di Fabrizio Pinzuti
ROCCALBEGNA. Ad appena dieci giorni dalla costituzione del Comitato per la Tutela del Territorio di Roccalbegna, si è tenuto domenica scorsa nel paese adagiato tra l’Amiata e le colline che degradano verso la Maremma, capoluogo di un vasto comune di circa 1000 abitanti, un’assemblea con circa 200 partecipanti che ha testimoniato l’espandersi del dissenso verso l’industrializzazione geotermica. E’ la prima assemblea pubblica sulla geotermia nel paese ma il dissenso registratovi non meraviglia. Roccalbegna infatti è uno di quei paesi che con un processo lento, tutt’altro che facile e ancora in corso, è riuscito a darsi un orientamento sulle proprie linee di sviluppo, basato sulle caratteristiche e sulle vocazioni del territorio, in particolare l’agricoltura di qualità, l’allevamento e la produzione di latticini di pregio.
E qui sorge spontanea una prima domanda: perché mai l’attività geotermica debba svilupparsi a danno di un’economia fiorente e consolidata, oltre che di un ambiente incontaminato, e di una comunità che nel lavoro ha trovato la propria dignità? E’ ovvio che anche da queste parti la geotermia sia vista come una specie di pericolo, se non di attentato, all’economia e all’ecologia locali. E anche qui, come a Montenero D’Orcia, a Monticello Amiata, a Cinigiano, a Seggiano, a Montalcino, in tutta l’Amiata grossetana e una parte di quella senese, non è, o non è solo, questione di interessi in conflitto. La terra esercita un particolare potere di attrazione, soprattutto quando, come da queste parti, è stata spietrata, dissodata, bonificata, sottratta alle paludi, alla malaria, al latifondo o al fenomeno opposto della polverizzazione delle proprietà, per essere resa produttiva e accogliente.
Parlare di attaccamento alla terra in queste condizioni e con queste esperienze è dire poco. Si vuol poi dare un colpo di grazia a questi territori e ai paesaggi antropizzati ai quali è legata l’immagine della Toscana e dell’Italia nel mondo? Di fronte alla certificata overcapacity energetica non regge più neppure la scusa della necessità della produzione di energia a tutti i costi e in tutte le condizioni; consumare meno con le tecnologie meno impattanti sembra oggi la parola d’ordine. Nessun diritto, nemmeno se ha tutti i timbri di legge e si presenta come elargitore di progresso e di benessere, può prevalere di fronte al lavoro, al sudore e all’ingegno delle popolazioni. Il meccanismo perverso di un’energia prodotta non perché ce n’è necessità ma per dare alle lobbies e ai venditori di pentole geotermiche la possibilità di salire sull’albero della cuccagna attraverso regalie e facili incentivazioni, peraltro pagate dai cittadini con le addizionali sulle bollette e senza la richiesta di costituire imprese solide finanziariamente, con il dovuto know how e le dovute garanzie, comincia a vacillare anche nelle aule parlamentari e nei corridoi ministeriali – ne daremo conto in un prossimo articolo – e incontra sempre maggiori critiche e ostacoli fra i cittadini. La capacità di attendere, l’atavica pazienza e la dignità della gente di queste parti, contro “la gente nova e i sùbiti guadagni”. L’avidità di pochi, collusi con una certa politica, contro la sopravvivenza di molti.
Questa la sintesi dell’assemblea nel comunicato del 29 agosto del comitato per la Tutela del territorio:
… “Gli argomenti trattati, introdotti da Pino Merisio di SOS Geotermia e da Andrea Borgia (geologo e vulcanologo) sono stati vari: emissioni inquinanti nell’aria e nelle falde acquifere con relativi danni alla riserva idrica e alla salute; la spiegazione delle diverse tecnologie, utilizzate ad oggi dalle compagnie energetiche, per l’estrazione dei fluidi geotermici e conseguente conversione delle risorse termiche ad elettriche. Particolare enfasi è stata data alla bassa efficienza di questi processi, resi possibili economicamente solo grazie agli incentivi governativi, provenienti dai prelievi sulle bollette energetiche ai cittadini. Dagli interventi fatti dai partecipanti, è apparsa evidente una forte preoccupazione e si è espresso l’auspicio di un utilizzo più efficiente di questi incentivi, che dovrebbero essere destinati alla diffusione delle fonti veramente rinnovabili; l’unica svolta possibile dallo sfruttamento delle fonti fossili e, come nel caso della geotermia industriale, da quelle fortemente impattanti per l’ambiente e per l’economia delle aree che le subiscono. Al termine dell’assemblea e conseguente dibattito è stato proiettato il documentario indipendente “Un monte d’acqua” del regista Toni Montagna (2014) … I cittadini riunitisi ieri a Roccalbegna, hanno espresso il desiderio di un futuro diverso per i territori, con un fermo no all’industrializzazione e, dando voce al Comitato, nei giorni scorsi hanno accompagnato questa fermezza con intenti propositivi sul rilancio del territorio stesso, con la ricerca di dialogo con le amministrazioni locali e offrendo cooperazione nei progetti di sviluppo. E’ dispiaciuto quindi che il sindaco di Roccalbegna, Massimo Galli, abbia declinato l’invito a partecipare all’evento. Sarebbe certamente stato un confronto moderato e piacevole, con la stessa atmosfera pacata che ha caratterizzato tutta l’assemblea … !”