, non per editto. Tutele, spazi, attenzioni: ma ora, in questo preciso momento, cosa viene fatto e come affrontano le giornate quelli che già tutti i santi giorni erano “abituati” a lottare duramente per guadagnarsi il loro posto nella società? Parlo di bambine e bambini, ragazze e ragazzi, adolescenti, giovani donne e uomini, adulti disabili che assieme a famigliari e operatori faticosamente costruiscono in continuazione il loro presente per un futuro degno di questo nome. Se non bastasse già tutto questo un bel giorno ti arriva pure un virus e bam! Tutto viene stravolto! Mai agognata uguaglianza, da una parte, tratta tutti alla stessa stregua… ma poi, al momento di riorganizzarsi, ecco che i decreti non bastano.
E non si parla della corsetta o della grigliata, che non si può più fare, o della scappatella al mare o in montagna: no, qui siamo un tantino più seri! Qui si parla di quel diritto a vivere e a non buttare via quello che si è costruito e raggiunto, rimanendo nella sicurezza sanitaria per se stessi e per gli altri, con una consapevolezza maggiore che insegna e allinea, se non altro, a che tutti ci dobbiamo comportare responsabilmente in un determinato modo, reinventarci e riposizionarsi per far fronte all’emergenza. Dici niente: non tutti lo possono fare per editto! Ce ne rendiamo conto? La scuola, il lavoro, i centri diurni, le associazioni: quella cara quotidianità costruita faticosamente, pilastro della vita di molte persone e dei loro famigliari, viene stravolta e sostituita… con che cosa?
Mai come ora si è avuta percezione della precarietà e consapevolezza di cosa si sia effettivamente costruito per capire se la rete di supporto e sostegno intessuta funzioni davvero o vada riprogettata. Come ogni crisi porta sovvertimento ma anche opportunità, la speranza è che oltre a finire presto questo incubo e a vincere alla fine questa guerra improba, si possa tornare ad un libertà se pure diversa, fatta di nuove acquisizioni e conquiste, con la consapevolezza che davvero nessuno debba essere lasciato indietro nella sua segregazione, se pur a volte necessaria, e che si possa far tesoro di questo buio periodo per trovare tutti i salvagenti necessari a che tutti possano avere il giusto spazio: ammalati o meno di covid.
Vediamo allora come vivono da noi realtà molto note e che tanto fanno per le persone e famiglie, prima ancora delle istituzioni stesse… e che sono nel cuore della collettività. Ne abbiamo parlato con Francesco Nencini, past president di ASEDO, Siena, e membro del Direttivo di Casa Clementina, e con Massimo Vita, past president UNICI Siena e vicepresidente Nazionale I.Ri.Fo.R. Onlus.
E se avete altre esperienze da raccontare, scrivete a ilcittadinoonline@gmail.com. Sarà per noi un piacere dar voce a chi spesso non ne ha. #iorestoacasa #distantimauniti #andràtuttobene #insiemecelafaremo
CASA CLEMENTINA – Francesco Nencini
“Casa Clementina ha interrotto l’attività, in via precauzionale, prima che arrivassero i vari decreti del governo. Rimane attiva però Casa Fragola per i ragazzi privi di rete familiare. Assieme agli amministratori di sostegno abbiamo condiviso la necessità di garantire una rete di sostegno verso le situazioni di massima fragilità.
casa clementina distanti ma uniti Le famiglie, gli operatori e i volontari si sono subito attivati per permettere ai ragazzi, confinati in casa, di rimanere in contatto tra di loro. Ogni giorno abbiamo proposto loro un’attività da svolgere (disegni dell’arcobaleno, task analysis per la preparazione di semplici ricette, attività della cura del proprio corpo e dell’ambiente domestico, lezioni di ginnastica, giardinaggio ecc.) e momenti di esplorazione dello stato emotivo vissuto, condividendo poi su WhatsApp foto e brevi filmati. Alcuni ragazzi hanno iniziato a vedersi in video chiamata a piccoli gruppi e ci siamo chiesti se non fosse possibile organizzare una vera teleconferenza con gli stessi programmi utilizzati nell’e learning. Dopo alcune prove abbiamo inviato alle famiglie le istruzioni per accedere al programma Hangouts e quasi tutti sono riusciti a collegarsi. I ragazzi hanno partecipato con entusiasmo a questa esperienza e anche per le famiglie è stata una bellissima opportunità di condivisione. Contiamo di incontrarci con regolarità e stiamo studiando la possibilità di proseguire in streaming alcune delle attività che sono state interrotte per il corona, come le lezioni di ginnastica e i laboratori di condivisione. Ovviamente cerchiamo di supportare con interventi personalizzati le famiglie più fragili che ad esempio hanno difficoltà a fare la spesa, provvedendo a recapitarla a casa. È partita una collaborazione con Unicoop Firenze per raggiungere il supermercato con canali preferenziali e consegnare i beni di prima necessità alle famiglie più sole. Purtroppo la presenza di situazioni complesse a casa senza il supporto dei servizi come CD e inserimenti socioterapeutici crea uno stato di grande vulnerabilità, in cui le nostre associazioni possono essere vicine alle famiglie per sostenerle a distanza, in una situazione così precaria”.
UNIONE ITALIANA CIECHI E IPOVEDENTI – MASSIMO VITA
“Il periodo è indubbiamente difficile ma chi vive quotidianamente nelle difficoltà sa affrontare meglio le fasi emergenziali come questa. Nonostante tutto esiste il pericolo dell’angoscia che assale tutti per quanto sta accadendo nel mondo. Ci dedichiamo alla lettura e ci aiuta molto il telefono e le nuove tecnologie. L’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ONLUS-APS nel suo piccolo sta assicurando la sua vicinanza ai soci con due linee telefoniche sempre attive e con gli operatori del servizio civile pronti per ogni esigenza improrogabile. Dal primo momento ha messo i propri collaboratori a casa con il lavoro a distanza ma ha attivato una sala telefonica a cui si accede gratuitamente e ci si incontra alle ore undici e trenta e alle ventuno di ogni giorno. Per collegarsi basta chiamare il numero 0554691111 e alla richiesta digitare il codice 973506cancelletto. I recapiti della sezione sono reperibili sul sito www.uiciechi.it ma potete seguirci anche dalla pagina facebook UICI Siena Onlus-Aps. Costantemente inviamo ai soci e ai collaboratori informazioni utili e cerchiamo di mediare il rapporto con i numerosi servizi presenti sul territorio.
Per quanto riguarda invece il sostegno alle famiglie purtroppo noi materialmente possiamo fare poco dal momento che abbiamo poche risorse economiche e pochi volontari ma facciamo di tutto per assicurare il nostro aiuto dialogando con chi, splendidamente offre servizi molto utili come le Misericordie, le Pubbliche Assistenze, la Croce Rossa ma anche i Servizi Sociali e i Comuni.
In questo delicato momento tutti possono essere o rendersi utili nel rispetto delle norme vigenti. Ci si può mettere a disposizione per servizi essenziali come consegna farmaci e per la spesa ma anche donando oggi per domani il proprio tempo libero al volontariato per i disabili visivi e perché no, facendo donazioni economiche all’associazione. In queste ore stiamo per lanciare anche una campagna di raccolta fondi per aiutare i tanti volontari che si impegnano nell’emergenza sanitaria. A breve comunicheremo sui nostri social come si può aderire alla campagna.
Mi fa piacere condividere con voi un episodio. In questi giorni, nella nostra stanza telefonica, abbiamo avuto la gioia di avere con noi l’amico Francesco Burroni che ci ha allietato e ci allieta con la sua ironia e con la sua poesia. Ieri si è aggiunta alla compagnia anche Paola Lambardi e spero che tante persone ci vengano a trovare per farci sentire la propria vicinanza.
Purtroppo però si deve stare anche attenti. Credo infatti che in questa fase così difficile non deve accadere che vi siano persone che speculino sulla paura e cerchino di lucrare il più possibile. Spero che non si perda di vista la persona in quanto tale perché a mio avviso, la nostra società ha lasciato troppo spazio alla tecnica, all’economia e poco alla persona e al lavoro. Torniamo tutti a guardarci intorno per vivere più profondamente i rapporti umani.
Per concludere queste mie considerazioni, vorrei che dopo questa pandemia non dovessimo trovarci difronte a macerie fisiche e morali più grandi del previsto perché se così fosse, la nostra comunità ne uscirebbe gravemente compromessa. Spero, infine, che le associazioni della ‘disabilità’ sappiano unirsi per ripartire verso un futuro che necessariamente dovrà essere pieno di speranza e opportunità per tutti. A partire dai più deboli”.