Il progetto dell'ateneo senese riconosciuto come strategico ed è stato adottato dall'Union for the Mediterranean
SIENA. Nuova vita al progetto Plastic Busters, che si occupa di studiare e sperimentare soluzioni contro la presenza di plastiche e microplastiche nel Mediterraneo: i partner che hanno aderito a livello internazionale, insieme ad istituzioni europee e a soggetti pubblici e privati coinvolti, si riuniranno all’Università di Siena, il 14 e 15 aprile, per consolidare il progetto e passare ad una nuova fase.
Plastic Busters, promosso dall’Ateneo senese e coordinato dalla professoressa Maria Cristina Fossi, ha raccolto grande interesse presso enti di ricerca ed istituzioni europee e si è strutturato in un consorzio internazionale di 15 membri. Il progetto ha inoltre suscitato l’interesse della UfM, Union for the Mediterranean, l’istituzione intergovernativa che raccoglie 43 Paesi per promuovere la cooperazione nella Regione Euro Meditarrenea. La UfM, dopo un attento vaglio ha recentemente conferito il “label”, il riconoscimento che pone Plustic Busters tra i progetti strategici per lo sviluppo dell’area Mediterranea.
In seguito a questo riconoscimento, il meeting che si terrà a porte chiuse presso il Rettorato dell’Università di Siena, promosso nell’ambito del progetto dell’Onu sui temi della sostenibilità SDSN, e con il supporto dell’agenzia tedesca per la cooperazione internazionale GIZ, vuole contribuire a consolidare il progetto, stringere relazioni tra i partner e coordinare le azioni delle istituzioni che partecipano, coinvolgere i possibili finanziatori, portatori di interesse e sponsor, per lanciare una campagna di raccolta fondi e prima possibile dare inizio delle attività sistematiche di ricerca.
Obiettivo di Plastic Busters, da raggiungere in quattro anni di tempo, è quello di campionare la presenza di plastiche e microplastiche in alcune aree più a rischio del Mediterraneo, valutando gli effetti della presenza di rifiuti plastici sulla fauna marina, ma anche sperimentare azioni per prevenire, ridurre e rimuovere l’inquinamento, con progetti pilota che potranno poi essere implementati su larga scala.
I promotori del progetto vogliono coinvolgere trai 50 e i 60 esperti di inquinamento marino in tutti i paesi che si affacciano sul Mediterraneo, fornire alle istituzioni europee una mappatura e un quadro completo della situazione attuale, suggerire una serie di misure concrete e praticabili per contrastare la presenza di rifiuti nel mare, portare avanti campagne informative e di divulgazione rivolte alla popolazione.
Il problema dei rifiuti plastici e delle conseguenze dell’inquinamento da plastica è d’altra parte riconosciuto ormai come prioritario da tutte le istituzioni euro mediterranee , visto che il Mare Nostrum, un bacino chiuso e densamente popolato, è uno dei mari che più al mondo risente della presenza di rifiuti e di scarti inquinanti.