di Fabrizio Pinzuti
ABBADIA SAN SALVATORE. La giornata di studio sugli “effetti e rischi dello sfruttamento geotermico, dal sottosuolo all’ambiente, all’uomo”, organizzata sabato 2 dicembre ad Abbadia San Salvatore dalla rete NOGESI e dai comitati e cittadini in difesa dell’Amiata, non è stata solo una riprova e una conferma delle preoccupazioni espresse da alcuni rappresentanti del mondo scientifico e un rinnovato ed accorato appello ad attenersi al principio di precauzione raccomandato anche dall’ONU (una sintesi della rete NOGESI sui vari interventi è già stata pubblicata in questo giornale). Insieme agli aspetti scientifici e tecnologici i vari interventi e la messe dei dati snocciolati hanno fatto emergere, espresse con chiarezza o criptate, anche le implicazioni politiche, le responsabilità e le scelte degli amministratori, sia a livello di governo e parlamento, sia regionali che municipali. La giornata è stata anche l’occasione per un ripensamento di alcune fasi della vicenda geotermia, per superare, con il beneficio della decantazione operata dal tempo e dalla riflessione, la fase della cronaca per arrivare a considerazioni di più ampio respiro. La “partecipazione numerosa e interessata” è risultata peraltro comprensibile in un paese la cui l’attuale amministrazione comunale ha cambiato rotta rispetto a precedenti scelte di chiusura verso l’attività geotermica sancite anche in un atto di Consiglio della precedente amministrazione, espressione della stessa attuale coalizione. La passata amministrazione comunale badenga era stata l’unica a non sottoscrivere il protocollo di intesa sulla geotermia siglato da Enel e Regione Toscana e oggi tanti cittadini vogliono capire il perché del “ribaltone” operato dall’attuale amministrazione, con un sindaco che è passato da esponente di spicco dei comitati a difesa dell’ambiente a posizioni più concilianti verso la cosiddetta “buona geotermia”. Basta la generica affermazione del diritto al cambiamento di idee a giustificare le scelte caldeggiate dal primo cittadino? Cosa ha la geotermia da lui approvata di diverso dalla vecchia geotermia speculativa e inquinante contro la quale si era scagliato qualche anno fa? Non era inoltre il caso, prima di approvare la “zonizzazione” delle aree idonee o meno alla geotermia, di servirsi dello strumento referendario, come previsto nel programma elettorale, senza cercare giustificazioni nelle sottigliezze e nelle cavillosità della formulazione del programma stesso?
Importante la premessa di Pino Merisio, della rete NOGESI, uscito assolto da un processo intentatogli dall’Enel in cui è stata riconosciuta la fondatezza delle sue osservazioni, secondo il quale è a seguito della cosiddetta “liberalizzazione dell’attività geotermica” voluta dai decreti Berlusconi Scajola del 2010 che una parte dell’Italia centrale rischia di diventare un’enorme groviera per effetto dei permessi richiesti a iosa per gli attraenti profitti, indipendentemente dalla quantità e dalla convenienza della produzione di energia, secondo la distorta logica del favore agli amici e ai loro amici o della ricerca del consenso (“Geotermia, assalto alla diligenza con la complicità del postiglione”, titolava un articolo di Antonella Petris del 17 aprile scorso su www.meteoweb.eu a commento di un comunicato della rete NOGESI).
I picchi di maggiore attenzione, accompagnati da cenni eloquenti e manifesti di consenso da parte degli ascoltatori, si sono avuti quando Giuseppe Mastrolorenzo, dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e primo ricercatore dell’Osservatorio Vesuviano, ha sottolineato, sulla base della esperienza sua e dei suoi colleghi nella caldera dei campi Flegrei – con la necessità di una considerazione attenta delle specificità di ogni sito che ha caratteristiche proprie e non può quindi essere accomunato ad altri, aspetto questo toccato anche dal geologo Massimo Bisconti che ha parlato dell’Amiata come “anomalia geo-chimica” – il ruolo dell’amministratore locale, compreso quello di riconoscere il diritto alla paura dei cittadini, che hanno spesso un giustificato timore del controllo degli impianti e dei processi effettuato, o da effettuarsi, da parte dei gestori. L’Italia non ha gli strumenti normativi di altri paesi, come la Svizzera che di fronte all’attività sismica di magnitudo 3° generata da perforazioni effettuate presso San Gallo ha chiesto alle ditte fideiussioni per la refusione di eventuali danni arrecati. In proposito anche l’avvocato Ignazio Porcelloni è intervenuto per sottolineare la necessità della sottoscrizione da parte degli amministratori dell’impegno a rifondere personalmente e in solido eventuali danni prodotti, dipendenti dalle loro scelte. Mastrostefano ha pure ricordato che nel principio di precauzione è insita, ed espressamente prevista, la regola dell’astensione se non si sanno quantificare preventivamente durata e intensità di eventuali fenomeni innescati. Altro passaggio apprezzato del suo intervento è quando ha ricordato che il sindaco non è solo una delle massime autorità sanitarie, ma ha precise responsabilità nel campo della geo-etica, osservazione scaturita non solo sul piano teorico ma anche dalla sua diretta osservazione degli interventi dei primi cittadini durante il recente terremoto dell’isola di Ischia.
Assai critico nei confronti delle varie amministrazioni è stato anche il vulcanologo Andrea Borgia, forte di 22 anni di studio della geotermia in Amiata, che non solo ha aggiunto agli inquinanti “tradizionali”, quali mercurio, arsenico, radon, acido solfidrico, la presenza di uranio accertata da recenti analisi sui capelli di cittadini residenti dalla nascita o da molto tempo in Amiata, accennando anche ai valori anomali rinvenuti nelle urine e nel sangue nello studio “InVetta” dell’Agenzia Regionale di Sanità e soffermandosi sugli effetti della geotermia su sismicità, subsidenza, falde acquifere, salute dell’uomo e di altri organismi, ma ha anche parlato di un tentativo in atto “di avvelenare la popolazione amiatina per sperimentarne la resistenza e della mancanza da parte delle istituzioni della volontà di conoscere e rimediare … Tutti, a cominciare dalla Regione, sono a conoscenza dei dati scientifici e sanitari e cercano giustificazioni. Quando sarete rimandati, ha concluso Borgia rivolgendosi direttamente a politici e amministratori – peraltro assenti, benché invitati – al tribunale dell’AIA per crimini contro l’umanità, avrete anche voi il coraggio di bere la fialetta di arsenico?”. E’ a questo punto che alcune voci, non riconosciute e appena sussurrate, rimbalzate nei commenti del pubblico successivi all’incontro, hanno fatto notare che già nel protocollo di intesa fra Enel e Regione Toscana del 2007 l’Amiata era stata trattata come un agnello sacrificale sull’altare della geotermia, in quanto area marginale e in fase di depauperamento demografico. Si ricorda in proposito che questa era stata l’interpretazione che più di un osservatore aveva dato alla premessa del protocollo in cui si ricordava che “in Toscana sono 16 i Comuni che compongono l’area geotermica (Amiata e Colline Metallifere, ndr), con una popolazione di circa 43.000 persone, che costituiscono l’1,2% della popolazione residente in Toscana”, meno di un quartiere di una grande città.