SIENA. L’Osservatorio di Bioetica di Siena esprime il proprio sgomento di fronte al pronunciamento della Corte Costituzionale sul cosiddetto “suicidio assistito”.
Con sentenza storica i giudici costituzionali hanno ritenuto “non punibile a determinate condizioni” l’assistenza al suicidio prevista dell’articolo 580 del codice penale.
Dallo scarno comunicato emesso si evince che la Corte:
• ha demandato al giudice la responsabilità di applicare o meno il citato articolo 580 del codice penale, introducendo quindi un criterio di discrezionalità in una materia delicatissima e potenzialmente fonte di abusi.
• fa riferimento alla legge sul consenso informato e sulle palliative, mentre purtroppo la realtà del nostro Paese è che le cure palliative sono ancora largamente non erogate.
• prevede il ruolo attivo del Servizio Sanitario Nazionale nella fornitura del suicidio assistito ma non cita più l’obiezione di coscienza per i medici.
• Infine, cosa gravissima, contempla tra le situazioni che rendono non punibile l’assistenza al suicidio, oltre alla sofferenza fisica causata da malattia irreversibile (NB: quindi anche malattie come il diabete) anche quella psicologica.
Si confermano quindi i timori espressi alla vigilia della sentenza: da oggi in Italia sarà molto più facile indurre al suicidio le persone deboli, fragili e perché no, quelle che sono “di peso”.
La Corte ha intrapreso una strada pericolosissima che segna la fine della civiltà, la fine della tutela del diritto alla vita, fino ad oggi costituzionalmente garantito e protetto.
La Corte ha legiferato scavalcando l’accertamento della volontà popolare espressa in Parlamento e tutto questo ci viene fatto passare per libertà e autodeterminazione: la morte è “il best interest”.
Spariscono dall’orizzonte improvvisamente temi come le cure palliative, terapia del dolore, sostegno ai pazienti a domicilio, assistenza ai disabili gravi, fondi per le prestazioni minime ai malati cronici. Ma la Corte costituzionale ha in mente un altro Paese, e pensa che il problema da risolvere oggi sia invece come concedere il diritto a farsi uccidere con un farmaco letale dal Servizio Sanitario Nazionale.
Altrettanto grave la responsabilità di chi ha fatto credere a tutti che questa fosse la priorità e che ha portato un Paese per tradizione e cultura solidale e amante della vita a trovarsi in casa il suicidio assistito legale senza neppure accorgersene, privando con abile furto gli italiani dell’elementare diritto democratico a un dibattito pubblico.
Ci auguriamo che:
– il Parlamento intervenga almeno per evitare derive peggiori. Lo scenario prossimo venturo lo si vede già nelle nazioni dove il suicidio assistito è legalizzato, ossia Olanda, Belgio e Lussemburgo. In Olanda le cause di morte per eutanasia sono al 4,4% e si uccidono anche i bambini.
– che i medici continuino ad affermare che la loro professione sia svolta per eliminare la malattia e non il malato (secondo il motto “guarire qualche volta, curare spesso, prendersi cura sempre”) e possano almeno esprimere obiezione di coscienza alle pratiche mortifere
– che la terapia del dolore e le cure palliative siano capillarmente diffuse in tutto il territorio nazionale
– che il nostro Paese continui a diffondere la cultura della vita e della solidarietà all’origine dei nostri Ospedali, come testimoniato nella nostra città in maniera mirabile dal Santa Maria della Scala.
Da oggi esiste il diritto a morire, chiediamo ora che venga stabilito e protetto ad ogni costo il diritto a vivere!